Toponomastica romana. Perché si chiama così Via dei Tre pupazzi e la leggenda dei cerchi incisi sui muri

Esiste un indirizzo a Roma che parte da Borgo Pio e che termina a via Giovanni Vitelleschi che prende il nome di via dei Tre Pupazzi. La motivazione di questa denominazione ha un origine molto antica, infatti deriva da tre figure scolpite risalenti al IV secolo a.C. su un frammento di un sarcofago incassato al primo piano di un palazzo all’altezza del civico 15.
Toponomastica romana. Perché si chiama così Via dei Tre pupazzi e la leggenda dei cerchi incisi sui muri.
C’è un luogo particolare nel cuore di Roma che nasconde una storia antica e curiosa, ed è conosciuto con il nome di Via dei Tre Pupazzi. Questa strada collega Borgo Pio a Via Giovanni Vitelleschi, due punti ricchi di storia e fascino. Il nome insolito, che da secoli suscita la curiosità di passanti e residenti, trae origine da un dettaglio architettonico carico di mistero. Infatti, lungo la via, all’altezza del civico 15, si può scorgere un frammento di sarcofago incassato al primo piano di un palazzo. Su di esso sono scolpite tre figure risalenti al IV secolo a.C., raffigurazioni che hanno attraversato il tempo per raccontare un pezzo della storia millenaria della città. Questi “pupazzi” scolpiti, così chiamati nel linguaggio popolare, hanno dato il nome alla via, trasformandola in un piccolo scrigno di memoria storica che intreccia archeologia e tradizione popolare. Nonostante il loro aspetto enigmatico e la loro collocazione apparentemente casuale, queste figure rappresentano una testimonianza dell’antica Roma che ancora oggi vive tra le mura e le strade della città eterna, aggiungendo un tocco di magia e mistero al contesto urbano.
I tre soggetti furono ribattezzati affettuosamente “pupazzi” dal popolo.
Attualmente esiste anche un ristorante dedicato al sarcofago, che non si trova sulla stessa via, ma nel punto di intersezione in via Borgo Pio, 183 ed è solo una degli innumerevoli curiosità che caratterizzano il quattordicesimo rione della Capitale.
Lo studioso Alessandro Rufini compilò, nel 1847, il Dizionario etimologico-storico delle strade, piazze, borghi e vicoli della città di Roma. Si tratta di un volume di ben 317 pagine e costituisce il primo grande stradario della Capitale. Nella parte dedicata a questa particolare via leggiamo:
“I tre pupazzi, che veggonsi tutt’ora scolpiti sulla facciata di una casa che fiancheggia questo vicolo, suggerì l’idea di cotalmente nominarlo”.
Tuttavia la presenza di questo frammento di sarcofago non è la sola particolarità della via: infatti sempre qui è possibile vedere ancora le tracce della segnalazione di un idrante appartenente al periodo della Seconda Guerra Mondiale. All’epoca gli idranti venivano tracciati per essere più facilmente individuabili nel caso di incendi causati dagli attacchi nemici.
All’angolo tra via dei tre pupazzi, via del campanile (dove visse il boia Mastro Titta, di cui Vistanet ha già parlato in un precedente articolo) e Borgo Pio c’è inoltre un cerchio inciso sulle pareti di un palazzo.
Si tratta di una vera e propria unità di misura che impose il Papa ai fornai come dimensione della pagnotta da vendere ad un certo prezzo alla popolazione in un periodo di grave carestia. Questo perché spesso i fornai fornivano pagnotte sempre più piccole alle persone. Il cerchio ha i bordi rinforzati: questo permetteva alla gente di verificare l’esatta dimensione del pane che a loro spettava per evitare imbrogli. Ancora adesso, vicino a uno di questi cerchi incisi, esiste un forno.
Il racconto sembra essere più che storia una leggenda raccontata dai romani, in quanto non esistono riferimenti certi per la sua conferma. Tuttavia arriva ai giorni nostri tramandata di bocca in bocca. Del resto una via a pochi passi dalla Basilica di San Pietro, Castel Sant’Angelo, non poteva non suggerire racconti suggestivi ed è interessante che questa narrazione metta insieme il pane, il potere papale ed il popolo: la metafora di una comunione laica alle porte del Vaticano.

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