Lo sapevate? I serpenti venivano venerati nei templi dell’antica Roma

Il simbolo del serpente, prima dell’avvento delle religioni monoteiste, aveva un’accezione positiva. Questi animali, considerati importanti nel processo di guarigione dalle malattie, era venerati dapprima dai Greci e poi dai Romani.
Lo sapevate? I serpenti venivano venerati nei templi dell’antica Roma.
Il simbolo del serpente, prima dell’avvento delle religioni monoteiste, aveva un’accezione positiva. Questi animali, considerati importanti nel processo di guarigione dalle malattie, era venerati dapprima dai Greci e poi dai Romani.
La tradizione del serpente sacro era diffusa nella cultura romana, al punto che venivano custoditi serpi vive nei templi, in quanto metafora potente del ciclo di morte e rinascita, legato al mito di Esculapio.
Il culto di Esculapio si fondava sulla convinzione che il dio, tramite l’intervento del serpente, potesse proteggere i malati e promuoverne la guarigione. Questo perché questo rettile è una figura di pericolo e morte, ma anche di rigenerazione e continuità, visto il suo comportamento misterioso e la muta che caratterizza il suo ciclo biologico. Del resto la parola greca “pharmakon” ha il doppio significato di “veleno” e “cura”.

L’isola Tiberina
Il mito narra che Esculapio divenne tanto abile con le arti mediche, al punto da riuscire a far resuscitare i morti e per questo venne colpito da un fulmine da Zeus, per non aver rispettato la legge divina, per poi collocarlo in cielo nella costellazione dell’Ofiuco (o Serpentario). Il famoso “bastone di Esculapio” (o Asclepio) è quindi divenuto il simbolo della medicina ed è rappresentato con un serpente attorcigliato ad una verga. Lo ritroviamo anche nel logo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e in quello dell’Associazione Medica Americana.

Il simbolo del serpente
A Roma il mito del serpente associato alla guarigione lo ritroviamo nella storia dell’Isola Tiberina, quando, nel III secolo a.C., era diffusa una grave epidemia di peste. Secondo la leggenda, il popolo romano, disperato, consultò l’oracolo di Delfi, che indicò una soluzione divina: invocare il dio della medicina, Esculapio. Un’ambasciata romana si recò allora a Epidauro, in Grecia, il santuario più famoso dedicato al dio. Quando la nave salpò dal porto, portando con sé la statua del dio, accadde qualcosa di straordinario: a bordo apparve un serpente, che, secondo la tradizione, era la manifestazione del dio stesso. Una volta giunto ad Ostia, il serpente si diresse verso l’isola Tiberina, dove fu costruito un tempio, intorno al 290 a.C, in onore di Esculapio, con lo scopo di combattere l’epidemia. La struttura venne abbattuta intorno all’anno 1000 d.C, per far posto alla chiesa di San Bartolomeo.
È qui che, ancora oggi, ritroviamo l’ospedale Fatebenefratelli.
Se nell’antichità il serpente aveva una valenza positiva, ciò non lo ritroviamo nelle religioni monoteiste cristiana ed ebraica: nella Bibbia questo animale è infatti identificato invece come un demone da scacciare, l’incarnazione del male e causa della tentazione generatrice del peccato originale. L’iconografia della Madonna e di San Girolamo che calpestano il serpente, o di San Michele Arcangelo che combatte il drago infernale, sono una derivazione di questa connotazione negativa.
Questo cambiamento riflette il più ampio processo di evoluzione della religione e della cultura occidentale, passando da una visione politeista e complessa a una visione monoteista che tendeva a semplificare e polarizzare i simboli.
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