Lo sapevate? A Roma c’è una testa di una donna incastrata nelle mura di una torre

Tra i mattoni di Torre Caetani, sull’Isola Tiberina, si nasconde uno strano volto di marmo.
Lo sapevate? A Roma c’è una testa di una donna incastrata nelle mura di una torre.
Tra i mattoni di Torre Caetani, sull’Isola Tiberina, si nasconde uno strano volto di marmo.
L’isola Tiberina è famosa non solo per essere una delle poche isole fluviali in Italia e nel mondo ma è l’isola abitata più piccola del globo. Questa porzione di terraferma immersa nelle acque del Tevere è collegata da Ponte Cestio e Ponte Fabricio, è lunga circa 300 metri e larga 90. L’isola, nota anche come isola degli ammalati per via delle quarantene che ospitava durante le epidemie, accoglie chiese, ospedali, bar e tutta una serie di attività rivolte ai turisti. Le curiosità però non sono finite, l’Isola Tiberina, infatti, in una delle sue torri nasconde un dettaglio che può passare spesso inosservato. Tra le mura di Torre Caetani, o Torre della Pulzella, è incastonata una statua in marmo raffigurante un volto femminile (da qui Torre della Pulzella).
La leggenda vuole che questa testa appartenesse ad una nobildonna del 1350 che dopo aver rifiutato l’uomo che gli era stato proposto in matrimonio venne confinata e chiusa tra le mura della torre. Il motivo dell’opposizione alle nozze era dato dall’amore che la donna aveva riservato per un altro uomo, che però era stato chiamato alle armi durante la guerra e non fece più ritorno a casa. Sempre secondo questa tradizione la donna trascorse tutta la vita guardando il mondo dalla finestra nell’attesa che il suo amato tornasse dalla guerra. Ignara della triste sorte riservata al soldato lei rimase “impietrita” aspettando un ritorno mai avvenuto.
In realtà quella testa nascosta tra le fila di mattoni ordinati di Torre Caetani risale al I secolo d.C., in piena epoca romana. La leggenda, quindi, ci tradisce rispetto alla vera collocazione di quel volto di marmo e poco ci dice sulla sua vera origine.
La torre della Pulzella era di proprietà della famiglia Pierleoni che aveva fatto dell’isola Tiberina un’importante fortificazione. Qui trovarono rifugio anche diversi pontefici, Papa Vittorio III nel 1078 e Papa Urbano II nel 1088. Nel corso degli anni il torrione diede alloggio a numerose casate nobiliari e a metà del XIII secolo venne abbattuta dagli Angioini perché residenza dei Prefetti di Vico.
Fu poi ricostruita dalla famiglia Caetani nel XVI secolo che dovette abbandonarla in seguito alle continue alluvioni del Tevere e nel 1638 il cardinale Francesco Barberini concesse l’utilizzo della torre ai Padri Minori Osservanti, già proprietari dal 1536 della vicina chiesa di San Bartolomeo Solo nel 1876 la torre venne acquistata dal comune e successivamente affidata all’università Israelitica.
La storia ci aiuta poco a stabilire a chi appartenesse quell’affascinante volto con lo sguardo rivolto verso il ponte e il mistero dell’origine di quel marmo sembra destinato a durare nel tempo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA