Gialli irrisolti a Roma. Il “collezionista d’ossa” della Magliana
In questo articolo vi racconteremo uno dei casi più controversi di cronaca nera a Roma che non ha ancora trovato una soluzione. Un caso che somiglia al film “Il collezionista di ossa”di Philip Noyce
In questo articolo stiamo per raccontarvi uno dei casi più controversi di cronaca nera che da anni tormenta la città di Roma, una vicenda che, nonostante il passare del tempo, non ha ancora trovato una soluzione definitiva. La sua trama, complessa e intricata, richiama alla mente scenari degni di una produzione cinematografica, tanto da far pensare al film Il collezionista di ossa di Philip Noyce con Angelina Jolie. Eppure, non è la finzione a ispirare questa narrazione, ma una drammatica realtà che coinvolge la periferia della capitale.
Il caso in questione ha sconvolto non solo i residenti dei quartieri periferici, ma l’intera opinione pubblica, gettando una luce inquietante su una serie di eventi inspiegabili. Mentre Hollywood ci narra racconti simili, spesso basati su sceneggiature elaborate, la verità di questa storia si trova molto più vicino a noi, radicata nel tessuto urbano di Roma. Non dobbiamo andare troppo lontano per confrontarci con un’indagine che, pur seguendo piste concrete e raccogliendo indizi, sembra non riuscire a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle.
Le indagini, condotte con scrupolo e dedizione, hanno scavato a fondo, ma ogni volta che una possibile soluzione sembra vicina, un nuovo ostacolo si presenta, rendendo l’epilogo ancora più incerto. La natura dei reati e la meticolosità con cui sono stati commessi hanno fatto supporre che dietro a tutto ciò ci sia una mente criminale sofisticata, qualcuno che ha studiato a lungo i suoi obiettivi e ha agito con una freddezza glaciale.
Questo mistero irrisolto continua a pesare sulla coscienza collettiva, alimentando domande e speculazioni. Le famiglie delle vittime sperano ancora in una svolta, mentre gli inquirenti non smettono di cercare, convinti che la verità sia nascosta da qualche parte, in attesa di essere svelata. Un’ombra di inquietudine si allunga sulla periferia romana, un luogo che, come in un film, ospita un segreto che sfida ogni logica.
Nel 2007, in via della Pescaglia nel quartiere Magliana (già noto per la banda criminale), in seguito ad un incendio in un canneto, viene ritrovato insieme ad un borsellino, delle chiavi, un portafogli e una carta d’identità, uno scheletro umano completo.
Inizialmente si pensa che le ossa siano appartenenti all’individuo indicato nella carta di identità, ossia al pensionato settantasettenne Libero Ricci, scomparso nel 2004. L’uomo era un decoratore artigiano e aveva lavorato spesso con aziende per il Vaticano.
Dagli esami emerge invece un dato inquietante: non solo lo scheletro non è riconducibile al Ricci, ma il dna rivela che è frutto della composizione di diversi cadaveri, tre donne e due uomini.
In pratica qualcuno ha composto un vero e proprio “puzzle” con le ossa di diverse persone.
Un rompicapo che riporta alla mente storie di serial killer, rituali satanici o semplicemente il gioco perverso di un necrofilo che ha recuperato i resti in un cimitero.
Non si trovano corrispondenze tra le persone scomparse e neanche tracce di zinco che generalmente si rilevano nei resti che sono stati in una bara.
Le ipotesi sono quindi molteplici ed è possibile che chi ha compiuto il gesto, abbia “lavorato” non solo a Roma.
Una collezione macabra, il cui caso è stato archiviato nel 2011 senza individuare il responsabile, sicuramente un esperto conoscitore dell’anatomia umana.
Nel 2018 è balzata alle cronache la notizia di un mercato proficuo di ossa umane, un traffico illegale dove ogni pezzo arriva a costare diverse centinaia di euro, anche migliaia. È possibile quindi che, anziché di un assassino, ci si trovi davanti a qualcuno che potrebbe avere semplicemente una passione oscura.
Rimane il mistero dei documenti collegati al pensionato scomparso: un elemento che rende paradossale il caso, già raccapricciante per il fatto che alcune ossa sembrano avere un vincolo di parentela con il Ricci, ma non abbiamo fonti per capire se sono state associate ad una persona specifica.
Dopo ben 16 anni, nessuno ha saputo dare una spiegazione.
Secondo dati online, dal 1974 sono circa 65.000 le persone scomparse in Italia e mai ritrovate, con una media di circa 16 individui al giorno. Dati che pongono diversi interrogativi, nella speranza che chi sparisce abbia scelto di non essere più rintracciabile come il “Fu Mattia Pascal” di Pirandello e non per essere decedute.
Intanto a Roma ancora ci si chiede chi possa essere stato ad abbandonare questo scheletro dalla storia conturbante.
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Roma, Metro C: aperte le stazioni Colosseo e Porta Metronia

Due stazioni museo lungo 4 km di tracciato, che valorizzano anche le ricchezze emerse durante gli scavi, commissionate da Roma Metropolitane, per conto di Roma Capitale, e realizzate dalla società consortile Metro C, costituita dal Gruppo Webuild, Vianini Lavori, Hitachi Rail, CMB e CCC.
Metro C: aperte le stazioni Colosseo e Porta Metronia.
Martedì l’inaugurazione: taglio del nastro con il sindaco Roberto Gualtieri, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e il ministro della Cultura Alessandro Giuli per le due nuove fermate della Metro C Colosseo-Fori Imperiali e Porta Metronia.
Due stazioni museo lungo 4 km di tracciato, che valorizzano anche le ricchezze emerse durante gli scavi, commissionate da Roma Metropolitane, per conto di Roma Capitale, e realizzate dalla società consortile Metro C, costituita dal Gruppo Webuild, Vianini Lavori, Hitachi Rail, CMB e CCC.
Come riporta Roma Capitale, entra dunque in funzione il nuovo tratto della metropolitana che dalla stazione San Giovanni arriva fino a sotto via dei Fori Imperiali. Nel pomeriggio di martedì 16 dicembre il Sindaco Gualtieri e la presidente del Municipio I Roma centro Lorenza Bonaccorsi hanno effettuato il primo viaggio sulla nuova tratta della metro.
Oggi connettiamo un pezzo grandissimo di Roma, dalle sue periferie più lontane fino al centro della città e, al tempo stesso, regaliamo al mondo e ai romani dei meravigliosi luoghi di cultura. Queste stazioni rappresentano l’orgoglio del saper fare, del saper progettare degli italiani, che hanno mostrato ancora una volta una grandissima qualità nel realizzare infrastrutture e nel vincere la sfida di come far convivere opere complesse, dal punto di vista ingegneristico, con la straordinaria stratificazione storica della nostra città” ha dichiarato Gualtieri.
L’ampliamento al pubblico della linea C permetterà così di connettere sempre più rapidamente i quadranti sud-est e nord-ovest della città con un totale di 24 stazioni lungo 22 km di tracciato, a servizio della capitale, da Monte Compatri/Pantano, capolinea a est, fino a Colosseo/Fori Imperiali, nel centro storico.
“Dopo Termini che unì metro A e B, dopo San Giovanni che lo fece con la A e C, ecco Colosseo che lega finalmente la linea C con la B. Un preludio di tante altre connessioni che quest’anno vedremo in città tra mezzi del trasporto rapido di massa a Pigneto, a Togliatti, a Tiburtina segno che questa rivoluzione del ferro non si ferma. Perché vorrei ricordarlo. I nomi di queste stazioni si scrivono Porta Metronia e Colosseo ma si leggono periferia. Queste stazioni servono alla periferia. Sono nel cuore di Roma ma servono a connettere territori lontani a nord, a sud, a est e a ovest della città”. Così l’assessore alla Mobilità, Eugenio Patanè.
Per gestire le complessità legate alla particolare natura archeologica e geologica del sottosuolo, sulla Linea C è stata adottata la tecnica del “top-down archeologico”, sviluppata appositamente per le stazioni del centro storico di Roma e applicata anche alle due nuove stazioni a servizio della capitale, Porta Metronia e Colosseo-Fori Imperiali. Questa metodologia consente di costruire solai intermedi durante l’avanzare progressivo dello scavo dall’alto verso il basso, garantendo stabilità strutturale e continuità nelle indagini archeologiche mentre si procede con la costruzione.
La stazione Porta Metronia
La nuova stazione Porta Metronia, situata in piazzale Ipponio accanto alle Mura Aureliane, sorge in un’area ricca di storia. Porta Metronia, per cui è stata raggiunta una profondità di scavo della stazione di 30 metri, si articola su cinque livelli interrati. Il suo design si caratterizza da due accessi per la metropolitana e serigrafie presenti nell’atrio musealizzato che evidenziano la storia e i tesori emersi durante gli scavi di realizzazione.
La stazione Colosseo – Fori Imperiali
La stazione Colosseo – Fori Imperiali collocata in Via dei Fori Imperiali tra il Colosseo e la Basilica di Massenzio, dialoga con il contesto monumentale. La stazione si sviluppa su quattro livelli interrati, con una larghezza che raggiunge fino ai 50 metri e una profondità fino a 32 metri.
L’archeo stazione ai piedi del Colosseo, prevede un progetto museale di allestimento interno, curato e finanziato dal Parco archeologico del Colosseo e sviluppato con la partecipazione della Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Architettura e Progetto, che offre un percorso narrativo che accompagna i passeggeri attraverso la storia, dall’ingresso fino alle banchine. Importante impatto per la città è la possibilità di collegamento diretto con la fermata Colosseo dell’esistente Linea B.
Presenti ad accogliere le istituzioni, nella giornata dell’inaugurazione, i rappresentanti delle società che compongono il general contractor, Metro C, tra cui Pietro Salini, Amministratore Delegato di Webuild, e Vincenzo Onorato, Amministratore Delegato di Vianini Lavori, insieme agli ingegneri, Franco Cristini e Fabrizio Paolo Di Paola, rispettivamente Presidente ed Amministratore Delegato Metro C S.c.p.A.. Fra le istituzioni presenti Bruno Sed legale rappresentante Roma Metropolitane, Andrea Sciotti direttore tecnico Roma Metropolitane e RUP Linea C, Alessandro Rivera e Paolo Aielli, rispettivamente Presidente e Direttore Generale Atac. Presenti infine per la Soprintendenza Speciale di Roma, la soprintendente Daniela Porro, e il Capo Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale Alfonsina Russo, e il Direttore del Parco Archeologico del Colosseo Simone Quilici.
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