Lo sapevate? Il 3 agosto di tanti secoli fa Roma fu salvata dalle oche

Sacre a Giunone, nonostante la fame che c’era a Roma, furono risparmiate. Grazie al loro intervento la città eterna scampò all’assedio totale.
Lo sapevate? Il 3 agosto di tanti secoli fa Roma fu salvata dalle oche.
Roma e le oche di Giunone: il racconto di un salvataggio leggendario.
Lo sapevate? Il 3 agosto di tanti secoli fa, la storia di Roma si arricchisce di un episodio che ancora oggi affascina e alimenta leggende. In un passato lontano, quando la città eterna era minacciata da un assedio che avrebbe potuto mettere fine alla sua esistenza, un intervento inaspettato e sorprendente si verificò, cambiando per sempre il corso degli eventi. Le protagoniste di questa vicenda sono le oche di Giunone, sacre alla dea e considerate simboli di protezione e fortuna. Nonostante la fame e le difficoltà che attanagliavano Roma in quel periodo, queste oche furono risparmiate e, grazie al loro intervento, la città riuscì a scampare a un assedio totale che sembrava inevitabile. La leggenda narra che le oche si accasarono nel Tempio di Giunone, dove erano venerati come simbolo di benevolenza divina, e che il loro gracchiare allarmò i difensori della città, avvertendoli del pericolo imminente. La loro presenza e il loro richiamo permisero ai romani di prepararsi e di respingere l’attacco nemico, salvando così Roma da una distruzione certa. Questo episodio, che si svolse nel cuore della storia romana, sottolinea l’importanza delle leggende e delle credenze religiose nel tessuto sociale della città, dove il sacro e il profano si mescolano in un intreccio di eventi che ancora oggi affascinano storici e appassionati. La sacralità delle oche di Giunone e il loro ruolo nel salvare Roma testimoniano quanto la religione e i simboli sacri fossero fondamentali per la coesione e la sopravvivenza della città, anche nei momenti più difficili. La memoria di questo miracolo, che si celebra ogni 3 agosto, conserva il ricordo di come la fede, unita a un pizzico di fortuna e a un intervento inatteso, possa fare la differenza tra la distruzione e la sopravvivenza di una grande civiltà.

Un’oca
I Galli giunsero a Roma nel 386 a.c. e la occuparono e la devastarono. Furono anni difficili per la città eterna e l’ultimo baluardo di difesa per i Romani rimaneva il Campidoglio.
I popoli che i Romani hanno designato sotto il generico nome di “Galli” sono le varie popolazioni dei Celti, che, con ondate successive invasero la Gallia e l’Italia settentrionale fra il 700 e il 400 a. C. Dalla fonte Treccani, gli antichi davano il nome di Gallia al paese compreso fra il Mediterraneo, le Alpi, il Reno, l’Oceano e i Pirenei.
Secondo una leggenda, il 3 agosto 390 a.c., i Galli, guidati da Brenno, arrivarono anche ai confini del Campidoglio di notte, ma delle oche, sacre a Giunone, iniziarono a schiamazzare furiosamente. Il loro richiamo fece svegliare i romani che poterono sventare l’attacco con l’arrivo del condottiero Marco Furio Camillo, che nel frattempo era esiliato ad Ardea.
In onore delle oche che avevano salvato la città, venne istituita una festività annuale: ogni 3 agosto, questi animali venivano portati in processione ornate d’oro e porpora, in ricordo di quel miracolo che aveva assicurato la salvezza di Roma. Nonostante la fame e la carestia che in quegli anni si soffriva, non furono uccise proprio perché sacre alla dea.
È da qui che nasce anche l’espressione “Giunone Moneta” ossia “ colei che ammonisce, avverte, mette in guardia”. Ed è connessa a questa storia una delle versioni della nascita del termine “moneta” associata ai soldi, anche perché la prima zecca romana sorse nei pressi del Campidoglio e su una moneta di scambio vi era rappresentata Giunone.
Le origini della leggenda risalgono al fatto che le oche erano viste come animali capaci di allontanare il male e la sventura. Il loro starnazzare poteva essere interpretato come un mezzo per scacciare gli spiriti maligni ed avvisare della presenza di intrusi, offrendo quindi una sorta di protezione divina.
Giunone era la regina degli dei e la protettrice dello Stato e della famiglia. Le oche, animali vigili e protettivi, rispecchiavano queste qualità. La loro naturale propensione a fare la guardia e a dare l’allarme in caso di pericolo le rendeva simbolicamente adatte a essere associate a una divinità protettrice. La mitologia e le tradizioni romane consolidarono questa associazione, rendendo le oche un simbolo di protezione divina e di intervento soprannaturale nei momenti di crisi.
Adesso, ovviamente, le oche non sono più portate in processione, ma per la ricorrenza si organizzano diverse visite guidate in Campidoglio.

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