Lo sapevate? Il Conte di Cagliostro prima di morire fu imprigionato a Castel Sant’Angelo in una cella “di lusso” tutta sua.
Castel Sant’Angelo è stato mausoleo, castello, sede e rifugio dei Papi ma soprattutto è stato un carcere. All’interno era stata ricavata una cella di lusso per i personaggi di rango: la Cagliostra, chiamata così grazie al suo prigioniero per eccellenza, Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro, avventuriero, esoterista e alchimista italiano, imprigionato in queste stanze nel 1789, per circa un anno. Scopriamo chi era questo personaggio così particolare.
Castel Sant’Angelo (detto anche Mausoleo di Adriano), è un monumento di Roma, situato sulla sponda destra del Tevere, a poca distanza dal Vaticano, tra il rione di Borgo e quello di Prati; è collegato allo Stato del Vaticano attraverso il corridoio fortificato del “passetto”. Il castello è stato radicalmente modificato più volte in epoca medievale e rinascimentale. Il monumento è arrivato a noi attraverso tantissime trasformazioni e vicissitudini: fu infatti anche rifugio e sede dei papi, sede del tesoro, tribunale e prigione, caserma e poi museo e soprattutto resistette al Sacco di Roma dei Lanzichenecchi. Al suo interno la struttura, quando fu trasformata in carcere, aveva una stanza per ospiti di riguardo, chiamata la Cagliostra.
Cagliostro rimase nella cella di lusso a Castel Sant’Angelo in attesa di giudizio nel processo per eresia e per la sua iscrizione alla loggia massonica. Fu, poi, condannato all’ergastolo e rinchiuso nella Fortezza di San Leo, dove morì nel 1795.
Edificio avvolto in un’aurea di mistero fatta di intrighi e complotti, nata con l’età dei papi e giunta sino a noi, la Cagliostra si trova all’estremità nord dell’appartamento papale, all’interno del Castello, e comprende un corridoio, una sala centrale e due camere laterali, dette rispettivamente Della Cicogna e Del Delfino. Le pareti sono adornate di affreschi di Luzio Luzi, tipicamente rinascimentali, con motivi grotteschi e greco-romani.
Una prigione di lusso, che la Chiesa riservava a detenuti di riguardo del clero e della nobiltà, di cui era parte il conte Cagliostro.
Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro, nato a Palermo, allevato in convento fu medico, erbalista, mago implicato in vari affari fraudolenti. In prigione morì nel 1795, nelle Marche. Passò gli anni del processo a Castel Sant’Angelo. Monumento carico di duemila anni di storia, oggi museo tutto da visitare fra i sotterranei con la tomba dell’imperatore Adriano, le terrazze e le piazze d’armi, luogo immaginario del dramma di Tosca e Cavaradossi nell’opera di Puccini. Per lunghi secoli, fu prigione, residenza e roccaforte dei Papi, data la vicinanza a San Pietro; qui si rifugiò Clemente VII per sfuggire ai lanzichenecchi del sacco di Roma nel 1527.
Gli affreschi della Cagliostra sono nello stile grottesco tipico del Rinascimento: scene greco romane, scene mitologiche, putti e divinità, a simboleggiare la rinascita dell’arte dopo il decadimento medievale.
Per Castel Sant’Angelo tutto ha inizio nel 135 d.C. quando l’imperatore Adriano chiede all’architetto Demetriano di costruire un mausoleo funebre per sé e i suoi familiari, ispirandosi al modello del mausoleo di Augusto, ma con dimensioni gigantesche. I lavori durarono diversi anni e furono ultimati da Antonino Pio nel 139.
Il Mausoleo ospitò i resti dell’imperatore Adriano e di sua moglie Vibia Sabina, dell’imperatore Antonino Pio, di sua moglie Faustina maggiore e di tre dei loro figli, di Lucio Elio Cesare, di Commodo, dell’imperatore Marco Aurelio e di altri tre dei suoi figli, dell’imperatore Settimio Severo, di sua moglie Giulia Domna e dei loro figli e imperatori Geta e Caracalla.
Il mausoleo perse in parte la sua funzione quando fu collegato alle Mura Aureliane, diventando parte del sistema difensivo cittadino.
Siamo nel 403 d.C., quando l’imperatore occidentale Onorio decide d’includerlo nelle mura aureliane. La storia di Castel Sant’Angelo assume qui una piega decisiva: la struttura viene infatti adibita a baluardo difensivo, si prende tale decisione a seguito delle numerose incursioni nella città di barbari e saccheggiatori.
Castel Sant’Angelo diventa una roccaforte e sono in parecchi a volersela contendere.
Tra questi Papa Orsini, alla fine del 1200 il proprietario dell’epoca di Castel Sant’Angelo che decide di trasferirvi una parte della sede apostolica. Il Passetto di Castel Sant’Angelo viene costruito per collegare il Castello alla Basilica di San Pietro garantendo così al Papa maggior sicurezza. Non solo, Papa Orsini fa anche costruire una cappella dedicata a San Michele in cima all’edificio, dalla cui statua deriva il nome del castello.
Papa Urbano V s’insedierà ufficialmente a Castel Sant’Angelo nel 1367 legandolo da questo momento in poi indissolubilmente al papato che troverà sempre rifugio in questa roccaforte.
Dopo l’occupazione francese sarà papa Bonifacio IX, nel 1395, a riprendere possesso della roccaforte ed ad affidare all’architetto Niccolò Lamberti la ristrutturazione dell’edificio danneggiato.
Questi lavori di consolidamento della struttura giungeranno al termine con il pontificato di Alessandro VI quando con l’architetto Antonio da Sangallo il Vecchio la struttura assume proprio le sembianze di roccaforte militare.
Ogni papa farà apportare diverse modifiche alla struttura.
Dopo il 1527 un gran numero di popolani e papa Clemente VII vi troveranno rifugio salvandosi da saccheggi e dalla peste.
Saranno papa Paolo III e papa Paolo IV ad apportare le modifiche che restituiranno dignità e bellezza a quest’edificio che verrà poi gradualmente abbandonato, non più sede papale verrà adibito a carcere fino al 1870.
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