Cinque curiosità su Su Nuraxi di Barumini, area archeologica ricca di storia
Scopriamo insieme cinque curiosità su questo straordinario sito un tempo florido e nevralgico, che ora attira migliaia di visitatori ogni anno.
Nel cuore della Sardegna si trova un luogo che, celebre per essere stato in epoche molto lontane un florido centro, sede del potere e della comunicazione, trasuda antichità e meraviglia da tutti i pori: l’area archeologia di Su Nuraxi – a Barumini – è considerata il simbolo per eccellenza della civiltà nuragica.
Scopriamo insieme cinque curiosità su questo straordinario sito un tempo florido e nevralgico, che ora attira migliaia di visitatori ogni anno.
1. Portato alla luce negli anni Cinquanta, Su Nuraxi è Patrimonio Mondiale dell’Umanità
Erano gli anni Cinquanta quando un archeologo di grande fama, Giovanni Lilliu, condusse proprio a Barumini degli scavi. Tra il 1950 e il 1957, Lilliu scoprì quindi l’area, costituita da un nuraghe complesso – ossia costituito da più di una torre – costruito a partire dal 1500 a.C. (e fino al VII secolo d.C.) e da un grande numero di capanne che trovarono vita nei tempi successivi: Su Nuraxi e il villaggio che lo circonda videro quindi la luce.
Con gli scavi dell’archeologo fu possibile ripercorrere tutte le fasi di costruzione del complesso archeologico fino al suo completo abbandono. Vennero portati alla luce anche vasellame, utensili, armi e oggetti ornamentali.
Nel 1997 l’UNESCO, per via delle sue caratteristiche importantissime, lo riconobbe Patrimonio Mondiale dell’Umanità: un traguardo, questo, che denota l’enorme importanza di quello che in epoca nuragica – e non solo – era un centro strategico e di grande vitalità.
2. Su Nuraxi è il più rappresentativo tra i nuraghi complessi di tutta l’Isola
Sono 7000 circa i nuraghi censiti in tutta la Sardegna, nel territorio di Barumini ce ne sono una trentina: ciononostante, Su Nuraxi viene considerato il più rappresentativo tra quelli complessi.
Simile ai castelli medievali e con funzione di difesa, Su Nuraxi (costruito con il basalto proveniente dall’altopiano della Giara) serviva come “vedetta” per sorvegliare campi e mandrie di animali. Venne poi usato anche dalle popolazioni successive alla nuragica con altre funzioni.
La sua costruzione – con ampliamento e rinnovamento – attraversa vari periodi.
Nel Bronzo Medio (1500-1300 a.C.) venne edificato il nuraghe semplice a tholos chiamato anche “il mastio” – ossia la torre maggiore. In origine alto più di 18 metri, era costituito quindi da una torre centrale a tre camere sovrapposte e venne realizzato con pietre grandi disposte a secco in cerchi concentrici sovrapposti, che si stringono verso la sommità.
Nel Bronzo Recente (1300-1100 a.C.) al mastio vennero aggiunte quattro torri – che si suppone raggiungessero i 14 metri circa – unite da un muro in pietra e con il cortile coperto da un tetto. Tutte le torri erano composte da due camere sovrapposte, non comunicanti fra loro. Sempre nel Bronzo Recente inizia a prendere forma il villaggio (sebbene ci siano ad oggi poche tracce di questo primissimo insediamento) e vennero costruite altre tre torri dell’antemurale, in modo da difendere le quattro torri.
Nel Bronzo Finale (1100-IX secolo a.C.) l’antemurale venne reso più forte, ampliato e rinnovato, mentre il quadrilobo venne rinforzato in modo pesante. L’ingresso, dapprima a terra, divenne sopraelevato. Sempre in questo periodo il villaggio crebbe: le abitazioni avevano forma circolare e copertura di forma conica di legno e frasche.
3. Nel villaggio c’era la “capanna delle assemblee o delle riunioni”
Tra le capanne più significative del Bronzo Finale, c’è quella che, chiamata anche “capanna 80”, era presumibilmente la capanna delle assemblee, sala di riunioni o curia”. Era un vasto edificio di forma circolare con, nel perimetro interno, un sedile anulare e cinque nicchie. Gli elementi trovati nelle nicchie fanno pensare a qualcosa di sacro o rituale, per questo si pensa che avessero luogo le assemblee.
Altre capanne importanti erano quelle dell’incontro con il capo – grande e articolata a livello strutturale – e quelle che vengono considerate come officine, cucine e centri di lavorazione agricola.
4. Su Nuraxi andò quasi interamente distrutto e sulle sue rovine venne costruito un nuovo agglomerato
Su Nuraxi, durante la Prima Età del Ferro, andò quasi interamente distrutto, sulle sue rovine venne poi costruito un nuovo agglomerato rinnovato in base all’epoca, ai contatti esterni e al progredire della società. Le abitazioni cambiarono tipologia: erano circolari ma avevano più vani. In questo periodo vennero costruite fognature e sistema viario.
5. L’avvento di Punici e Romani ne segnò la decadenza
Quando avvenne l’occupazione punica – si parla del V secolo a.C. –, gli abitanti conobbero una nuova cultura. Tutto cambiò: molti materiali venivano importati dalle città puniche, le tradizioni e il modo di vivere cambiò. Persino il villaggio in quello che era il suo aspetto mutò. Ma iniziò anche la decadenza: il calo demografico divenne significativo e aumentò nel corso del tempo. Tra il II e il I secolo a.C., il sito venne riutilizzato, riadattato ovviamente, dai romani. È stata comprovata l’abitazione del luogo fino al III secolo d.C.
Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio
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