L’Arco dei Banchi e dei banchieri, il sottopasso più ricco di Roma

L’arco dei Banchi è stato a lungo il centro economico di Roma, il sottopasso era frequentato da banchieri che si occupavano di concedere prestiti e regolare contese economiche.
L’Arco dei Banchi e dei banchieri, il sottopasso più ricco di Roma.
L’arco dei Banchi è stato a lungo il centro economico di Roma, il sottopasso era frequentato da banchieri che si occupavano di concedere prestiti e regolare contese economiche.
Tra via Paola e via del Banco di Santo spirito, nascosto in uno dei rioni più antichi di Roma, si affaccia ai più attenti l’Arco dei Banchi. Questa zona venne costruita ai primi del Quattrocento e finanziata per lo più da banchieri toscani e umbri. Visto il rientro dei papi questi signori del credito erano arrivati nella capitale per aprire banchi di pegno e prestito e facevano i loro maggiori affari proprio con i pontefici, considerando anche la vicinanza tra l’Arco dei Banchi e Castel Sant’Angelo. Lungo questa strada correva quindi l’attività finanziaria romana dell’epoca, le trattative e il via vai di facoltosi banchieri era all’ordine del giorno e tra tanti uomini d’affari uno su tutti godeva di rinomato prestigio.
Agostino Chigi era di fatto il più illustre banchiere che frequentava l’Arco dei banchi, risiedeva proprio lì vicino e lungo il sottopasso svolgeva quotidianamente la sua attività. Allestiva il suo banchetto proprio sotto l’arcata e gestiva gran parte delle finanze di Roma, concedeva prestiti, regolava contese economiche ed era anche il tesoriere della Chiesa. Aveva instaurato relazioni commerciali con gran parte del vecchio continente e a curriculum vantava anche il controllo delle spese militari delle guerre dei Borgia e l’amministrazione delle finanze di papa Leone X.
Le esuberanti capacità professionali avevano fatto di Chigi un vero signore del danaro e la sua abitazione pare lo rispecchiasse a pieno. Secondo alcune ricostruzioni dell’epoca la dimora del banchiere era di un lusso esagerato, una villa poco distante dal posto di lavoro che era arredata con preziosi di tutti i tipi. Letti intarsiati in ebano, coltri ricamate in oro, affreschi, arazzi, quadri di valore e statue. Insomma, il buon Agostino sapeva come godersi i suoi sacrifici.
L’arco dei Banchi oltre ad essere stato l’ombelico della vita finanziaria della capitale è famoso anche per conservare quella che di fatto è la più antica lapide di Roma che ricorda la tremenda alluvione del 7 novembre 1277 avvenuta in seguito all’esondazione del fiume Tevere. Il livello che raggiunse l’acqua è indicato da una linea che divide in due l’epigrafe e sulla pietra è inciso il testo “HUC TIBER ACCESSIT SET TURBIDUS HINC CITO CESSIT ANNO DOMINI MCCLXXVII IND VI M NOVEMB DIE VII ECCL A VACANTE” che sta per “Qui arrivò il Tevere, ma torbido, di qui presto si ritirò nell’anno del Signore 1277, sesta indizione, settimo giorno del mese di novembre, mentre la chiesa era vacante”.

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