Il più bel presepe che raffigura e omaggia Procida.

È imperdibile il bel Presepe allestito all’interno della parrocchia della Santa Maria Assunta in Cielo a Monte di Procida. Un’opera maestosa che ricorda il Presepe napoletano del ‘700. Quest’anno dedicato a Procida, capitale della Cultura 2022, di cui raffigura l’architettura rurale.

Ci è volute un mese di lavoro per il delicato allestimento, ma finalmente è tutto pronto: il grande Presepe della Parrocchia Santa Maria Assunta in Cielo è ora visitabile e quest’anno ha una dedica speciale, quella all’isola di Procida, proclamata dall’ex Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Franceschini, Capitale della Cultura 2022. La chiesa sita a Monte di Procida, è la più antica delle chiese della zona. Le notizie riguardanti le sue origini sono un po’ incerte. La chiesa fu eretta molto probabilmente nel 1644 e dedicata alla Santa Maria Assunta per il quadro della Madonna trovato sulla spiaggetta d’acquamorta, quadro oggi conservato e visitabile nella Sacrestia della Chiesa. Da allora la Maria Assunta fu proclamata protettrice e patrona di Monte di Procida.

Nel 1814 la comunità chiese allo scultore Francesco Verzella di costruire una statua in legno raffigurante la Madonna, statua che è un gioiello d’arte e che sovrasta dall’alto la chiesa e abbraccia l’intero paese.

Ogni anno in questa bella chiesa si dà vita a uno dei presepi più belli dell’intera area flegrea. Un’ opera maestosa ed imponente che rispecchia il ???????? ??????? ??? ‘??? ??????????, dove i pastori rappresentano un intero popolo che si stringe coralmente intorno all’evento della nascita, creando il suggestivo racconto di quella che era la Napoli di un tempo. Questo tipo di Presepe, famoso in tutto il mondo, fu voluto nel 1754 da ????? ?? ??????? e se ne conservano esempi magnifici nelle sale del museo di San Martino.

Il disegno e la struttura di questo Presepe sono completamente realizzati e dipinti a mano attraverso l’intaglio e la lavorazione del polistirene e di anno in anno vengono modificati ed arricchiti. Gli arredi in legno sono pezzi realizzati nei minimi dettagli da appassionati e validi artigiani.

Procida, con la sua particolare architettura ben si presta a essere raffigurata in un Presepe. Si pensi alle caratteristiche cassette dei pescatori e marina, dai colori diversi e tenui, addossate l’una all’altra. Si pensi al borgo marinaro della Corricella, con le semplici abitazioni da cui ci si affaccia per guardare in basso, con le volte delle strutture a vela e a botte, simbolo della ruralità dell’architettura. Ad ospitare il Presepe, facendogli da cornice e integrandolo nella sua architettura é l’altare del ????? ?????, situato in fondo alla navata laterale sinistra. In marmo policromo, realizzato da maestranze napoletane nel 1920, conserva il gruppo statuario de Cuor di Gesù e Santa Margherita.

Lo sapevate? Perché Spaccanapoli si chiama così?

(PRIMA PUNTATA) Spaccanapoli è una delle strade simbolo di Napoli e viene chiamata così perché divide in due la città, quella antica e quella più moderna, tra nord e sud. Andiamo alla scoperta di questo luogo così famoso e caratteristico del capoluogo partenopeo. Un luogo da visitare assolutamente se si fa un viaggio a Napoli, il posto dove si percepiscono gli odori, i sapori e i gusti della napoletanità più vera.

Si tratta dell’antico Decumano Inferiore, un lungo rettilineo del centro storico. Insieme al Decumano Maggiore e al Decumano Superiore, è una delle tre arterie principali dell’originario assetto urbanistico greco.
Quest’arteria ha origini antichissime: è la via più vicino al mare in cui i romani, basandosi sulla costruzione greca, organizzarono la città.

Si tratta di un vero e proprio rettilineo di più di un chilometro, stretto, che divide in due l’enorme agglomerato. È il cuore di questa babele della storia. Qui visse e morì Benedetto Croce. Data l’origine, sarebbe più opportuno parlare di plateia in greco, e non di “decumano”, in latino, denominazione di epoca romana che per convenzione ha sostituito l’originaria. Viene chiamata “Spaccanapoli” in quanto divide nettamente la città, grazie alla sua perfetta linearità.

Lungo il suo percorso, tra motorini e passanti, sorgono numerosi edifici storici, palazzi, chiese, ma anche negozi di artigianato, bar, ristoranti, locali, famiglie che vivono nei bassi, artisti-artigiani e abusivi che vendono di tutto, e botteghe tipiche che contribuiscono a renderla una delle strade più celebri e caratteristiche di Napoli.
Per capire bene visivamente perché la strada viene chiamata così, è possibile ammirare dall’alto il panorama del centro storico, da San Martino al Vomero. Da qui si nota perfettamente come la spaccatura sia netta e molto precisa. Attualmente la strada parte da via Pasquale Scura, sui Quartieri, e si conclude nella parte finale di Forcella.

Si suddivide in tre spezzoni: il primo tratto incominciava da piazza del Gesù Nuovo per proseguire per l’attuale via Benedetto Croce, passando per piazza San Domenico Maggiore, piazzetta Nilo e largo Corpo di Napoli. La parte centrale è via San Biagio dei Librai. Il terzo spezzone comincia da via Giudecca Vecchia e Via Tupputi, una parte di Forcella, superato l’incrocio con via Duomo: il tratto finale del decumano.

La moderna concezione di “Spaccanapoli” invece include anche le espansioni che si sono avute nel corso del XVI secolo che hanno visto portare il tratto iniziale fino ai Quartieri Spagnoli.

Nella prossima puntata andremo a vedere quali sono i principali edifici, le botteghe, i locali e i negozi più famosi di questo luogo così singolare.