A chi gioverebbe? Le prostitute a Roma prima della legge Merlin. Storia del piacere a pagamento nella capitale

Con l’avvento della legge voluta dalla senatrice Merlin tutti bordelli, trasformati ora in Hotel, chiusero alla mezzanotte del 20 Settembre 1958. In questo articolo percorreremo brevemente la storia della prostituzione a Roma fino ai giorni nostri.
Fin dai suoi albori, la città eterna è stata centro di commerci, politica e piacere, e la presenza della prostituzione ha segnato profondamente la vita sociale e culturale della Roma antica.
La pratica della prostituzione era vista come una necessità sociale per soddisfare i desideri sessuali dei cittadini romani. Le prostitute, note come “meretrices”, erano presenti in molte strade, taverna e case chiuse sparse per tutta la città. La professione era considerata legale, sebbene fosse malvista dalla morale tradizionale romana.
Le prostitute dell’antica Roma erano prevalentemente donne provenienti da classi sociali basse, schiave o liberate, e spesso si trovavano in una posizione di dipendenza economica. Alcune prostitute riuscivano a raggiungere l’indipendenza finanziaria accumulando ricchezze, ma la maggior parte viveva in condizioni precarie rischiando spesso l’abuso e lo sfruttamento.
I bordelli, noti come “lupanari”, divennero sempre più comuni e accoglievano clienti di ogni classe sociale. Le prostitute venivano spesso tassate dallo Stato ed i ricavi derivanti dalla prostituzione erano una fonte significativa di entrate per il governo romano.
Le prostitute più insolite dell’epoca erano le bustuariae, le quali esercitavano la loro attività con anima dark presso i cimiteri, spesso consumando l’amplesso con i mariti di donne defunte che immaginavano di frequente di fare l’amore per l’ultima volta con la moglie deceduta.
Con l’avvento del cristianesimo e la crescente influenza della Chiesa, la prostituzione a Roma iniziò a essere vista come un peccato ed una pratica immorale: nel Medioevo, la prostituzione fu considerata un crimine e fu pesantemente perseguitata.
Roma in questo periodo era una città influenzata dalla moralità religiosa e da tensioni sociali.
La visione cristiana della sessualità e della purezza considerava la pratica come un’offesa a Dio. Inizialmente, le autorità civili erano più tolleranti e regolavano la prostituzione attraverso leggi e tasse, ma l’influenza sempre crescente della Chiesa portò ad una repressione più severa, con l’adozione di leggi più restrittive e punizioni per le prostitute e i loro clienti. L’influenza della Riforma protestante e dei movimenti di riforma religiosa nel XVI secolo portò a un’ulteriore repressione della prostituzione in tutta l’Europa.
Nel Rinascimento, la prostituzione era una realtà diffusa nella società e la città stessa ospitava una vasta rete di case chiuse, bordelli e prostitute indipendenti che cercavano clienti per le strade, nelle osterie e in altri luoghi pubblici. Molti poeti e artisti dell’epoca, come Pietro Aretino, scelsero come muse delle proprie opere delle prostitute. Nacque “Il dialogo puttanesco” un genere letterario di narrativa erotica.
Nel 1457, papa Callisto III istituì il “Banco del Purgatorio”, un istituto che prelevava tasse dalla prostituzione, ne supervisionava l’operato imponendo la registrazione presso il Banco e a sottostare a regole severe.
La regolamentazione era finalizzata anche a limitare la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili, come la sifilide, molto diffusa all’epoca.
Nel XVII secolo, la prostituzione a Roma era praticata soprattutto presso il quartiere Trastevere e la zona circostante il Colosseo. Nel 1620, papa Paolo V istituì la “Congregazione del Sant’Uffizio”, un organo di controllo ecclesiastico che supervisionava le attività delle prostitute e dei luoghi in cui lavoravano.
Nel corso del XVIII secolo, con l’influenza delle idee illuministe portò a un rinnovato interesse per la moralità e il rispetto dei diritti umani, alcuni intellettuali e riformatori sociali cercarono di abolire la prostituzione.
Nel 1860, l’Amministrazione Comunale di Roma istituì la “Regolamentazione della Prostituzione”, che prevedeva l’obbligo di sottostare a controlli medici regolari, anche perché le condizioni di vita e lavoro delle prostitute nel XIX secolo erano spesso disperate, molte vivevano in condizioni di povertà estrema e in ambienti insalubri, private di diritti legali e caratterizzate da stigmatizzazione sociale.
Dopo il 1870 e l’annessione di Roma al Regno d’Italia, le case di tolleranza più note erano quelle in vicolo del Leonetto e quella in via Capo le Case, quest’ultima detta “Le Tre Venezie”.
Oggi diversi Casini sono state trasformate in alberghi. Per le precedenti che abbiamo menzionato, si tratta de l’hotel Due Torri e l’hotel Pincio.
Anche l’hotel Memphis era un ex casino, stessa cosa l’hotel Condotti.
Queste Case offrivano servizi con costi piuttosto alti, ma ne esistevano numerose più economiche come quelle ad esempio a Borgo Pio, a via dei Cappellari, via del Pellegrino, via dei Coronari, via del Teatro Pace, citando solo in più famosi.
L’ascesa del movimento femminista nel XIX secolo unito all’influenza delle idee illuministe, portò a una maggiore consapevolezza dei diritti delle donne e alla condanna delle ingiustizie e degli abusi I movimenti di riforma sociale cercarono di abolire la prostituzione e offrire alternative alle donne.
La Legge Merlin, promulgata in Italia nel 1958, rappresentò una svolta significativa. Prese il nome dalla senatrice Lina Merlin che chiuse le case di tolleranza in tutto il territorio italiano.
L’obiettivo originario era porre fine all’istituzione della prostituzione stessa, ma la conseguenza fu la dispersione delle prostitute, che si ritrovano ad esercitare la loro professione per strada o in luoghi meno visibili. La legge cercava di colpire il sistema e le reti di sfruttamento, ma spesso le conseguenze furono negative per le donne coinvolte, che persero i diritti e le tutele offerte dalla regolamentazione precedente. La legge non ha posto fine alla tratta degli esseri umani e l’esercizio coatto della prostituzione.
In alcune manifestazioni transfemministe attuali le prostitute che decidono liberamente di praticare l’attività chiedono maggiori tutele allo slogan di “Sex Work is Work”; continua invece la tratta delle donne da parte delle organizzazioni criminali. La notte le strade di Roma si accendono di falò e lucciole. E mentre si aspetta che qualcuno porti avanti i diritti di chi chiede maggiori tutele e lo smantellamento del lenocinio, un grande lavoro viene portato avanti dai Centri di Antiviolenza.
Drammaturghi e artisti continuano a raccontare storie ispirate dalle bocche di rosa: lo fa da diversi anni a Roma Enza Li Gioi con il suo spettacolo teatrale “A chi gioverebbe? Delitto e castigo in una casa di piacere” con la regia di Mariaelena Masetti Zannini. Una storia ambientata nel 1957 a pochi mesi dall’approvazione della legge voluta dalla senatrice Merlin, dove nella ‘maison’ della signora Gemma, una giovane prostituta viene uccisa da un importante uomo politico durante un gioco erotico. In scena a Roma dal 29 al 31 maggio 2023 presso il Teatro Porta Portese.

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