La bambola Aurora: il progetto di una mamma in favore dei bambini con la sindrome di Rett
Aurora è una bambina di 11 anni affetta da sindrome di Rett, una patologia che la rende totalmente dipendente dagli altri, non parla e solo da poco riesce a camminare, ma nonostante questo ama stare in compagnia. Sua mamma Alessandra ha creato la bambola Aurora, la bambola fatta di strofinacci. Un progetto che porta nelle scuole per raccogliere fondi e sensibilizzare le persone su questa malattia
La Sindrome di Rett è una patologia rara, estremamente complessa, degenerativa, che compromette la capacità di camminare, di parlare e presenta spesso problemi di diagnosi precoce. È una malattia poco conosciuta anche tra la gente, benché sia stata diagnosticata la prima volta più di 30 anni fa. I problemi legati alla gestione della quotidianità sono tantissimi e spesso il fatto che le persone non sappiano di cosa si tratti complica ulteriormente il già difficile compito delle famiglie. Proprio per questo Alessandra Piroddi, la mamma di Aurora ha ideato il progetto la bambola Aurora: «10 anni fa, proprio a Natale, avevo preso strofinacci e presine da regalare- racconta Alessandra- mentre cercavo un modo carino per confezionarle ho finito per realizzare una bambolina. Aurora, mia figlia era accanto a me, ma stava inerte, distesa senza la capacita di reggersi un po’ come la bambola di strofinacci».
Aurora aveva solo un anno, e non parlava, e il suo sguardo era perso, era come se non guardasse da nessuna parte, così Alessandra ha pensato che quella bambola di stoffa, senza occhi, senza bocca rappresentasse perfettamente sua figlia: «Aurora con le terapie, con la ricerca, avrebbe imparato piano piano a parlare e a guardare – spiega la mamma di Aurora- allora ho pensato che avrei potuto vendere quelle bambole, così con il ricavato si sarebbe potuta sostenere la ricerca e chi le avesse acquistate avrebbe applicato o ricamato gli occhi e la bocca alla bambola». I problemi legati alla sindrome di Rett non sono solo quelli legati alla ricerca, ma anche quelli che più in generale colpiscono un po’ tutte le disabilità, che sono quelli dell’inclusione e della socializzazione.
«Quando mia figlia era piccola quasi nessuno la invitava alle feste di compleanno- prosegue Alessandra- pensavano che tanto non avrebbe capito, o peggio che avrebbe creato problemi, così mi sono detta che attraverso la bambola avrei potuto spiegare ai bambini cos’è la sindrome di Rett, sensibilizzare le persone e spingerle ad essere più accoglienti verso chi ha la malattia». Da allora Alessandra gira per le scuole con questo progetto, nei limiti del tempo e delle risorse di cui può disporre, perché Aurora la impegna moltissimo. «In una settimana realizzo coi bambini delle scuole, le bambole- afferma Alessandra- e intanto che lavoriamo spiego loro in cosa consiste la malattia, come comportarsi coi bambini affetti da sindrome di Rett visto che spesso sono anche autistici e quindi approcciarsi a loro richiede molte cautele». Le bambole si realizzano con estrema facilità perché non hanno cuciture, per questo il progetto si può presentare anche nelle scuole dell’infanzia.
Il progetto si svolge nell’arco di una settimana e l’ultimo giorno gli studenti conoscono Aurora, quella vera, che raggiunge gli altri bambini insieme al papà, Enrico Deplano, il referente per la Sardegna dell’associazione Airett. «Dopo la settimana trascorsa insieme, i bambini sanno cosa aspettarsi – conclude Alessandra- e riservano ad Aurora una bellissima accoglienza, perché sanno che se anche apparentemente lei non sembra capire cosa le capita intorno, sente tutto l’amore e l’affetto che la circonda. Naturalmente questo vale per tutti bambini disabili, una volta che i bambini “normodotati” vengono sensibilizzati diventano accoglienti con qualsiasi bambino disabile». Alessandra organizza progetti in tutte le scuole di Cagliari e hinterland, per contattarla basta andare sulla sua pagina Alessandra Piroddi
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