Modi di dire dall’antica Roma: Alea iacta est (il dado è tratto)
"Alea iacta est" è una famosa frase in latino che significa "il dado è tratto" ed è una delle più celebri espressioni della storia antica.
Modi di dire dall’antica Roma: Alea iacta est (il dado è tratto).
È una delle più celebri espressioni della storia antica, famosa in tutto il mondo.
“Alea iacta est” è una famosa frase in latino che significa “il dado è tratto” ed è una delle più celebri espressioni della storia antica.
Secondo lo storico dell’età imperiale Svetonio fu pronunciata da Giulio Cesare il 10 gennaio del 49 a.C. quando attraversò il fiume Rubicone tra Rimini e Cesena, un atto considerato come una dichiarazione di guerra civile contro il generale Pompeo, in quanto violava apertamente la legge che proibiva l’ingresso armato entro i confini dell’Italia.
Inoltre tre giorni prima il senato inviò un “senatus consultum ultimum”, ossia una intimidazione, diffida e minaccia a Cesare.
L’atto di attraversare il Rubicone ebbe conseguenze devastanti per la storia di Roma. La guerra civile che seguì portò alla fine della Repubblica e all’ascesa del potere imperiale, con Cesare stesso che, dopo aver vinto la guerra, divenne dittatore a vita. Il suo assassinio nel 44 a.C. segnò l’inizio di una nuova era per la città eterna, che sotto Augusto si trasformò in un impero.
Plutarco nel testo “Vite parallele” afferma che la frase, forse per citare “l’Arrefora”, una commedia di Menandro, fu pronunciata in greco con la seguente traduzione: “Egli dichiarò in greco a gran voce a coloro che erano presenti: ‘sia lanciato il dado’ e condusse l’esercito.”
Teoria supportata dal teologo, filosofo ed umanista Erasmo da Rotterdam: secondo lui Svetonio fece un errore di trascrizione, ossia perse l’ultima lettera di esto (imperativo futuro), trasformandolo in est (indicativo presente). Se questa ipotesi fosse vera, la traduzione sarebbe “che il dado sia tratto”, “si getti il dado” e non il “dado è tratto”.
Non esistono prove esaustive per decretare definitivamente se il fiume attualmente denominato Rubicone nella provincia di Forlì-Cesena sia effettivamente lo stesso dell’antichità, infatti antecedentemente era indicato come Fiumicino. La storia afferma che il Rubicone antico scorreva indicativamente tra Rimini e Cesena ed è incerto che possa essere l’Uso, il Fiumicino o il Pisciatello, Fu Mussolini nel 1932, a imporre la scelta su Fiumicino, cambiandogli ufficialmente il nome in Rubicone e concedendo alla cittadina di Savignano di Romagna di chiamarsi Savignano sul Rubicone. A tal proposito un articolo del Corriere della Sera dell’epoca s’intitolò “Il Rubicone identificato e battezzato. La fine di una discussione secolare”.
La frase “il dado è tratto” entrata nell’utilizzo corrente, indica che una decisione irrevocabile è stata presa e che non si può più tornare indietro. Nella cultura contemporanea viene spesso usata per esprimere l’idea che un passo decisivo è stato fatto e che le conseguenze sono ormai inevitabili, indica un momento critico in cui si fa una scelta rischiosa, con la consapevolezza che da quel punto in poi si può solo proseguire. Che si tratti di una decisione politica, economica o personale, questa frase suggerisce che, una volta intrapresa una strada, il destino è ormai in moto.
L’episodio storico è talmente radicato nel suo significato che nella cultura e nella lingua anglosassone, l’idioma “to cross the Rubicon” (attraversare il Rubicone) è correntemente utilizzato “per indicare il superamento di un punto di non ritorno”.
Il dado è tratto (Le rouge est mis) è anche il titolo di un film del 1957 diretto da Gilles Grangier.
foto:
1-2: Pixabay
3: Wikipedia Commons, Cesare varca il Rubicone – Incisione di Bartolomeo Pinelli 1819, Rielaborazione grafica di immagine proveniente dal sito del Ministero dei Beni Culturali – Italia – Catalogo on line
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