Struffoli, roccocò e cassata: i dolci della tradizione e la loro storia
Lo sapevate che il Roccocò risale al Medioevo e che i Susamielli in passato avevano tre varianti e tre costi differenti? Sapete la differenza tra la cassata napoletane e quella siciliana? I dolci della tradizione non sono solo buoni, portano con sé anche una storia interessante. Scopriamone qualche aspetto.
Struffoli, roccocò e cassata: i dolci della tradizione e la loro storia.
Lo sapevate che il Roccocò risale al Medioevo e che i Susamielli in passato avevano tre varianti e tre costi differenti? Sapete la differenza tra la cassata napoletane e quella siciliana? I dolci della tradizione non sono solo buoni, portano con sé anche una storia interessante. Scopriamone qualche aspetto.
I dolci delle feste sono i protagonisti anche delle tavole di fine e inizio anno. Ogni dolce tipico di questi giorni ha una storia interessante. Partiamo dal più famoso, il roccocò. A forma di ciambella, poderoso, il roccocò ha proprio a che fare con la radice in francese rocaille, cioè un elemento di decoro a forma di roccia e/o conchiglia. La sua nascita viene datata intorno al 1320, per merito delle Monache del Real Convento della Maddalena. Il roccocò è molto duro, difficile da mangiare e per questo andrebbe pazientemente imbevuto in un vino liquoroso, così come era abituale fare in passato. Molto diffusa era l’abitudine di intingere i roccocò nel marsala. Ci sono poi gli amatissimi struffoli, che pare abbiano “cugini” abruzzesi, spagnoli e, molto alla lunga, greci, con i loukumades. In comune hanno la presenza di palline, oppure striscioline di impasto, fritte in abbondante olio e poi cosparse di miele, zucchero a velo e zuccherini colorati, che a Napoli chiamano diavulilli. Nell’impasto, spesso viene aggiunto liquore, il fantastico liquore Strega di Benevento. Il nome potrebbe derivare dal greco antico stroggolos, cioè “striscioline”, “attorcigliare”. Altro dolce, altro convento: parliamo dei Susamielli. Stavolta il merito di questo dolce è delle suore clarisse. In origine dovevano essere, con tutta probabilità, i Sesamielli, perché cosparsi di semi di sesamo. Un biscotto dalla triplice identità e dal triplice costo, perlomeno in passato: esistevano susamielli nobili, con glassa di zucchero e buccia d’arancia pestata, i susamielli per zampognari fatti con scarti di cucina e i susamielli del buon cammino, per i pellegrinaggi e per il clero, farciti con marmellata di amarene.
Esiste inoltre una variante dei Susamielli chiamata Sapienze: questo nome sembra derivare dal Convento di Santa Maria della Sapienza. Qui è facile rintracciare un biscotto antecedente, cioè quello dedicata alla dea Demetra nei Misteri Eleusini. Immancabile sulle tavole natalizie di Napoli, la cassata napoletana, che differisce da quella siciliana per alcuni significativi elementi. Le sostanziali differenze tra la cassata siciliana e quella napoletana stanno negli ingredienti: la cassata napoletana è fatta di pan di Spagna, ricotta vaccina (anziché di pecora) arricchita con gocce di cioccolato e facoltativi canditi, copertura con glassa di zucchero (anziché pasta di mandorle). Vi è venuta l’acquolina in bocca? Come darvi torto. Nella cena e pranzo di fine e inizio anno chissà quanti si sono fatti mancare questi dolci golosi e ricchi di storia.
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