Lo sapevate? In via Rasella sono ancora presenti i segni dei colpi dell’attentato del 1944 contro i nazisti

In via via Rasella a Roma la memoria dell'attacco partigiano ai nazisti è ancora visibile negli squarci sui muri delle case. Che cosa accadde quel giorno a Roma?
Lo sapevate? In via Rasella sono ancora presenti i segni dei colpi dell’attentato del 1944 contro i nazisti.

(Foto Ansa).
In via via Rasella a Roma la memoria dell’attacco partigiano ai nazisti è ancora visibile negli squarci sui muri delle case. Che cosa accadde quel giorno a Roma?
Colpi di mitra, violenti e indelebili. Siamo all’angolo con via del Boccaccio. Qui il 23 marzo 1944 un l’undicesima compagnia del III battaglione del “Bozen”, la polizia d’ordinanza nazista, fu attaccata da un un gruppo di partigiani: 33 i tedeschi morti.
Fu il più sanguinoso e clamoroso attentato urbano antitedesco in tutta l’Europa occidentale.
L’attentato di via Rasella fu un’azione della Resistenza romana condotta il 23 marzo 1944 dai Gruppi di Azione Patriottica (GAP), unità partigiane del Partito Comunista Italiano, contro un reparto delle forze d’occupazione tedesche, l’11ª Compagnia del III Battaglione del Polizeiregiment “Bozen”, appartenente alla Ordnungspolizei (polizia d’ordine) e composto da reclute altoatesine. L’azione, del cui ordine dopo la guerra si assunse la responsabilità Giorgio Amendola, fu compiuta da una dozzina di gappisti (tra cui Carlo Salinari, Franco Calamandrei, Rosario Bentivegna e Carla Capponi) e consistette nella detonazione di un ordigno esplosivo improvvisato al passaggio di una colonna di soldati in marcia e nel successivo lancio di quattro bombe a mano artigianali sui superstiti. Causò la morte di trentatré soldati tedeschi. Il 24 marzo, senza nessun preavviso, seguì la rappresaglia tedesca consumata con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi 335 prigionieri estranei all’azione gappista, tra cui dieci civili rastrellati nelle vicinanze di via Rasella immediatamente dopo i fatti.
Le motivazioni dell’attentato, spiegarono i protagonisti, furono diverse: secondo un’intervista resa nel 1946 dal gappista Rosario Bentivegna, «scuotere la popolazione, eccitarla in modo che si sollevasse contro i tedeschi».
Il compito di far brillare l’esplosivo fu affidato a Bentivegna “Paolo”, il quale il 23 marzo travestito da spazzino partì dal rifugio gappista verso via Rasella, con il carretto contenente l’ordigno.
Salinari in seguito testimoniò che i partigiani erano così disposti: Bentivegna accanto al carretto, Carla Capponi (che aveva un impermeabile nascosto, da mettere addosso a Bentivegna per coprirne la divisa da spazzino, e una pistola sotto i vestiti), in cima alla via; Fernando Vitagliano, Francesco Curreli, Raoul Falcioni e Guglielmo Blasi, sulle scalette di fronte all’incrocio con via del Boccaccio, pronti a lanciare le bombe a mano e poi scappare verso via dei Giardini; nei pressi Silvio Serra; all’angolo di via del Boccaccio si trovava Franco Calamandrei. Alcuni altri gappisti erano sistemati per coprirne la fuga.
In totale, prepararono o parteciparono all’azione diciassette partigiani; oltre ai nove citati.

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