Ricette romane. Aliter Dulcia, dolci dell’antica Roma

La sua traduzione dal latino significa letteralmente "un altro dolce". Ne esistono diverse versioni, descritte da Apicio nel suo libro di cucina. Andiamo a scoprirli.
Ricette romane. Aliter Dulcia, dolci dell’antica Roma.
La sua traduzione dal latino significa letteralmente “un altro dolce”. Ne esistono diverse versioni, descritte da Apicio nel suo libro di cucina. Andiamo a scoprirli.

Il miele
Nell’antica Roma, i dolci erano serviti durante le occasioni speciali e spesso venivano utilizzati ingredienti semplici come il miele, il formaggio, le spezie e la frutta secca. Nel testo di Apicio “De re coquinaria”, vengono indicati con il termine generico “Aliter Dulcia” ossia “un altro dolce” piccole ricette di dolci anche diverse tra loro.
Alcune di queste ricette ci sono giunte grazie ad Apicio, autore del “De re coquinaria”, uno dei primi libri di cucina della storia dove sono descritte una grande varietà di piatti, compresi quelle destinate alle tavole dell’aristocrazia. Anche se l’arte culinaria romana era spesso complessa e utilizzava ingredienti rari e costosi, gli “Aliter Dulcia” sono molto semplici e possono essere serviti sia caldi che freddi.
Una di queste ricette utilizza farina o semolino cotto che conferisce una consistenza morbida e densa, nel latte (o nell’acqua, più comune all’epoca), dolcificato con miele.
La preparazione è semplice: si porta a ebollizione il latte (o l’acqua), si aggiunge il semolino (o la farina) e lo si cuoce lentamente fino a ottenere una crema densa. Successivamente, si incorpora il miele e le spezie, si versa il composto in una teglia e si cuoce in forno fino a doratura.
Un’altra ricetta vede che venga fritto del pane già lievitato nell’olio, in pratica si tratterebbe di preparare una sorta di frittelle, per poi condirle col miele, dolcificante principale per tutte le versioni, utilizzato anche come decorazione finale.
Le spezie come anice, cumino e talvolta pepe venivano aggiunte per dare un tocco molto aromatico apprezzato dai Romani.
Una volta cotto, il dolce può essere guarnito con frutta secca, come fichi, noci o datteri, creando una combinazione di sapori.

Gli altri dolci romani
I dolci nel testo di Apicio non erano solo dessert ma costituivano anche una rappresentazione della cucina romana e racchiudevano valori simbolici e rituali: venivano probabilmente serviti alla fine di un banchetto, in quei momenti di relax in cui ci si godeva la compagnia e il buon cibo.
Può essere divertente mordere questi dolci immaginando gli antichi banchetti romani, mentre pensatori dell’epoca imbastivano lunghi discorsi filosofici nel contesto di una cultura che, anche nella sua cucina, cercava di raggiungere l’armonia tra gusto e semplicità: preparare e gustare piatti dell’antica Roma è un modo per riscoprire le radici della nostra cultura.

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