Ottobrate Romane, la seconda estate della capitale
Ottobrate Romane, la seconda estate della capitale. Ottobre è da sempre la seconda estate romana, un periodo evocativo che custodisce gelosamente i ricordi delle tradizionali Ottobrate, è tempo di vendemmia, è aria di festa. Chi
Ottobrate Romane, la seconda estate della capitale.
Ottobre è da sempre la seconda estate romana, un periodo evocativo che custodisce gelosamente i ricordi delle tradizionali Ottobrate, è tempo di vendemmia, è aria di festa.
Chi vive a Roma conosce alla perfezione il fascino del mese di ottobre, i suoi colori, le luci morbide e dorate del tramonto e quella temperatura mite che piano piano avanza e prende il posto del torrido caldo estivo. La storia d’amore tra ottobre e i romani è lunga e romantica e porta con sé i tratti dominanti della cultura capitolina fatta di risate e buon vino, di allegria, di famiglie che si riuniscono in feste chiassose e goderecce. Ottobre è da sempre la seconda estate romana, un periodo evocativo che custodisce gelosamente i ricordi delle tradizionali Ottobrate, è tempo di vendemmia, è aria di festa.
Passata l’estate e archiviato settembre Roma iniziava i suoi festeggiamenti, fino agli inizi del Novecento carovane di persone partivano per celebrare la fine della vendemmia. Erano queste le Ottobrate Romane, le famose gite “fori porta”, interi quartieri che il giovedì o alla domenica raggiungevano le campagne e si abbandonavano a momenti di solo divertimento. La festa coinvolgeva tutti, nobili e popolino, nessuno escluso, anzi le Ottobrate erano cosi sentite che i più umili usavano impegnare alcuni averi dai Gobbi (monte dei pegni) ottenendo denari da spendere durante il periodo di festa. Le mete preferite per le gite erano vigneti e campagne e tra le destinazioni più frequentate c’era Monte Testaccio. Lungo le pendici del Monte de’ Cocci erano state ricavate durante il Seicento delle piccole grotte, le celebri Catacombe del vino, che assicuravano una temperatura ideale per la conservazione del vino, protagonista indiscusso delle Ottobrate.
Rioni e quartieri si spopolavano e ci si muoveva abitualmente con delle Carettelle, per chi poteva. Erano delle carrozze a forma di uovo trainate da due cavalli bardati e accessoriati di sonagli e campanacci. Nei carri generalmente salivano sette o nove ragazze vestite di tutto punto e acconciate con fiori e piume. Vicino al carrettiere si sedeva la “Bellona” mentre uomini, parenti e amici facevano da scorta e seguivano la carrozza a piedi. La festa iniziava durante il viaggio, lungo il tragitto si ballava e si intonavano canti popolari, a Roma il divertimento era una cosa seria. Giunti a destinazione partivano le abbuffate: gnocchi, trippa e abbacchio erano i piatti forti, tutto accompagnato da fiumi di vino e tanta allegria. Dopo aver riempito lo stomaco iniziava canti e giochi popolari, ci si divertiva giocando a bocce, a ruzzola o arrampicandosi sull’albero della cuccagna.
Quelle magiche scampagnate romane sono solo un ricordo oggi, Roma è una città diversa, a volte troppo seriosa. I ritmi frenetici del duemila hanno poco a che vedere con la frizzantezza di una volta, la spensieratezza è diventata un lusso per pochi.
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