I maccheroni sono nati a Napoli? Ecco la storia di un cibo nato altrove ma legato indissolubilmente alla città partenopea
Tutti pensano che i maccheroni siano nati a Napoli. La storia racconta di altri luoghi, altre origini, eppure è a Napoli che questo cibo conosce la più larga diffusione, intrecciandosi con la storia sociale della città, con il folklore e la tradizione. Una vicenda affascinante e “gustosa” tutta da scoprire.
I maccheroni sono nati a Napoli? Ecco la storia di un cibo nato altrove ma legato indissolubilmente alla città partenopea.
Tutti pensano che i maccheroni siano nati a Napoli. La storia racconta di altri luoghi, altre origini, eppure è a Napoli che questo cibo conosce la più larga diffusione, intrecciandosi con la storia sociale della città, con il folklore e la tradizione. Una vicenda affascinante e “gustosa” tutta da scoprire.
È una credenza molto radicata e diffusa quella che i maccheroni, una pasta di uso comune in tantissime case, siano un alimento nato e inventato a Napoli. La vicenda storica di questo gustoso cibo è un enigma basato su rari e contraddittori indizi. Oggi in Italia si consuma una pasta secca chiamata maccheroni fatta di semola di grano duro e acqua, ma il termine indica due cose diverse: nell’Italia meridionale è sinonimo generico di pasta di vari formati, nel resto della penisola rappresenta una pasta a forma di tubo corto o lungo.
Il termine maccheroni secondo alcuni deriverebbe da “macco”, antico purè di legumi che veniva schiacciato, “ammaccato”, come appunto è ridotto in polvere il frumento per trarne la farina. Questo cibo inalterabile, facilmente trasportabile e pronto all’uso, essendo sufficiente solo un recipiente con acqua bollente per renderlo commestibile, sembra fu introdotto in Italia dai commercianti arabi. Oggi si crede che i maccheroni siano un’invenzione prettamente napoletana, invece si hanno notizie che i primi sbarchi siano avvenuti in Sicilia e successivamente in Liguria. I Genovesi attorno all’anno mille, grazie ai traffici con l’Oriente, detenevano un quasi monopolio nel commercio del grano Mediterraneo. Il primo documento scritto sul quale compare il nome di questo impasto risale al 1279, ed era un inventario di beni appartenenti all’uomo d’arme genovese Ponzio Bastone. Poi la parola maccherone è presente sia fra le leccornie del Boccaccio, usata genericamente per indicare un impasto di qualunque formato, che tra le ricette degli antichi testi di cucina, dimostrando come sin dal Medioevo la pasta fosse in uso nelle tavole dei ricchi. All’inizio del ‘500 fra le classi superiori i maccheroni erano già così diffusi da richiedere l’intervento del legislatore, che per garantire la panificazione vietava di preparare maccheroni e vermicelli in caso di guerra, carestia o cattivo raccolto.
Nel ‘700 a Napoli, grazie alla comparsa di macchine per la fabbricazione su larga scala, i maccheroni divennero alla portata anche del popolo. Agli angoli delle strade trovarono posto le grosse caldaia dei “maccheronari” affiancate dal piatto di terraglia con la piramide bianca di formaggio grattugiato. I maccheroni si affermarono prima come street food e poi come cibo gourmet. Un osservatore francese scriveva “quando un lazzarone ha guadagnato le quattro o cinque monete che gli bastano per comprarsi i maccheroni, non si preoccupa più del domani e smette di lavorare”. C’è anche anche un vero e proprio testimonial d’eccezione che elevò i maccheroni a cibo di corte: il re Ferdinando I di Borbone. Un ospite irlandese della corte borbonica che aveva assistito a un pasto regale, lo descriverà così: “Li afferrava tra le dita, torcendoli e stiracchiandoli, e poi infilandoseli voracemente in bocca, disdegnando con la massima magnanimità l’uso di coltelli, forchette o cucchiai, o qualsiasi altro strumento eccettuati quelli che la natura gli ha gentilmente messo a disposizione”. Il cibo cucinato in strada e mangiato con le mani era poco appetibile per i viaggiatori stranieri, ma era un fatto di folklore: il popolo partenopeo, fino ad allora definito mangiafoglie perché dedito ad un notevole consumo di cavoli e broccoletti, si vide affibbiare un nuovo soprannome, quello di mangiamaccheroni.
Fu poi nell’Ottocento che i maccheroni si colorarono del pomodoro, generando specialità uniche al mondo. Anche se non hanno visto la luce a Napoli, è certamente in questa città che hanno trovato la loro patria di adozione, da qui hanno spiccato il volo dando vita a ricette famose e gustate in ogni angolo del globo.
(Foto Facebook, Wikipedia).
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