Basilica di San Clemente a Roma, parte seconda. Un luogo sacro fatto a “strati”
Visitare la Basilica di San Clemente significa intraprendere un vero e proprio viaggio nel tempo. Ogni livello racconta una storia diversa: dalla Roma imperiale pagana alla nascita del Cristianesimo, fino al fervore religioso del Medioevo.
Basilica di San Clemente a Roma, parte seconda. Un luogo sacro fatto a “strati”.
Visitare la Basilica di San Clemente significa intraprendere un vero e proprio viaggio nel tempo. Ogni livello racconta una storia diversa: dalla Roma imperiale pagana alla nascita del Cristianesimo, fino al fervore religioso del Medioevo.
Nel cuore di Roma, esiste uno degli esempi più straordinari di stratificazione storica e archeologica: parliamo della Basilica di San Clemente, un complesso unico che offre un viaggio nel tempo attraversando quasi duemila anni di storia.
Dedicata a papa Clemente I, sorge nella valle tra l’Esquilino e il Celio nel rione Monti ed è caratterizzata da tre livelli: medioevale, antica e post neroniana.
L’ingresso da piazza San Clemente è riservato solo a occasioni speciali e dall’esterno possiamo ammirare la facciata attuale, progettata dall’architetto Carlo Stefano Fontana nel 1716.
A colpire sul lato sinistro è il campanile in stile barocco (fine 1600-inizio 1700) ed il pavimento dai colori sgargianti in stile cosmatesco.
La struttura visibile oggi è una basilica medievale, risalente al XII secolo, costruita per volere del cardinale Anastasio. L’interno è suddiviso in tre navate senza transetto, con abside semicircolare, divise da colonne romane. Nell’abside centrale si può godere della vista del meraviglioso mosaico, data intorno al 1100, con al centro Cristo crocifisso tra la Vergine e San Giovanni Evangelista, circondati da simboli vegetali e animali, simbolo del paradiso. Vi troviamo infatti dodici colombe bianche rappresentanti gli apostoli e un albero della vita che si sviluppa in modo quasi arabesco, racchiudendo figure umane e animali. Cristo si trova ovviamente in posizione centrale e di lato troviamo la Vergine e San Giovanni. particolare la rappresentazione di file di agnelli, riferimento all’Agnus dei. Troviamo una scritta: “la Chiesa di Cristo paragoneremo a questa vite, che la Legge inaridisce e la Croce rinverdisce”.
In origine non vi erano cappelle, che furono aggiunte solo a partire dal 1420 al 1886: a sud troviamo quella di Santa Caterina, a nord-ovest quella dedicata a San Giovanni Battista, a nord-est la cappella dedicata a San Domenico, a sud ovest quella del SS. Sacramento e infine nella navatella nord quella di San Cirillo.
Sempre all’interno, particolarmente rilevanti sono gli affreschi che narrano la vita di San Clemente e di altri santi, testimonianze preziose della devozione popolare e della cultura visiva dell’epoca.
Sulla navata destra si trova l’accesso ad uno spazio che porta alla sagrestia, al convento domenicano ed ai livelli inferiori, riscoperti nel 1857 grazie al priore del convento dell’epoca, padre Joseph Mullooly.
Sotto la basilica medievale si trova una basilica paleocristiana del IV secolo, costruita dopo l’editto di Costantino che legalizzò il Cristianesimo. Questo edificio era un importante luogo di culto, decorato con affreschi che riflettono episodi biblici e della vita dei santi. Tra questi, uno dei più noti è l’affresco raffigurante il miracolo di San Clemente.
A questo affresco abbiamo precedentemente dedicato un articolo che vi invitiamo a leggere, interessante per essere stato indicato come uno dei primi fumetti della storia (con anche una parolaccia al suo interno).
Scendendo ulteriormente, si raggiunge il livello più antico, che risale al I secolo d.C. Qui sono stati rinvenuti resti di edifici romani, tra cui una domus (casa privata), un horreum (un magazzino) ed un mitreo, luogo di culto dedicato al dio Mitra, una divinità orientale particolarmente venerata nell’Impero Romano.
La presenza di questi edifici sottolinea la coesistenza e la sovrapposizione di differenti tradizioni religiose nel tessuto urbano di Roma.
Che aspettate a visitarla?
foto credit:
Ninfamania, Wikimedia Commons
Dnalor 01, Wikimedia Commons
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