Ecco Palazzo Marigliano: l’eleganza di una dimora regale, il fascino di una storia avvincente
A via san Biagio dei Librai, tra le vie più ricche di storia della città, sorge il bellissimo Palazzo Marigliano. Fu dimora di Costanza d’Altavilla, dapprima moglie del re Ladislao di Durazzo e poi del principe Andrea De Capua. Due epigrafi raccontano una avvincente storia, vediamo quale
Via San Biagio dei Librai, cuore e anima del centro antico di Napoli. E’ qui che sorge uno dei palazzi certamente più belli e rinomati della città: Palazzo Marigliano. Dietro uno dei portoni più belli della strada, si rivela allo sguardo un ampio ed elegante cortile con sullo sfondo una doppia rampa di scale di raffinata eleganza. Palazzo Marigliano fu costruito nel 1513 per volere di Bartolomeo di Capua e fu commissionato all’architetto Giovanni Donadio detto il Mormando.
La facciata presenta tre piani e cinque finestre; l’intera struttura nei secoli ha subito diverse modifiche che però non hanno alterato l’originaria armonia d’insieme. Curiosando nel lungo cortile, non possiamo fare a meno di notare le due lapidi murate poste ai lati, che ci raccontano, come una voce fuori campo, l’affascinante storia di questo nobile palazzo.
Una recita così: “QUESTO PALAZZO NEL SECOLO XV APPARTENNE AI DE CAPUA E VI VISSE COSTANZA DI CHIAROMONTE, REGINA DI NAPOLI MOGLIE DI ANDREA DE CAPUA GRAN CONTE DI ALTAVILLA GRAN PROTONOTARIO DEL REGNO. ULTIMO DI SUA STIRPE IL PRINCIPE BARTOLOMEO SALVO’ RE CARLO III ALLA BATTAGLIA DI VELLETRI, LO STORICO EDIFICIO CON AFFRESCHI DEL DE MURA EBBE NUOVO SPLENDORE DI VITA ED ATTRAVERSO LE RUINE DELLA GUERRA, I MARIGLIANO DEL MONTE NE CUSTODISCONO IL GELOSO RETAGGIO“.
Nell’epigrafe si ricorda Costanza Di Chiaromonte che sposò a Gaeta Ladislao di Durazzo, incoronato re nella stessa cerimonia nuziale. La sorte della regina fu triste, il re decise infatti di ripudiarla dopo poco meno di due anni dal matrimonio e rimandarla dalla madre in Sicilia. Costanza non perse tempo e nel 1396 si risposò con Andrea de Capua. Ai de Capua, anche conosciuti come principi della Riccia appartenne lo storico palazzo Marigliano in cui vi abitarono fino all’estinzione della loro casata.
La seconda epigrafe ricorda invece: “QUI, NEL 1701, CONGIURARONO, PER RISCATTARE LA PATRIA, DA SECOLARE TIRANNIA CHE ADUGGIAVA L’INTERA PENISOLA TIBERIO CARAFA, GAETANO GAMBACORTA, I DE SANGRO, I CAPECE E LA CONGIURA DETTA DI MACCHIA FU SOFFOCATA NEL SANGUE. DALL’ALBA DELL’IDEA ITALIANA FURONO NOBILI SPIRITI DI IMMUTABILE FEDE FINO A PIO MARIGLIANO DEL MONTE, EDUCATO FRA QUESTE MURA, DI LORO SEME GERMINANDO STIRPI DI EROI PRONTI AD IMMOLARSI”.
La seconda epigrafe nell’atrio di palazzo Marigliano racconta del complotto politico, la congiura di Macchia, il cui scopo era quello di rovesciare il potere spagnolo che ai tempi amministrava il Regno. Il maggior animatore era il principe della Riccia, che nella sua dimora riuniva tutti i congiurati.
Questi raggiungevano il palazzo segretamente, tramite un cunicolo sotterraneo che attraversava il giardino. Seppur segreta la congiura fu sventata e il nobile napoletano pagò, con l’esilio e la confisca di tutti i suoi beni, la ribellione. Dopo l’estinzione della casata dei di Capua, l’edificio passò ai Marigliano del Monte, e visse alla fine del’800 un nuovo periodo di splendore e magnificenza. il palazzo oggi conserva il suo fascino antico e aggirarsi nel suo cortile vuol dire respirare l’aria di una Napoli che non esiste più.
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