La Cagliari che non c’è più: il Municipio di via Roma in costruzione in una foto dei primi del Novecento. Dopo un concorso nazionale la posa della prima pietra avvenne il 14 aprile 1899 alla presenza del re Umberto I
La Cagliari che non c’è più: via San Benedetto, primi anni ’50, il tram supera il carretto colmo di merce trainato dall’asinello e guidato da un ragazzo. Il tram numero 1 (in quel momento in regime di “prova”) sta per
La Cagliari che non c’è più: Pirri, primi anni Sessanta, via Riva Villasanta, pochi palazzi e niente Asse Mediano. Ecco come si presentava Pirri più di cinquant’anni fa: i palazzi più alti sono quelli di via Dei Donoratico. Non c’è
Cambiano i tempi. Poi non diciamo che la città è sempre la stessa. Qualcosa di nuovo in effetti c’è. La Cagliari che non c’è più: il Corso Vittorio Emanuele strapieno di macchine parcheggiate. La libreria Dessì all’angolo di quello che
La Cagliari che non c’è più: anni Sessanta, bambini e ragazzi “portoghesi” appesi sul filobus 5. Chi non l’ha mai fatto? I più grandi non potranno mai dimenticare l’emozione di viaggiare gratis su un filobus cagliaritano. Sino alla fine degli
Una Cagliari in bianco e nero, con le persone che passeggiano per le strade, a piedi in mezzo a via Alghero e Piazza Repubblica in primo piano. Auto praticamente assenti, ma l’assenza di traffico non è l’unico elemento mancante. All’incrocio
La Cagliari che non c’è più. La vecchia fabbrica Ichnusa è stata fondata nel 1912 da Amsicora Capra. La prima fabbrica fu costruita dove oggi si trova la lottizzazione Anfiteatro, tra le vie Marche, Romagna e Bacaredda. Venne demolita
I cagliaritani più “anziani” se lo ricorderanno sicuramente. Il cinema “Due Palme” sorgeva al numero 31 di viale Regina Margherita, proprio accanto alla Manifattura Tabacchi, proprietaria delle mura. Nato nell’immediato dopoguerra come cine-teatro, venne affidato dallo Stato al circolo ricreativo Cral della Manifattura.
Tra via Mandrolisai e via Sarrabus, ai piedi del colle di San Michele, si trovano i ruderi della chiesa di San Giorgio, realizzata presumibilmente attorno alla prima metà del 1600 per volere della famiglia Carroz. Le rovine si trovano in
Ai piedi del colle di Bonaria, proprio lì dove ora c’è l’orrendo ingresso di cemento del cimitero monumentale, sino al 1929 si trovava la chiesa medievale intitolata a San Bardilio. La chiesa era la parrocchiale del quartiere portuale, la vecchia