Vi ricordate? Quando Giulio Andreotti scrisse una lettera al diavolo
Che successe quando si chiese di scrivere una lettera al diavolo ad una delle personalità di maggior spicco della vita pubblica italiana? Ne parliamo con Enza Li Gioi
Che succede se si chiedesse di scrivere a una delle personalità di maggior spicco della vita pubblica in Italia una Lettera al Diavolo?
Parliamo di Giulio Andreotti, tra i fondatori della Democrazia cristiana, per oltre un quarantennio: protagonista della vita politica: deputato dal 1948, più volte ministro in diversi dicasteri, sette volte presidente del Consiglio e senatore a vita.
A proporre la controversa lettera è stata Enza Li Gioi, una scrittrice e drammaturga goriziana da molti anni a Roma con all’attivo quattro romanzi pubblicati e diverse opere teatrali scritte e messe in scena. In quel periodo aveva fondato la “Lettere, il Mensile dell’Italia che scrive”, una storica rivista originariamente distribuita per oltre 30.000 copie e ora chiuso da diversi anni.
L’abbiamo incontrata a Trastevere, dove, assieme a sua figlia Costanza Dragotta, ha fondato e gestisce il Lettere Caffè, un caffè letterario di nuova generazione, di cui abbiamo parlato in occasione del ricordo a Monica Vitti. Attualmente il locale è anche protagonista di un documentario scritto da Enza Li Gioi e Fabio Luigi Lionello (figlio del grande Oreste) che ne è anche il regista, con la fotografia di Roberto Huner e le musiche originali di Adriano Dragotta.
I protagonisti sono gli artisti, esponenti della cultura e gli avventori frequentano il locale.
Come è nata la rivista?
“Alla rivista parteciparono personaggi importanti della cultura e della scienza quali Dario Fo, Mario Monicelli, Monica Vitti, Margherita Hack, Marcello Veneziani, Maurizio Costanzo, Vittorio Sgarbi, Elena Gianini Belotti, Laura Lilli, Carmen Moravia e altri, che accettarono di fare parte anche del comitato scientifico. L’arte director era l’insuperabile illustratore Riccardo Mannelli che, in seguito fu anche uno dei fondatori del locale omonimo.”
Raccontaci come è avvenuta la dinamica della lettera al diavolo di Andreotti
“Il mio incontro con quel pezzo di storia d’Italia che è Giulio Andreotti appartiene a quei momenti della vita in cui tutto ti sembra possibile. Chiamai il Senato, spiegai le mie motivazioni e in un battibaleno ottenni un appuntamento con lui l’indomani stesso. L’incontro si svolse nei suoi uffici di piazza in Lucina dove ci accolse, me e un mio collega, personalmente. Gli proposi di scrivere una lettera al Diavolo riferendomi agli accostamenti con Satana che spesso si facevano sulla sua persona. Sulle prime parve offeso e arrabbiato ma dopo un po’ iniziò a sogghignare tra sé e sé e alla fine accettò. Ci chiese se avessimo una deadline e gli rispondemmo di fare con comodo ma lui, quel pomeriggio stesso, ci fece recapitare a mano da un messo del Senato, la lettera dattiloscritta e firmata di suo pugno.
All’epoca era impegnato in un mega processo per mafia, ci intrattenne con l’atteggiamento di un attore consumato e con l’accento siciliano.
Ne uscimmo davvero frastornati e un po’ ipnotizzati. Il mio collega, da sempre comunista, pensò dopo quell’incontro che Andreotti fosse innocente.”
(ndr: Il processo Andreotti fu un procedimento penale che coinvolse il senatore i reati di partecipazione ad associazione ‘semplice’ (art. 416 c.p.) mafiosa (art. 416 bis c.p.). Si celebrò, nei suoi tre gradi di giudizio, presso le autorità giudiziarie di Palermo, Perugia e Roma tra il 1993 e il 2004. Secondo diverse dichiarazioni di collaboratori di giustizia, Andreotti era in diretta comunicazione con Cosa Nostra. Fu assolto dalle accuse dei reati commessi dalla primavera del 1980 in poi, mentre la prescrizione ha coperto i precedenti.
Fu definito “il processo del secolo”.)
La rivista ritornerà in vita?
“Che una simile impresa possa rivedere la luce in quest’epoca di abbandono della lettura e della scrittura non lo vedo una strada percorribile. Ma non si sa mai.”
Qui di seguito una immagine della lettera originale impaginata nella storica rivista Lettere che fu scritta da Andreotti visionabile online nel numero 1 su “Lettere, il mensile dell’Italia che scrive”:
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