Lo sapevate? Perché si usa l’espressione “la Roma bene”?
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Lo sapevate? Perché si usa l’espressione “la Roma bene”? La “Roma Bene” descrive l’élite sociale della città di Roma, spesso associata alla borghesia industriale, commerciale e culturale della città. Tuttavia è un modo di dire destinato al disuso. Vediamo
Lo sapevate? Perché si usa l’espressione “la Roma bene”?
La “Roma Bene” descrive l’élite sociale della città di Roma, spesso associata alla borghesia industriale, commerciale e culturale della città. Tuttavia è un modo di dire destinato al disuso. Vediamo perché.
La “Roma Bene” descrive l’élite sociale della città di Roma, spesso associata alla borghesia industriale, commerciale e culturale della città.
Questa élite, che ha avuto il suo massimo sviluppo nel periodo compreso tra gli anni ’50 e ’70 del XX secolo, è costituita da famiglie ricche e potenti, che si distinguono per il loro stile di vita elegante e raffinato, ma anche per le loro inclinazioni politiche conservatrici.
Nel corso del XX secolo, ha svolto un ruolo importante nella vita culturale e politica della città, influenzando le scelte dei governi locali e nazionali, ma anche l’immagine che la città stessa proietta all’esterno.
La “Roma bene” ha lasciato un’impronta indelebile sulla città, e viene collocata tradizionalmente tra Roma Nord ed il centro storico, dove si trovano alcuni dei quartieri più eleganti e prestigiosi della capitale.
Carlo Lizzani le dedicò un film nel 1971 intitolandolo proprio “la Roma bene”, con protagonisti Virna Lisi e Nino Manfredi, ambientandolo nei salotti aristocratici tra nobili, clerici e grandi imprenditori. La pellicola, comica e grottesca, ha un finale tragico e dipinge criticando questo spaccato opulento e i suoi limiti.
La capitale d’Italia vive nell’immaginario collettivo una forte contrapposizione tra i quartieri ricchi e i quartieri periferici, spesso caratterizzata da una consistente differenza socio-economica e di rappresentazione politica. Se da una parte le ostentazioni economiche e del proprio status sociale in alcuni casi diventano un vero e proprio stile di vita, come illogica manifestazione di potere, dalla parte opposta (come nel caso dei ragazzi dei centri sociali ad esempio) è fortemente vissuta la necessità di affermare la propria identità radicale.
Tale differenza è spesso motivo di sfottò anche divertenti tra “Roma Nord” (a cui appartengono Parioli, Flaminio, Flemming, Corso Francia e la Cassia) e “Roma Sud” (Tuscolana, Appio, Eur, Garbatella, Ardeatina, Laurentina, Ostiense, Montagnola, San Paolo, Testaccio, Magliana). In realtà questo distinguo è quasi divenuto obsoleto in parte per il processo di gentrificazione di una consistente fetta di Roma Sud accorpata nel semicentro storico (con conseguente lievitazione del costo degli appartamenti) e alcune sezioni sono veri e propri quartieri di lusso (basti pensare all’Eur).
Al primo caso appartengono ad esempio la Garbatella, con i suoi 62 lotti di stile barocchetto romano, nati originariamente come case popolari per la classe operaia. Già alla sua origine prese ispirazione dal modello delle città giardino inglesi, con casette massimo di tre piani.
Marconi e il Rione Ostiense-San Paolo con la presenza della Basilica e l’università Roma Tre è tra le zone più ambite della Capitale, anche per la sua posizione vicina al centro, i collegamenti strategici a stazioni, metro e la massiccia presenza di esercizi commerciali.
Storicamente il riferimento è alle zone Laurentino 38, Corviale e Magliana, ma anche per queste il processo di rinnovamento è costante.
“Parlare di ‘Roma bene’ è un’espressione destinata al disuso. Anche se gli indici più bassi di sviluppo a Roma li presenta Roma Est che ingloba Tiburtino, Prenestino Labicano, Tuscolano, Collatino, Appio Latino e dove si trova ad esempio Tor Bella Monaca, di fatto però in tutti quartieri c’è la presenza di una realtà ricca e variegata, spesso attiva sul territorio con progetti volti alla riqualificazione. Roma Est è una zona multiculturale e cosmopolita, con una grande varietà di comunità che convivono e interagiscono tra di loro. Molti dei residenti della zona sono immigrati provenienti da tutto il mondo, compresi Asia, Africa e America Latina. È sempre qui che troviamo degli snodi cittadini significativi, ricchi di iniziative come il Pigneto e San Lorenzo, dove ancora una volta a essere determinanti sono gli studenti universitari. Gli stessi, tra l’altro, che arrivano anche da altre città per venire a studiare nella Capitale incrementando l’economia degli affitti e il valore dei luoghi vicini ai poli universitari.
Ovviamente esistono i Palazzi del Potere, la Roma sommersa delle grandi decisioni, la Roma elitaria, la Roma segreta del Conclave e delle stanze Vaticane. Esiste la Roma dei grandi eventi con Vip e feste esclusive, interventi estetici, griffe e auto lussuose descritti sommariamente ne “La Grande Bellezza” di Sorrentino, definita “top” dalle bocche dei figli delle famiglie benestanti.
Il termine ‘Roma bene’ è un’espressione però destinata al disuso, perché indirettamente presuppone un’antitesi di una presunta “Roma male”, che nella sua estremizzazione sarebbe quella della periferia più difficile, non facilmente raggiungibile, colpita dalla violenza e dall’emarginazione, la Suburra, quella della ex Banda della Magliana, dei clan di Ostia, della Terra di mezzo, della criminalità organizzata, di chi vive di espedienti illegali. È evidente che i suoi attori costituiscono solo una piccola parte di un mondo multisfaccettato dove i confini non sono più così netti come in un Tao con macchie di colore opposto.
Basti pensare ai casi di cronaca come “Il massacro del Circeo” o il fenomeno della prostituzione minorile d’alto bordo che ha coinvolto rampolli e personaggi della Roma più ricca, ma anche qui è facile cadere nello stereotipo che taccia chi ha accesso a grandi privilegi di nascondere verità abominevoli.
La realtà è quella di una città multiforme, colorata, dove non esiste una distinzione netta tra quartieri, ma tra persone e gruppi sociali che restituiscono l’immagine di un territorio fatto “a chiazze”.
“Roma bene” e “Roma male” spesso si incontrano, prendono accordi, frequentemente coincidono. Una copula che può essere esemplificata con il voto di scambio, dove la politica (corrotta che corrompe) cerca di portare dalla sua parte le persone meno abbienti (e non solo) attraverso la promessa di un posto di lavoro, il miraggio di un possibile salto nella scala sociale.
Salto a cui ambisce chi decide di dedicare la vita allo studio, aspettativa in troppi casi tradita quando poi i laureati si ritrovano a lavorare in alienanti call center, non riescono a trasformare anni di sacrifici in una professione stabile.
Quando l’obiettivo è centrato, invece, chi viene dalle periferie diventa protagonista della narrazione retorica di “quello che ce l’ha fatta”.
In realtà tutto scorre, il Panta rei del Tevere ci trascina verso il mare: da Pasolini che ha cantato l’emarginazione come anche il cinema di Caligari, a Zerocalcare che definisce la sua Rebibbia a metà tra Pescara e San Francisco, fino al sogno del Museo delle Periferie di Giorgio De Finis (dei quali Vistanet ha parlato). Tutto scorre anche da Collina Fleming, il quartiere Coppedè, salta fino a via Del Corso, via Vittorio Emanuele, Torre Argentina, il Pantheon, Piazza Navona per poi arrivare a Trastevere ed anche qui si raccontano storie di attrici, grandi politici, nobili che ostentano un titolo non più valido dall’inizio della Repubblica, ma alcuni, grazie ai loro beni e alle loro diramazioni che si estendono fino alle logge e alle congregazioni, riescono ancora a riscrivere la storia di questo Paese, nel “bene” e nel “male”.
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