Chi era il “Re Lazzarone” e perché era chiamato così? Ferdinando I di Borbone e alcune storie curiose

Napoli ha una storia lunga di re e regine. Molti si sono distinti per opere importanti e ingegnose, molti altri per fatti curiosi e molto particolari. Tra tutti spicca Ferdinando I di Borbone, un sovrano molto vicino al popolo, un re “lazzarone”. Vediamo perché era chiamato così.
Chi era il “Re Lazzarone” e perché era chiamato così? Ferdinando I di Borbone e alcune storie curiose.
Napoli ha una storia lunga di re e regine. Molti si sono distinti per opere importanti e ingegnose, molti altri per fatti curiosi e molto particolari. Tra tutti spicca Ferdinando I di Borbone, un sovrano molto vicino al popolo, un re “lazzarone”. Vediamo perché era chiamato così.
Napoli ha una storia lunga di regnanti, una storia fitta di vicende e accadimenti, gloriosi, drammatici ma anche divertenti e curiosi. Una storia curiosa è di certo quella che riguarda Ferdinando I di Borbone, il cui regno dura 65 anni ed è uno dei più lunghi della storia dell’Italia preunitaria. Ferdinando era nato a Napoli il 12 gennaio del 1751; era il terzogenito del grande Carlo di Borbone, re di Napoli e di Sicilia, e di Maria Amalia di Sassonia.
Nell’ottobre del 1759, ancora un bambino, a soli otto anni, Ferdinando era diventato re ereditando dal padre il trono napoletano. Questo sovrano viene ricordato da tutti con il curioso appellativo di “Re Lazzarone”. Perché gli venne attribuito questo appellativo? Soprattutto per la natura bizzarra del suo carattere, che acquisì, con il passare degli anni, tratti sempre più rustici e plebei. Pare, infatti, che il monarca si divertisse molto ad avventurarsi nei quartieri popolari di Napoli travestito da straccione per non farsi riconoscere dai suoi sudditi. Durante queste sue incursioni notturne in città era solito prendere in giro le persone che incontrava rivolgendo loro, il più delle volte, sonore e provocatorie pernacchie. Si racconta che una notte il re cominciò a sfottere un soldato di guardia; la sentinella, fortemente risentita, gli puntò contro il fucile. Un nobile che accompagnava Ferdinando avvertì allora la guardia di abbassare subito l’arma poiché colui che gli stava di fronte era il suo sovrano. La risposta del soldato a quel punto fu schietta e lapidaria: “I re non fanno simili porcherie!”.
In un altro episodio tramandato dai contemporanei del sovrano si narra che durante una battuta di caccia nella Tenuta del Cappellaro, Ferdinando I di Borbone giunse per caso vicino ad un ovile, nel momento esatto in cui tre pastori stavano facendo la ricotta dal latte ricavato con le pecore. Assai provato e affamato per gli sforzi della caccia mattutina, il re prese una pagnotta offerta dai tre uomini, la tagliò, tolse la mollica e, con la crosta restante, ricavò una specie di scodella all’interno della quale versò la ricotta ancora calda. Rifiutò subito le posate porte dai suoi inservienti e costrinse cavalieri e nobili del suo seguito a mangiare con le mani. Durante questo pasto frugale Ferdinando decise improvvisamente di dimostrare la sua riconoscenza verso i pastori affermando: “Cu’ non mangia ccu so’ cucchiaru, lassa tuttu ‘o zammataru”, il che tradotto in italiano vuol dire: “Chi non mangia con il suo cucchiaio -con le posate- deve lasciare tutto al pastore”. Alla fine dello spuntino, infatti, tutte le posate che non erano state utilizzate da nessuno vennero regalate ai tre pastori. Queste e altre vicende particolari hanno accompagnato il lungo regno del Re lazzarone, uno dei sovrani certamente più vicini al popolo e a al suo spirito.
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