Lo sapevate? Perché il simbolo del quartiere Testaccio è un’anfora?
Testaccio è uno dei cuori pulsanti di Roma. Si tratta di un famoso quartiere alla moda della Capitale, laboratorio di sviluppo urbano, all’avanguardia nella produzione culturale di Roma e centro della movida. Nei vari simboli del rione, delle squadre di calcio e calcio a cinque, nei monumenti e in numerose targhe, è presente come simbolo un'anfora. Sapete perché?
Lo sapevate? Perché il simbolo del quartiere Testaccio è un’anfora?
Testaccio è uno dei cuori pulsanti di Roma. Si tratta di un famoso quartiere alla moda della Capitale, laboratorio di sviluppo urbano, all’avanguardia nella produzione culturale di Roma e centro della movida. Nei vari simboli del rione, delle squadre di calcio e calcio a cinque, nei monumenti e in numerose targhe, è presente come simbolo un’anfora. Sapete perché?
Il quartiere si sviluppa intorno al Monte dei Cocci, una collina nata dall’accumulo di anfore romane scartate.
Il Monte Testaccio (Mons Testaceus, in latino) è quindi una collina artificiale formata dai cocci (testae, in latino) e detriti vari, accumulatisi nei secoli come residuo dei trasporti che facevano capo al vicino porto di Ripa grande (Emporium).
La collina sui cui si adagia il quartiere è formata dai frammenti delle anfore scartate dal vicino porto che si trovava sul fiume Tevere, in età imperiale. Il Monte Testaccio ha un perimetro di 700 metri circa, un’altezza massima di 45 metri ed una superficie di circa 22.000 metri quadrati, con circa 25 milioni di cocci di anfore accatastati.
La zona veniva quindi utilizzata come una vera e propria discarica per lo smaltimento delle anfore.
Il porto dell’Emporio funzionava fin dall’epoca romana, ed era il punto d’approdo delle merci e delle materie prime (marmi, grano, vino) che, arrivate via mare dal porto di Ostia, risalivano il Tevere su chiatte rimorchiate dai bufali che nel 1842 vennero sostituiti con rimorchi a vapore.
Nei secoli i cocci delle anfore, che servivano a contenere grano e alimenti liquidi durante il trasporto, si accumularono a montagnola: da qui il nome – antico – di monte Testaccio o Monte dei cocci, e la scelta – moderna – dell’anfora come simbolo del rione. Il numero delle anfore accatastate si stima attorno ai 25 milioni. Le anfore vuote che avevano contenuto soprattutto olio venivano rotte in cocci poi disposti ordinatamente per dare stabilità in piramide a gradoni e cosparsi di calce per evitare gli odori dovuti alla decomposizione dei residui organici.
Adesso Testaccio è un quartiere verace, dall’anima popolare e conosciuto come il quartiere operaio della capitale.
Ultimamente è stato riscoperto anche per l’archeologia industriale ed è il quartiere che rappresenta al meglio l’unione tra le antiche tradizioni romane e le nuove tendenze.
Nonostante la continua evoluzione, infatti il Testaccio è riuscito sempre a mantenere inalterato il suo spirito genuino, semplice e familiare, simbolo di cultura e romanità per eccellenza.
Ultimamente viene scelto per importanti set cinematografici ed è diventato laboratorio di sviluppo urbano, all’avanguardia nella produzione culturale di Roma.
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