Portogalo. È nato ieri in un ospedale di Oporto e pesa quasi quattro chili il primo bambino venuto alla luce in Portogallo grazie alla fecondazione post mortem. Ha il primo nome del padre, Hugo, e il secondo, Guilherme, scelto per lui sempre dal padre. Il genitore era morto di cancro nel 2019, a 29 anni, non senza però aver prima lasciato il suo seme crioconservato e un’autorizzazione scritta a procedere alla fecondazione assistita.

Come riporta Il Messaggero, il resto della battaglia legale ha dovuto combatterlo la vedova Ângela Ferreira, ora madre del piccolo Hugo Guilherme. La legge portoghese sulla procreazione assistita risaliva al 2006 e proibiva la fecondazione con materiale genetico di un donatore defunto. Il paradosso però era che il divieto si potesse applicare solo ai donatori di famiglia e non agli anonimi, che in quanto tali potrebbero essere già deceduti.

È stato l’impegno di Ângela, protagonista da allora di documentari e servizi giornalistici, a portare prima a una raccolta di firme e poi a un dibattito non solo parlamentare ma anche sociale, in cui il Partito socialista, i comunisti e il Blocco di sinistra hanno deciso insieme di modificare la legge, inserendo il Portogallo tra i non molti paesi che permettono questa pratica dopo la morte di uno dei coniugi.

La storia dei tre marinai dispersi sull’atollo di Pikelot, nel mezzo del Pacifico, per una intera settimana sembra uscita da un romanzo. Sono stati trovati grazie alla loro abilità nel tracciare la parola “Help” sulla spiaggia con delle foglie di palma.

I tre pescatori sono rimasti bloccati su un isolotto per oltre una settimana, vivendo di noci di cocco e acqua di un pozzo. I loro familiari hanno lanciato l’allarme quando non sono tornati da Pikelot, e l’intervento tempestivo delle autorità di Guam e delle forze militari statunitensi ha giocato un ruolo fondamentale nel ritrovamento e nel salvataggio dei marinai dispersi.

Prima del loro recupero sono stati lanciati diversi pacchi di sopravvivenza e una radio per stabilire un contatto con i naufraghi per assicurarsi che fossero in buone condizioni di salute e per fornire loro ulteriori supporti durante l’attesa del salvataggio.