Bill Viola “Icon of Light”: Roma abbagliata dalle “Icone di luce” del videoartista di fama mondiale
Uno dei massimi maestri della videoarte è in esposizione a Roma fino al 26 giugno presso il meraviglioso Palazzo Bonaparte a Piazza Venezia.
Bill Viola “Icon of Light”: Roma abbagliata dalle “Icone di luce” del videoartista di fama mondiale.
Articolo di Rita Chessa.
Uno dei massimi maestri della videoarte è in esposizione a Roma fino al 26 giugno presso il meraviglioso Palazzo Bonaparte a Piazza Venezia. Nato a New York nel 1951, si afferma nel settore dopo la laurea in Visual e Performing Arts e le collaborazioni con Bruce Nauman e Nam June Paik.
Viola è in grado come pochi di indagare in modo la contrapposizione tra vita e morte ed ha il merito di aver restituito movimento alla rappresentazione iconografica, attraverso immagini in loop tra tableaux vivants immersi nella furia degli elementi ripresi in “slow-motion”. L’acqua è allegoria del liquido amniotico mentre tecnologia e spiritualità si fondono nella sua produzione che va dagli anni Settanta ad oggi.
La mostra è a cura della moglie Kira Perov, direttrice esecutiva della Bill Viola Studio, che ha da sempre seguito il marito con attenzione nel suo percorso artistico, a riprova dell’importanza della complicità nei sodalizi artistici. Il connubio Viola-Perov conferma la portata preziosa del sostegno tra vita pubblica e privata: del resto, per poter affrontare argomenti assoluti che sfiorano corde emotive tanto profonde, fondamentale è lavorare in un ambiente protetto, dove si possa sentirsi al sicuro per poter esporre le proprie fragilità senza timore.
Parliamo di un artista che ha incorporato la sua famiglia nella sua opera: indimenticabile la sua “Nantes Triptych” del 1992, purtroppo non presente in esposizione, ma fondamentale per conoscere la sua intima ricerca con immagini di sua madre alla fine della vita, una donna che partorisce e un uomo sott’acqua, in un trittico esistenziale di forza struggente, quasi violenta per quanto devastante.
“Observance”(2002) è tra i video più coinvolgenti della mostra: uomini e donne osservano lo spettatore con espressioni di pietà e dolore e sembra di essere al centro di una camera ardente o in un’altra dimensione che impedisce di comunicare.
Uomo e Natura sono in dialogo, i movimenti rallentati di martiri, santi, persone comuni ci costringono ad una riflessione sul tempo. Viola li associa ai quattro elementi, filma quadri viventi in movimento, rallenta azioni ed espressioni nel tentativo di assumere un controllo divino sull’ineluttabilità.
La sua prospettiva visionaria, la collaborazione con la Sony che gli ha messo a disposizione le più avanzate tecnologie del tempo, l’ha consacrato negli anni ’80 con dapprima una mostra al MOMA di New York e successivamente alla Biennale di Venezia nel 1995. Ora Viola è tornato a Roma dopo una delle sue mostre più complete avvenuta proprio nella Capitale nel palazzo delle Esposizioni. E lo fa da principe, con quindici lavori di anime che si gettano negli abissi, nel tempo sospeso della bellezza.
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