Una storia cominciata non bene quella della vita di Gegè che, anni e anni fa aveva un padrone con cui viveva in un camper. Un padrone che lo amava come dovrebbe essere sempre: ma sfortuna volle che un giorno lui morì e il cane si ritrovasse solo. Come spesso accade, nessuno si prese cura di lui e finì tra le grinfie di chi tentò di ucciderlo sparandogli direttamente sul muso rendendolo completamente menomato del naso e di parte della bocca e palato.

Fu così che le volontarie del rifugio di Olbia I Fratelli Minori lo trovarono: deturpato nel fisico e nel morale, in fin di vita. Ci si rese conto di quel che gli era successo solo dopo accurate visite mediche: il suo muso e cranio erano pieni di pallini di fucile. Venne operato e nel corso dei mesi la sua vita iniziò a cambiare. Gegè, durante le cure e la degenza non perse mai la gioia di vivere: un cane con un carattere forte e dolcissimo, desideroso di avere e dare amore.

Durante il suo percorso di rinascita la sua storia venne seguita da tantissime persone: tra loro Simone e Reinhard che da Berlino, si sono innamorati di lui fin dalla prima immagine online. La coppia, dopo essersi recata varie volte al rifugio di Olbia per conoscerlo, ha deciso di adottarlo. Caso voglia che anche loro possiedano un camper: Gegè, neanche a dirlo, si è subito sentito a casa. E ora è felice, amato come non mai, curato e rispettato come ogni cane merita. Nonostante il suo aspetto non “perfetto” e le sue problematiche di salute Gegè, Simone e Reinhard ci insegnano che in un caso come questo l’amore vince ogni cosa.

Con i suoi padroni

“Oggi sappiamo che è stata la migliore decisione della nostra vita. Mai prima un cane ci ha dato tanto amore e causato grandi emozioni. Gegè è unico e lo sarà per sempre. Ci siamo adeguati al suo ritmo ed attraverso lui abbiamo conosciuto altri valori, siamo cresciuti attraverso lui e con lui. Siamo consapevoli della sua costituzione fragile per cui lo sosteniamo, lo proteggiamo e teniamo lontano da lui cosa gli potrebbe fare male”, non è una bellissima dedica d’amore?

L’incuria, l’indifferenza, l’ignoranza: brutali come la violenza, dolorose come una malattia. Nei suoi confronti anni e anni di tutto ciò: semiparalizzata, malata di leishmaniosi, piagata, zampe e unghie che raccontano di immobilità totale. E un biglietto, annesso alla busta dentro cui l’hanno abbandonata, piena di pietre per tenerla ferma: “Abbiate cura di lei”.

La storia di Pietrina, vecchia e in condizioni disperate, arrivata ieri alla Clinica Veterinaria Duemari di Oristano. Pietrina l’hanno chiamata le dottoresse che ora stanno cercando di riportarla in vita tentando di darle quelle cure e quell’amore che in vita sua la cagnetta non ha mai ricevuto. Pietrina per i sassi che c’erano dentro alla busta di plastica dentro cui è stata buttata come un rifiuto ma anche simbolicamente per far si che rappresenti una piccola pietra che pesa come un macigno sulla coscienza di tutti.

Nonostante ciò la dottoressa Monica Pais, proprietaria della clinica scrive: “Vi preghiamo di una cosa. Nessuna rabbia ha senso e produce alcunché. Non sappiamo (ma possiamo solo immaginarcelo) in quale degrado umano possa essersi realizzata questa vicenda. Potrebbe essere che anche i suoi ex umani non se la passino meglio”. Una riflessione profonda che di certo non giustifica il dolore cui la creatura è stata sottoposta ma porta a meditare su come, spesso, anche in circostanze simili, si possa essere superficiali.