Roma segreta: Galleria Sciarra, trionfo Liberty

Andiamo alla scoperta della Roma nascosta proponendo questo bell'articolo di Roma Capitale. In un angolo del rione Trevi, sfiorato dai percorsi turistici, c’è un piccolo gioiello Liberty tanto appartato quanto prezioso. È la Galleria Sciarra, passaggio pedonale tra i palazzi realizzato a fine ‘800 che trasferisce a Roma - da poco capitale del Regno - gli echi delle moderne architetture nordiche.
Roma segreta: Galleria Sciarra, trionfo Liberty.
Andiamo alla scoperta della Roma nascosta proponendo questo bell’articolo di Roma Capitale. In un angolo del rione Trevi, sfiorato dai percorsi turistici, c’è un piccolo gioiello Liberty tanto appartato quanto prezioso. È la Galleria Sciarra, passaggio pedonale tra i palazzi realizzato a fine ‘800 che trasferisce a Roma – da poco capitale del Regno – gli echi delle moderne architetture nordiche.
La Galleria Sciarra collega via Minghetti con piazza dell’Oratorio. Il passaggio è aperto in orario d’ufficio.

Galleria Sciarra
Le gallerie pedonali, accoglienti passaggi al riparo dalle intemperie, sono diffuse a Londra e a Parigi già dalla metà del secolo. Il principe mecenate Maffeo II Colonna di Sciarra, erede di una delle più antiche famiglie aristocratiche della capitale, imprenditore e politico, ce ne lascia in eredità una che sorprende e meraviglia.
Ogni centimetro della Galleria è decorato con motivi ispirati alle antiche civiltà e ad animali fantastici.
La ricchezza delle decorazioni, le tonalità ocra e rosso scuro rese morbide e vellutate da un’antica tecnica pittorica su muro avvolgono il visitatore in un’atmosfera fiabesca trasportandolo in un mondo ideale. A questo altrove appartiene l’idealizzazione della donna raffigurata nelle scene pittoriche come angelo della vita domestica.

Galleria Sciarra
Il secondo piano regolatore (1883). Presentato dagli uffici tecnici del comune, conferma un’idea di sviluppo moderno della città degno di una capitale europea, con musei, università, edifici pubblici, ampi viali (Immagine Archivio Storico Capitolino).
Divenuta capitale, Roma si trasforma in un grande cantiere. La città si appresta ad accogliere le strutture amministrative del Regno e i funzionari sabaudi con le loro famiglie.
Il Principe Maffeo che eredita un vasto complesso di palazzi e costruzioni nell’antico rione Trevi è un fautore della modernizzazione della città.
“Nel quartiere c’è già un teatro, una birreria, un caffè, ci sarà un albergo, un salone per concerti e novanta negozi splendidi nei quali si troverà tutta l’umanità” si legge in un articolo del 1883, apparso sulla rivista Cronaca Bizantina, in cui si parla del principe Maffeo che ne diverrà editore.
Tra i vari interventi che ridisegnano la città, con il primo Piano Regolatore di Roma Capitale dello Stato Italiano (1873) si ipotizza anche il prolungamento di via Nazionale.
La strada sarebbe arrivata fino a Fontana di Trevi da piazza della Pilotta, interessando i possedimenti Sciarra e proseguendo verso il Corso. La proposta non fu accolta e la via assunse il tracciato attuale terminando a piazza Venezia.
Maffeo non rinunciò all’idea di portare a Trevi l’aria di modernità che stava investendo la capitale e con il successivo piano regolatore del 1883 il Principe Sciarra si impegnò a cedere alcune proprietà per consentire l’ampliamento di via delle Muratte e la realizzazione di una via che avrebbe tagliato in due il suo isolato giungendo fino al Pantheon.
Una facciata interna mostra i primi due livelli, al primo piano le scene di vita borghese, al secondo le virtù ritratte in forma di donna.
Ma torniamo alla Galleria. L’inaugurazione si svolse nel 1886, Maffeo Sciarra ne affidò la realizzazione a due dei più noti artisti del periodo umbertino: l’architetto Giulio De Angelis che progettò la struttura ed il pittore Gabriele Cellini che ideò i cicli pittorici e le decorazioni che occupano ogni centimetro dello spazio.
Le strutture in ghisa, la copertura in vetro e metallo, il ferro battuto, l’alternarsi di spazi pieni e vuoti, i finestroni lunghi e le vetrate del pian terreno animano lo spazio esiguo del passaggio trasformandolo in uno scrigno prezioso.
La serie pittorica raffigura 12 scene di vita domestica di cui è protagonista la donna: nume tutelare della famiglia. In veste di figlia accanto ad un padre canuto, nel momento della cura del giardino o della vestizione per il matrimonio. Al secondo livello i ritratti raffigurano le virtù attribuite a una donna dell’alta borghesia. Tra queste: pudicizia, misericordia, sobrietà e umiltà.
Nelle scene anche personaggi reali, amici del pittore. Il giovane uomo della scena “Conversazione galante” viene identificato con Gabriele D’Annunzio. Il poeta – teorico dell’estetismo e del decadentismo italiano – era allora direttore della rivista Critica Bizantina acquistata dal Principe Maffeo dopo il fallimento del precedente editore Sommaruga.
A questa si erano unite anche altre testate giornalistiche come La Tribuna e il passaggio serviva a collegare il palazzo Sciarra con le redazioni e le tipografie dove venivano realizzate le pubblicazioni. Riviste su cui avevano scritto letterate come Matilde Serao e la femminista Olga Ossani che su quelle pagine pubblicavano i propri articoli accanto a quelli di Verga, Capuana e Carducci.

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