Lo sapevate? Anche a Napoli esiste il vecchio quartiere ebraico
(PRIMA PUNTATA) La storia ebraica di Napoli è antichissima. La città non ebbe mai un ghetto, (invenzione del Papa del 1555, quando qui gli ebrei in città non c’erano già più) ma durante il Medioevo sono attestate tre giudecche che di fatto fecero sì che le famiglie ebree non abbandonassero mai del tutto la città. Scopriamo insieme la storia ebraica della città partenopea.
Lo sapevate? Anche a Napoli esiste il vecchio quartiere ebraico.
(PRIMA PUNTATA) La storia ebraica di Napoli è antichissima. La città non ebbe mai un ghetto, (invenzione del Papa del 1555, quando qui gli ebrei in città non c’erano già più) ma durante il Medioevo sono attestate tre giudecche che di fatto fecero sì che le famiglie ebree non abbandonassero mai del tutto la città. Scopriamo insieme la storia ebraica della città partenopea.
A Napoli c’erano tre giudecche. Una era tra Forcella e Tribunali dove c’è via Giudecca Vecchia. Un’altra era vicino al Museo Archeologico in quello che un tempo era Vicus Iudeorum, oggi vico Limoncelli. La terza era a ridosso dell’odierna sede centrale dell’Università e degli Archivi di Stato. Non ve ne è più traccia perché la zona fu demolita durante le bonifiche a fine Ottocento. Nel tessuto urbano si notano strade e toponimi che rimandano all’epoca della presenza ebraica in città; furono diversi i luoghi adibiti a giudecca nei secoli e sono rintracciabili con l’aiuto delle carte topografiche e di antichi documenti. Quale sia stata la prima giudecca a Napoli non è certo, molti studiosi l’hanno identificata nella zona di San Marcellino e Monterone, poiché gli ebrei, durante la guerra contro i Bizantini, difesero proprio il tratto di mura meridionale a ridosso di questa altura.
Le prime tracce di presenza di ebrei a Napoli e nei suoi dintorni risalgono addirittura al I secolo d.C.: una presenza ebraica è documentata da graffiti e iscrizioni murali a Pompei, a Bacoli, a Marano di Napoli, mentre una discreta comunità è attestata in quest’epoca a Capua, a Nuceria Alfaterna, nella stessa a Napoli e a Salerno.
Nel V secolo a Napoli esisteva una comunità ebraica di una certa entità, così come, anche se le fonti scarseggiano, durante l’Alto Medioevo. Nei secoli a seguire Federico II di Svevia si dimostrò filosemita, e molte famiglie ebree erano sotto la sua diretta protezione.
Un vicus Iudeorum è attestato più a nord del quartiere Pendino, all’attuale vico Limoncello; è possibile che questo fosse l’insediamento più antico, poi dopo la caduta della città in mano ai Bizantini, gli ebrei furono costretti a spostarsi più ai margini, quindi a San Marcellino.
La Giudecca di San Marcellino occupava pochi spazi, tra l’attuale via dei Tintori, dove gli ebrei stessi erano soliti lavorare i tessuti, e la rampa di San Marcellino, proprio su quelle scalinate che oggi portano a Corso Umberto, via della moderna città, e che esistevano già nello stesso luogo all’epoca, identiche, solo un po’ più strette, di cui restano chiare tracce nel sottosuolo. In questa zona le cronache cinquecentesche attestano la presenza di una sinagoga.
Al periodo Svevo potrebbe appartenere la giudecca dell’attuale zona di Forcella, di nuovo ai margini della città, dove ancorai persiste il toponimo di via Giudecca Vecchia. Qui nonostante ampliamenti e risanamenti i vicoli più interni sono rimasti inalterati.
Tra vico della Pace e Forcella si trovava quindi la giudecca vecchia, così nominata nel momento in cui si dovette distinguerla dalla nuova, ritornata ad essere più a sud nuovamente a San Marcellino, dove in periodo angioino è attestata la giudecca nuova.
Dopo l’epoca di Federico II il clima iniziò a cambiare. Dal 1288 si abbatté sugli ebrei una vera e propria «tempesta», frutto dall’abile predicazione anti-ebraica dei predicatori domenicani. Nel 1288 il regno di Napoli decretò l’espulsione per gli ebrei e nel 1293 gli ebrei erano incentivati a convertirsi in cambio dell’esenzione ad vitam dal pagamento delle tasse.
Nel 1492 molti ebrei che erano stati espulsi dalla Spagna si rifugiarono a Napoli, trovando protezione presso il re Ferdinando I; tuttavia alla conquista del regno da parte della Francia nel 1495 gli ebrei furono nuovamente oppressi. Quando Napoli fu presa dagli spagnoli nel 1535 molti ebrei furono costretti ad andarsene: entro il 1541 tutti gli ebrei che vivevano a Napoli erano stati cacciati.
Ma nel regno di Napoli non infatti presente l’Inquisizione spagnola e molte famiglie ebree, anche se convertite, riuscirono a rimanere. Molti ebrei cacciati da Napoli si stanziarono nella zona meno popolata dei Campi Flegrei, all’estremità del golfo di Pozzuoli. Quando successivamente furono forzati ad abbracciare il cristianesimo, scelsero fra i santi quello meno cristiano di tutti, Sant’Anna, la madre di Maria Vergine.
Con l’aumento della popolazione ebraica, la nuova giudecca si ampliò verso il mare e sorse una nuova sinagoga: forse l’attuale chiesa di Santa Caterina Sapinacorona, lo si deduce dall’impianto a pianta quadrata piuttosto singolare per una chiesa, e dalla presenza di una fontana con acqua corrente, un’acqua viva che si ricicla, elemento di vitale importanza per l’insediarsi di una sinagoga con accanto un bagno rituale, mikvé.
Della Giudecca Nuova non resta più traccia se non nella cartografia.
Con editto del 13 febbraio 1740, agli ebrei fu permesso il ritorno a Napoli su invito del Re di Napoli Carlo di Borbone, ma di nuovo espulsi nel 1746. (CONTINUA)
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