Reale osservatorio astronomico: a guardar le stelle immersi nel cuore verde di Napoli

L’Osservatorio astronomico di Napoli, uno dei luoghi più affascinanti della città, sorge nella zona più verde del capoluogo partenopeo. Un’area che sembra sospesa nel tempo, a cavallo tra la città coi suoi palazzi e la natura rigogliosa che ha sempre caratterizzato questa parte di territorio, il Moiariello, di antica vocazione contadina.
Reale osservatorio astronomico: a guardar le stelle immersi nel cuore verde di Napoli.
L’Osservatorio astronomico di Napoli, uno dei luoghi più affascinanti della città, sorge nella zona più verde del capoluogo partenopeo. Un’area che sembra sospesa nel tempo, a cavallo tra la città coi suoi palazzi e la natura rigogliosa che ha sempre caratterizzato questa parte di territorio, il Moiariello, di antica vocazione contadina.
Il Real Osservatorio astronomico di Napoli sorge in una delle aree più verdi e particolari della città: il Moiariello. Si tratta di una delle passeggiate più suggestive e panoramiche di Napoli, una zona che si sviluppa e si snoda attraverso l’omonima salita che collega via Foria a Capodimonte, partendo dalla Veterinaria, alle spalle dell’Orto Botanico. Pur essendo situata in una delle zone più popolose della città, questa scalinata è lontana dai rumori urbani e dallo smog e per questo conserva ancora il fascino di una Napoli bucolica e silenziosa. Il nome Moiariello deriva probabilmente da “moggio”, che significa “un terzo di ettaro”, ed è un termine tecnico legato alle attività agrarie che in passato venivano svolte lungo questa salita.
Il percorso, che si sviluppa attraverso scale, terrazze e gradinate, culmina a Capodimonte, da dove è possibile ammirare uno dei panorami più suggestivi di Napoli. La passeggiata del Moiariello parte dal Museo Archeologico Nazionale, dal quale si raggiunge facilmente la via Foria superando Piazza Cavour. All’altezza della caserma Garibaldi – edificio storico della città che sorge all’angolo tra via Foria e via Cesare Rosaroll – inizia via Giuseppe Piazzi con i gradini che portano prima a Via Montagnola e poi a Salita Moiariello. Proprio i Gradini Giuseppe Piazzi sono famosi per essere stati location del famoso film di Vittorio De Sica del 1963 “Ieri, oggi, domani”.
Ricordate la scenografica scalinata sulla quale le venditrici di sigarette di contrabbando si passano la voce che Sophia Loren è incinta? Rispetto alla scala del film, in più c’è il corrimano al centro ma i panni stesi ad altezza pedone, le ringhiere dei “bassi” e il Vico Miracoli che taglia la scalinata sono rimasti gli stessi. Poco dopo ricomincia la scalinata che si conclude solo all’altezza della targa in marmo che recita “Salita Moiariello”. L’atmosfera è cambiata: dai primi gradini in poi si apre una via secondaria, pedonale, ampia, che ricorda, con la sua luce, le antiche strade di campagna. Sopra i muri, infatti, si intravedono piante, fiori, giardini, alberi di agrumi, pini e palme a tenere viva la memoria dei vecchi casali che fino agli anni Cinquanta del Novecento dominavano la zona. La salita alterna gradini a pavimento liscio e asfalto, prima allargandosi e poi restringendosi, ma offrendo sempre una vista diversa della città, un panorama al quale né i turisti né gli stessi napoletani sono troppo abituati, dato che ad oggi questa area resta ancora poco conosciuta. Ma ecco l’ingresso del Real Osservatorio Astronomico di Capodimonte, istituito da Giuseppe Bonaparte nel 1807 e trasferito da Gioacchino Murat nel 1812 sulla collina di Miradois che prende il nome dalla villa cinquecentesca del marchese di Miradois, reggente della Gran Corte della Vicaria. Il progetto fu affidato all’architetto Stefano Gasse che realizzò un grandioso e monumentale edificio in stile neoclassico: i lavori terminarono nel 1819, quando sul trono era ritornato Ferdinando I di Borbone, sotto la supervisione dell’astronomo Giuseppe Piazzi e dell’architetto Pietro Bianchi. Da qui si osserva una Napoli diversa, una zona di villeggiatura silenziosa, fatta di luce, giardini, aranci, scorgendo solo in lontananza i palazzi, le cupole e le gru del porto. Alla fine della strada, sul muro di un palazzo, c’è ancora una tabella di marmo con una scritta: “Confine della gabella del vino della città di Napoli”. Da qui in poi non si pagavano più tasse. Altri pochi metri su via Sant’Antonio a Capodimonte e si arriva alla Porta Grande del Bosco e del Museo e al suo meraviglioso Belvedere. E si apre un altro capitolo.

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