Romani, sapete chi era Ciceruacchio?

A via Ripetta viveva un uomo conosciuto come “il sovrano di Roma”, ma non parliamo di un nobile. Ecco la sua storia
A via Ripetta viveva un uomo conosciuto come “il sovrano di Roma”, ma non parliamo di un nobile.
Era un personaggio del popolo che ha combattuto per la seconda Repubblica romana. Il suo soprannome deriva da un antico termine romanesco “ciruacchiotto” ossia “grassottello” che la madre e le donne della zona dove crebbe gli donaro in modo affettuoso.
Per altri il soprannome deriva invece da “Cicero”, ossia “guida molto loquace”.
“A Roma è molto diffusa da sempre l’usanza di dare un nomignolo alle persone” ci comunica Rosina di Viale Marconi. “Io stessa ero chiamato ‘a panniculara’ e non ho idea del perché”, conclude.
Del resto la maggior parte dei cognomi traggono origine da nomi o da soprannomi.
Tornando a “Ciceruacchio”, a dispetto dell’affettuoso vezzeggiativo fu un vero e proprio patriota, il cui nome reale era Angelo Brunetti, vissuto tra il 1800 ed il 1849. Per questo fu elevato, nell’immaginario dei romani, a “sovrano”, nonostante le umili origini. Era infatti figlio di un maniscalco e di mestiere faceva il garzone trasportando vino dai Castelli romani. Ad un certo punto iniziò anche a gestire una taverna.
Capace di parlare solo in romanesco in quanto non ebbe mai un’adeguata istruzione, fu molto amato dal popolo, non solo perché era un personaggio molto socievole e generoso (si narra che durante un ringraziamento pubblico al papa donò delle bottiglie di vino alla popolazione afflittta dal colera accendendo anche un grande fuoco a Porta del Popolo), ma perché fu capace anche di cambiare completamente idea diventando anticlericale nel momento in cui la chiesa prese posizini più conservatrici. Abbracciò con ardore i valori mazziniani prendendo parte alla Rivoluzione del 1849 ed all’abbattimento dei portoni del ghetto ebraico.
A Roma possiamo trovare numerose sue tracce: esiste un suo busto in via Ripetta dove aveva casa, presso il Museo del Risorgimento è conservata una giacchetta con la scritta “viva Pio IX”, nel Gianicolo c’è anche un monumento del 1907 realizzato dallo scultore siciliano Ettore Ximenes. Sempre a lui è dedicata una via nel centro storico.
Purtroppo morì fucilato insieme ai due figli, tra cui uno addirittura tredicenne. Infatti dopo la caduta della Repubblica romana per mano austriaca, tentò di raggiungere Giuseppe Garibaldi a Venezia, ma fu tradito dalle persone a cui chiese aiuto che lo denunciarono alle autorità.
Diversi sono i riferimenti cinematografici al suo personaggio, la prima pellicola è un film muto del 1915 diretto da Emilio Ghione, ma fu perduto forse con l’avvento delle due guerre.
Francesco Rosi e Goffredo Alessandrini lo omaggiano con la scena della fucilazione nel film “Camice rosse” del 1952 e nel 2012 è ricordato anche in “Anita Garibaldi” di Claudio Bonivento.
Il film per la Rai del 1990 “In nome del popolo sovrano” diretto da Luigi Magni, con Alberto Sordi e Nino Manfredi, è dedicato ai suoi atti di eroismo. Significativa la scena finale in cui Nino Manfredi nel ruolo di Ciceruacchio recita un monologo prima di essere fucilato: “Dice perché te sei impicciato? Dice io so’ carettiere, ma a tempo perso so’ omo. E l’omo se impiccia, Eccellenza. Dice, viene Garibaldi e dice famo l’Italia. E che faccio non me impiccio? Io so’ romano, a tempo perso so’ italiano. Ma come, i francesi me prendono a cannonate, e io nun me impiccio? Nun me riguarda?”

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