I personaggi di Carlo Verdone prendono vita osservando Roma

Carlo Verdone rappresenta un pezzo importante della storia di Roma, ha saputo osservarla e si è lasciato ispirare dal fascino verace di una città autentica. Ha spesso descritto donne e uomini provenienti dal popolo, di estrazione sociale umile, e lo ha fatto sfruttando caratteristiche rubate nei bar, nei supermercati o magari dai vecchi amici di famiglia.
I personaggi di Carlo Verdone prendono vita osservando Roma.
Carlo Verdone rappresenta un pezzo importante della storia di Roma, ha saputo osservarla e si è lasciato ispirare dal fascino verace di una città autentica. Ha spesso descritto donne e uomini provenienti dal popolo, di estrazione sociale umile, e lo ha fatto sfruttando caratteristiche rubate nei bar, nei supermercati o magari dai vecchi amici di famiglia.
Verdone è uno dei registi più amati nel panorama cinematografico italiano, figlio di Roma e della migliore commedia italiana. Trova la sua maturità artistica in un periodo sicuramente magro e non troppo esaltante del nostro cinema in cui cominciava a crearsi un vuoto lasciato della commedia sexy anni ’70, dai polizieschi e dai thriller, che poco avevano ancora da dire e che ormai sembravano lontani dai loro periodi migliori.
Fa il suo esordio nel 1980 con un gioiellino, Un Sacco Bello, in una pellicola che lo vede regista, attore e sceneggiatore, seguiranno poi successi memorabili come Borotalco e Bianco Rosso e Verdone. Nei suoi primi film Verdone si caratterizza per l’utilizzo frequente di personaggi rubati alla Roma verace, e sfrutta quei segni distintivi, a volte anche in modo caricaturale, per tracciare degli identikit fortemente ancorati alla realtà. Il regista romano non ha mai nascosto di aver osservato con molta attenzione il contesto culturale romano, le sue abitudini, le sue ossessioni, e che questo rapporto cosi viscerale con Roma sia stato per lui una grande fonte di ispirazione. Nascono da qui alcuni dei sui personaggi iconici, i loro tormentoni, e quelle avventure bizzarre che sembrano avere tutti tratti di una commedia umana.
“Verdone spazza via il decennio precedente, ripulisce la città e riparte dai personaggi che non sono orfani di una stagione di contrasti politici e sociali, ne sono immuni, avendo trascorso quegli anni nei teatrini, allora rigorosamente off, e in televisione. Al regista romano, è evidente, interessano i volti, la mimica, il linguaggio, i modi di dire, le inflessioni dialettali, i tic, le ossessioni di quegli attori sconosciuti che si esibiscono ogni giorno per pochi eletti sul palcoscenico della vita”
Dalla monografia Carlo Verdone – L’insostenibile leggerezza della malinconia a cura di Enrico Magrelli.
Ma da dove arrivano veramente quei tratti distintivi dei personaggi di Carlo Verdone?
Uno dei più amati può essere sicuramente il Coatto, cavallo di battaglia della commedia verdoniana. Una parodia sincera di tanti coatti che è facile incontrare nella Roma popolare, nei locali e nei quartieri di periferia. Enzo, romano ruspante di Un Sacco Bello, oppure Oscar Pettinari di Troppo forte, o magari Ivano di Viaggi di Nozze. Hanno storie e abitudine diverse, ma tutti sono accomunati da quell’animo coatto e piacione tanto caro a Verdone. C’è chi millanta avventure amorose come Enzo, chi prova a proiettare l’immagine di macho e uomo sicuro come Oscar che raccontava di come fosse facilmente sopravvissuto al morso di una bestia tropicale: “Come ve ‘a spiegate ‘sta resistenza ai sieri, daje, come te ‘a spieghi? È che c’ho l’anticorpi coi controcojoni c’ho! Ma magari me venisse l’AIDS, la sdereno in du’ ore, che ore so’? E 10 e mezzo, a mezzogiorno e mezzo l’ho sventrata!”. O magari Ivano che invece tra i tanti sembra realmente avercela fatta, o forse è quello che più di tutti riesce a farlo credere agli altri. Sono tutti figli di Roma, venuti alla luce nei bar o nelle piazze, come ammette lo stesso regista.
Carlo Verone, infatti, ha più volte affermato di essersi lasciato ispirare dal quartiere di Campo de’ fiori, che da giovane era solito frequentare, e proprio da quei luoghi e da quelle esperienze nascono le frasi cult e gli atteggiamenti fedelmente riproposti dai suoi “coatti”.
Un altro personaggio ricorrente nella narrativa di Verdone è quelle meticoloso e pedante, quasi insopportabile e decisamente logorroico. È il caso di Furio Zoccano di Bianco Rosso e Verdone, conosciuto come il più fastidioso socio ACI che la storia ricordi, diventato celebre per la sua ipocondria ma soprattutto per il curioso rapporto con sua moglie, la malcapitata Magda. I tratti di Furio vengono poi riproposti con il dottor Raniero Cotti Borroni, un luminare della medicina celebre per l’ossessione della defunta moglie Scilla, e con il Professore Callisto Cagnato, un docente universitario vittima dalle sue ingombranti manie.
Questo personaggio, a detta dell’autore, è un ibrido tra sue Zio Corrado, meticoloso e pignolo, e un vecchio professore che era solito frequentare casa Verdone.
C’è poi il Bambinone, quello un po’ tontarello, che prende vita nei panni di Leo in Un Sacco Bello e di Mimmo in Bianco rosso e Verdone, quest’ultimo famoso per la sua perplessità tradotta nel cult “’N che senso?”. Rimane difficile non provare affetto per quei ragazzoni con lo sguardo perso e il cuore grande. Risultano ingenui e infantili ma con più attenzione si riesce anche a cogliere la poesia e la saggezza che Verdone ha saputo nascondere nelle premure e nelle attenzioni che Mimmo e Leo riservano ai loro affetti più cari.
Questo personaggio trae ispirazione da Stefano, un vicino di casa del regista romano, “Un ragazzo di grande poesia” dice Verdone riferendosi a lui. Il grande affetto che l’autore nutriva per Stefano è riuscito a riportarlo nei suoi film e ha condiviso un pezzetto di quel sentimento con i suoi spettatori, rompendo il muro dell’empatia e lasciandoci entrare tra i suoi affetti.
Carlo verdone ha saputo descrivere Roma con molta accortezza, le sue opere rappresentano un testamento della romanità e di tutte le sue stravaganze. Ha saputo mettere in scena la vita reale, molte volte preferendo il lato ironico, rispettando l’identità della sua terra e delle persone a cui si è ispirato.

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