La “zona franca” di Trastevere: un passato ricco di senso di appartenenza e ribellione
In passato, Trastevere era considerato un rione quasi "indipendente" dal resto di Roma. La sua popolazione aveva usanze, dialetti e tradizioni diverse dalla città che lo rendevano un luogo unico, dove i suoi abitanti difficilmente erano disposti ad accettare le imposizioni delle autorità.
La “zona franca” di Trastevere: un passato ricco di senso di appartenenza e ribellione.
In passato, Trastevere era considerato un rione quasi “indipendente” dal resto di Roma. La sua popolazione aveva usanze, dialetti e tradizioni diverse dalla città che lo rendevano un luogo unico, dove i suoi abitanti difficilmente erano disposti ad accettare le imposizioni delle autorità.
Se in economia, una zona franca è definita come un’area geografica delimitata in cui le imprese godono di agevolazioni fiscali e doganali, il significato metaforico e sociale fa riferimento ad un luogo o contesto dove vigono regole diverse in cui si sospendono le convenzioni comuni.
Trastevere è stato un luogo con una forte identità culturale, culla della Roma popolare e autentica.
Durante il Medioevo, Trastevere era ancora più isolato rispetto ad ora, separato dal Tevere e abitato principalmente da pescatori, artigiani e immigrati. Questo ha contribuito a creare una realtà distinta, alimentando il senso di appartenenza della comunità. Fu anche uno dei primi spazi multiculturali di Roma, abitato da persone provenienti dall’Oriente, tra cui turchi, siriani ed ebrei.
In passato i “trasteverini” amavano essere riconosciti con orgoglio in quanto tali, al punto che si definiva il rione una “zona franca”, in riferimento alla percezione storica di Trastevere come un spazio autonomo e ribelle nel quale i cittadini si vantavano spesso della loro indipendenza, dei loro costumi e delle loro usanze.
L’umorismo tagliente e la schiettezza dei trasteverini li hanno resi famosi in tutta Roma. Non è un caso che il monumento a Giuseppe Gioacchino Belli sia stato eretto proprio qui, infatti il poeta era particolarmente legato alla “zona franca”, fonte di ispirazione per i suoi Sonetti, dove emerge spesso l’idea che i trasteverini vivessero con un codice fuori dagli schemi del resto della città.
Il concetto di “zona franca trasteverina” è implicitamente presente in diversi film e opere teatrali ambientati nella zona: basti pensare al “Rugantino”, dove il protagonista è “er bullo de Trastevere, svelto co’ le parole e cor cortello”. Anche in “C’eravamo tanto amati” (1974), film di Ettore Scola, viene mostrato uno spaccato della Roma popolare con Trastevere al centro, dipinta come un luogo dove regna un’energia distinta e libertaria.
È noto che, anche durante l’epoca papale, si distinguessero per il loro spirito indomito e per la loro inclinazione a contestare l’autorità: nei racconti storici, infatti Trastevere è spesso stato descritto come un luogo di “sovversivi con causa,” dove la libertà individuale era difesa a costo di scontri con le autorità cittadine.
Ad esempio, durante il periodo dello Stato Pontificio (fino al 1870), gli abitanti si opponevano spesso ai tentativi delle autorità pontificie di regolamentare rigidamente le attività economiche e sociali del rione. L’orgoglio locale portava i trasteverini a organizzare resistenze collettive contro le tasse o i divieti percepiti come ingiusti.
Anche nel periodo dell’occupazione nazista (1944 circa), Trastevere giocò un ruolo importante nella Resistenza romana. Molti trasteverini parteciparono ad attività di sabotaggio e sostegno ai partigiani contro le truppe tedesche e i collaborazionisti fascisti.
Quando Roma divenne capitale del Regno d’Italia (1870), ci furono numerosi progetti di modernizzazione e urbanizzazione che interessarono anche Trastevere. Gli abitanti, legati alle loro tradizioni e alle peculiarità del rione, spesso si opposero ai cambiamenti che minacciavano di distruggere il tessuto sociale e architettonico locale e che avrebbero trasformato Trastevere in un quartiere più uniforme e “borghese.”
Oggi Trastevere è una delle mete più frequentate della città, le osterie tradizionali si sono trasformate in ristoranti turistici, ma passeggiando nei vicoli meno noti (a cui spesso abbiamo dedicato diversi articoli), si può ancora adesso scoprire la parte più autentica, quella degli artigiani, delle trattorie locali e delle storie di quartiere dove si può sentire ancora l’odore del senso di appartenenza comunitario.
Per ritrovarlo dovremmo scegliere di passeggiare la mattina nelle piazze come Santa Maria in Trastevere o il mercato di San Cosimato, che continuano infatti a essere tra i punti di riferimento per gli ultimi residenti autentici rimasti.
Credit foto:
Wikipedia Commons
foto 1: Piazza Santa Maria in Trastevere
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