Toponomastica romana. Perché “via dei Serpenti” si chiama così?

Origine e storia di una via molto amata della Capitale che collega via Cavour con via Nazionale. Nel quartiere “Monti”, zona che comprendeva un tempo tre dei sette colli ossia l'Esquilino, il Viminale e parte del Quirinale, vi è una via molto particolare denominata “via dei Serpenti”
Toponomastica romana. Perché “via dei Serpenti” si chiama così?
Origine e storia di una via molto amata della Capitale che collega via Cavour con via Nazionale.
Nel centro storico di Roma si estende il quartiere noto come “Monti”, un’area che in passato includeva tre dei leggendari sette colli su cui fu fondata la città eterna: l’Esquilino, il Viminale e una parte del Quirinale. Questo affascinante quartiere è rinomato per le sue strade pittoresche e l’atmosfera autentica che si respira tra i suoi vicoli storici. Una via particolarmente distintiva è la “Via dei Serpenti”, celebre per il suo nome singolare e per il fascino che esercita su residenti e visitatori. Nonostante l’Esquilino non faccia più parte dei confini attuali di “Monti”, il quartiere ha conservato il suo nome originale, mantenendo vivo il legame con il suo ricco passato storico e culturale che continua a influenzare l’identità del luogo.
L’origine di “via dei Serpenti” è dibattuta tra diverse ipotesi: una di queste attribuisce la denominazione ad un’antica edicola dedicata alla Madonna che schiacciava un serpente; la seconda si riferisce alla presenza di un disegno su un’insegna di una bottega (forse un’osteria o la sede di un marmista) del “Laocoonte”, personaggio dell’Eneide noto per essere stato stritolato con i figli da dei giganteschi serpenti marini nel momento in cui, diffidente per l’arrivo del celebre cavallo di Troia, spiegò contro esso una lancia. Un’altra teoria, meno accreditata, racconta che nel luogo vi fosse una presenza notevole di serpenti nel periodo in cui vi era soltanto un verde prato.
Alla genesi si chiamava “Corso dei Monti”, solo successivamente l’odonomastica indicò “Strada dei Serpenti”, per poi prendere definitivamente il nome “via” dopo la metà del 1700.

Il civico 2
Al civico 2 vi troviamo una targa commemorativa, un santuario di reliquie ed una cappella dedicata a San Benedetto Giuseppe Labre, che proprio qui morì dopo un malore alla chiesa Santa Maria ai Monti vicina, famoso anche come “vagabondo di Dio” e “Santo dei pidocchi” perché incapace di fare del male a nessuno, anche a questi parassiti che lo devastavano giorno e notte.
Una leggenda particolare legata a questo indirizzo fa riferimento a “Bastiano alli serpenti”, un artista modellatore che nel 1600 avrebbe realizzato un calco alla mano del fantasma della nobile Costanza De Cupis per poi esporlo in una teca della sua bottega. Un giorno un frate vedendo l’opera sentenziò che la mano da cui era stato preso il modello rischiava di essere tagliata per quanto fosse bella. Un fatto che all’aristocratica avrebbe portato sventura: anni dopo la povera Costanza avrebbe perso la mano in seguito ad una setticemia dopo essersi punta mentre ricamava con un ago. La malattia, nonostante l’amputazione, non si arrestò e la donna morì. Si narra che la sua mano appaia nei giorni di luna piena dietro una delle finestre del suo palazzo a piazza Navona.
Attualmente “via dei Serpenti” collega via Cavour con via Nazionale ed un tempo era ricca di negozi di alimentari e artigiani. Ora è molto frequentata dalla movida universitaria e vi troviamo gallerie d’arte, palazzi fastosi ed era abitata da personaggi influenti come l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il grande regista Mario Monicelli.
Un posto meraviglioso che però non è per tutte le tasche, chi aspira a vivere qui scopre presto che il valore delle case di Rione Monti è uno dei più alti di Roma: secondo immobiliare.it il prezzo medio degli appartamenti è di 7284 euro al metro quadro, oscillante tra i 4000 ai 7825 euro.
Credit
1. Google Maps, vista sul colosseo da via dei sepenti verso via annibaldi
2. Wikipedia, Lalupa, via dei Serpenti 3. Immobile di proprietà dell’ospedale di S. Antonio dei Portoghesi

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