Scopriamo insieme una ricetta dell’antica Roma: i funghi con il miele

Nel corso del tempo la ricetta è evoluta con l’aggiunta di farina, uova, spezie, ma l’originale è quella dove l’elemento principe rimane il miele. Scopriamolo insieme
La combinazione funghi-miele potrebbe sembrare particolare, eppure era uno dei piatti forti dell’antica Roma ed anche attualmente viene comunque apprezzato.
È un piatto semplice: basta cucinare in padella i funghi con l’olio ed aggiungere sale e miele. Molte delle ricette che giungono ai giorni di quest’epoca, provengono dal testo “De re Coquinara” del giovane cuoco Marco Gavio Apicio.
Nel corso del tempo la ricetta è evoluta con l’aggiunta di farina, uova, spezie, ma l’originale è quella dove l’elemento principe rimane il miele.
Questo ingrediente era molto utilizzato anche per le sue caratteristiche conservanti ed anche il famoso Virgilio ne faceva largo uso, al punto da diventare ad un certo punto della sua vita apicoltore. Un aspetto, questo, che non tutti conoscono del sommo poeta, ma che lui descrive nel dettaglio nel libro IV delle Georgiche, dando indicazioni precise su come allevare le api ed accudire le arnie. Parla del “canto delle api” durante la sciamatura (il modo in cui si riproducono tramite esodi e spostamenti di massa).
Nonostante quindi la capacità acquisite dai romani, parte del miele veniva comunque importato da Malta, Spagna e Cipro.
Ciò che colpisce è il fatto che andar per funghi è un’attività anche attualmente abbastanza rischiosa per chi non è davvero esperto (tant’è che è opportuno per chi decide di raccoglierli, indipendentemente dal proprio grado di conoscenza di portarli presso un Ispettorato micologico).
Anche Plinio il Vecchio, già intorno al 40 d.c. in uno dei suoi libri di botanica, segnala il pericolo di incappare in funghi velenosi, indicati come “boleti”, altri “farneti” ed ancora “suilli”. Cita addirittura l’avvelenamento, compiuto da Agrippina nei confronti dell’imperatore Tìberio Claudio. Madre di Nerone, che sempre Plinio il Vecchio lo paragona ad un veleno.
Nonostante le insidie erano considerati una vera e propria leccornia ed erano utilizzati anche come medicinali curativi.
Se pensiamo al fungo come alimento per l’epoca potenzialmente mortale ed al miele come ambrosia, non possiamo non notare un riferimento poetico e quindi una certa coerenza di affinità con Virgilio.
Non ci basta che provare quindi questa particolare ricetta, dal sapore agrodolce, che nonostante la semplicità promette di essere davvero squisita. Quali scegliere? I preferiti dai romani erano i funghi di bosco, come i porcini.
Ma hanno anche dedicato un fungo a Cesare: L'”Amanita cæsarea” conosciuta come “ovolo buono” o “ovolo reale”. Talmente saporito che indusse gli antichi Romani a definirlo “Cibo degli Dei”.

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