Lo sapevate? In una chiesa di Napoli c’è una tela semovente che nasconde un grande affresco antico
Napoli non finisce mai di stupire. In città, nella chiesa di San Giorgio Maggiore sulla centrale via Duomo all’angolo di Piazza Crocelle ai Mannesi all’inizio di Forcella, è custodita una tela semovente che nasconde un antico affresco rimasto nascosto per quasi tre secoli. Andiamo a scoprire insieme questa meraviglia.
Lo sapevate? In una chiesa di Napoli c’è una tela semovente che nasconde un grande affresco antico.
Napoli non finisce mai di stupire. In città, nella chiesa di San Giorgio Maggiore sulla centrale via Duomo all’angolo di Piazza Crocelle ai Mannesi all’inizio di Forcella, è custodita una tela semovente che nasconde un antico affresco rimasto nascosto per quasi tre secoli. Andiamo a scoprire insieme questa meraviglia.
L’affresco raffigurante San Giorgio che uccide il drago fu dipinto da Aniello Falcone. La particolarità di questa opera d’arte sta nel fatto che la scena in cui il santo cavaliere sconfigge il mostro, salvando così la terrorizzata principessa che fugge urlante alle sue spalle, non è immediatamente visibile a chi entra in questa chiesa.
Nel coro, nell’ambiente alle spalle dell’altare maggiore, il visitatore noterà infatti due enormi tele di Alessio D’Elia, pittore di scuola solimeniana, raffiguranti, a destra, San Severo e, a sinistra, San Giorgio. Proprio quest’ultimo dipinto (la cui superficie è di quasi 40 metri quadri) può essere spostato grazie ad un meccanismo di leve incernierate che consente di svelare al di sotto della tela il bellissimo affresco di identiche dimensioni e soggetto. L’affresco di Aniello Falcone fu scoperto (e quindi preservato grazie a questo meccanismo) solo nel 1993 in occasione del restauro delle tele settecentesche. L’affresco è invece del Seicento e rimase nascosto per quasi tre secoli.
La Chiesa di San Giorgio ai Mannesi, in passato chiamata anche “La Saveriana” (dal nome del vescovo che la fece edificare), è una chiesa fu costruita tra la fine del IV secolo e gli inizi del V secolo come chiesa paleocristiana ed in origine era il secondo tempio costruito in città dopo quello eretto dall’imperatore Costantino intitolato poi a Santa Restituta, ed oggi cappella del Duomo.
Per tutto il Medioevo San Giorgio fu una delle quattro parrocchie di Napoli, insieme a quella dei Santi Apostoli, di San Giovanni Maggiore e Santa Maria Maggiore. Nel 1640 un incendio distrusse buona parte della chiesa, che venne ristrutturata da Cosimo Fanzago.
L tela di San Giorgio nasconde un grande affresco di Aniello Falcone, anche lui raffigurante San Giorgio, che in groppa ad un bianco cavallo impennato e con una lancia nella mano, affronta e uccide il drago liberando una donna. L’opera, grazie a questo stratagemma, a differenza di altri affreschi dell’artista, ha mantenuto splendidamente conservati i suoi colori.
La sovrastante opera del D’Elia è stata sistemata su un telaio incernierato che è spostabile con una lunga corda al fine di rendere visibile anche il sottostante affresco del Falcone.
L’altare maggiore della chiesa è di impianto rettangolare e presenta un fascio di colonne bianche disposte a semicerchio; le due opere di Alessio D’Elia, pittore come detto legato alla grande scuola di Francesco Solimena, si fronteggiano in un’armonico sguardo, quella a lato destro raffigura la maestosità del ciclo di battaglia di «San Giorgio e il Drago» e quella a lato sinistro ha come soggetto la vita di San Severo, il santo fondatore.
Sotto una delle tele, che si apre come un libro, l’affresco appare ancora integro e dai colori brillanti. Si tratta di un’opera carica di forza emotiva e di impatto suggestivo. Il drago è ritratto come una bestia di pura fantasia che lotta contro il guerriero. Davanti ai suoi piedi vengono consumati i suoi pasti: giovani innocenti dati in pasto al mostro. Alle spalle una donna fugge.
La storia si riferisce alla leggenda popolare di cui ha origine il mito, cui il condottiero San Giorgio arriva nella città di Selem (Libia) inviato da Dio, pronto a liberare la popolazione dal Drago.
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