Sulle tracce di Pierpaolo Pasolini. Intervista ad un pezzo di storia: Silvio Parrello, “Er pecetto” citato nel libro “Ragazzi di Vita”

Con queste righe tratte dal libro “Ragazzi di Vita”, il poeta, scrittore e cineasta Pierpaolo Pasolini ricorda un giovanissimo Silvio Parrello. Soprannominato “Er Pecetto”, pittore, lo incontriamo nel suo studio di Roma a Monteverde in via Federico Ozanam. È un piccolo museo non ufficiale ricco di testi, ritagli di giornali, oggetti rari e preziosi appartenuti a Pierpaolo Pasolini. (E facciamogli gli auguri perché oggi è il suo compleanno).
Sulle tracce di Pierpaolo Pasolini. Intervista ad un pezzo di storia: Silvio Parrello, “Er pecetto” citato nel libro “Ragazzi di Vita”.
Articolo di Rita Chessa.
“Erano più di una cinquantina ed invasero il piccolo spiazzo d’erba sporca (… ) Per primo partì Monnezza (…) gli andarono dietro Remo , lo Spudorato, Il Pecetto…”
Con queste righe tratte dal libro “Ragazzi di Vita”, il poeta, scrittore e cineasta Pierpaolo Pasolini ricorda un giovanissimo Silvio Parrello. Soprannominato “Er Pecetto”, pittore, lo incontriamo nel suo studio di Roma a Monteverde in via Federico Ozanam. È un piccolo museo non ufficiale ricco di testi, ritagli di giornali, oggetti rari e preziosi appartenuti a Pierpaolo Pasolini. (E facciamogli gli auguri perché oggi è il suo compleanno).
Esistono menti illuminate capaci di attraversare il tempo ed intuire le evoluzioni del mondo: Pasolini era un meticoloso osservatore, uno straordinario autore critico della classe borghese. Le sue posizioni radicali si riflettono nella sua opera non solo letteraria, ma anche cinematografica al punto da essere letteralmente perseguitato dalla censura.
Gli occhi di Silvio s’illuminano appena pronuncio il nome di uno dei più significativi esponenti della letteratura italiana del Novecento.
Come hai conosciuto Pasolini?
“Ho conosciuto Pierpaolo perché venne qui a Monteverde negli anni ‘50. Abitava a via Fonteiana 86. In questa foto avrò avuto 7-8 anni. Pasolini era una persona incredibile. Facevamo un sacco di cose insieme, giocavamo a calcio, andavamo a fare il bagno al Tevere, era uno di noi. Lui passava molto tempo con noi e allo stesso tempo ci studiava”.
Perché eri soprannominato “Er Pecetto”?
“Mio padre faceva il calzolaio e all’epoca chi faceva questo mestiere era chiamato “pecione” perché utilizzava la pece per impastare lo spago usato per cucire la suola delle scarpe. Io ero il figlio, quindi ‘pecetto’”. (Ride)
Hai un particolare ricordo con lui che custodisci nel cuore?
“Era di una generosità incredibile. Una mattina mia madre, scendendo da piazza San Giovanni Di Dio, incontrò Pierpaolo vicino al campetto di calcio. Lui le venne incontro e le regalò 10.000 lire. All’epoca era circa la metà dello stipendio di un insegnante. Immagina la sorpresa per mia mamma.
Ricordo anche che veniva spesso in zona con la macchina che gli regalò Federico Fellini, una Fiat 600. Quando arrivava lui la lasciava volontariamente aperta con i tasconi pieni di monetine. Probabilmente lo faceva di proposito. Noi ragazzini poi andavamo con quei soldi a comprarci il gelato”.
A marzo ricorre il centenario della nascita del grande poeta avvenuta a Bologna nel 1922. Si laureò in Lettere nella sua città di origine, per poi recarsi a Casarsa in Friuli Venezia Giulia. Nel 1949 si trasferì a Roma dove lavorerà fino alla morte. I capolavori della sua produzione letteraria, cinematografica, provocarono all’epoca molto clamore. Questo limite del costume costituiva un velo opaco calato davanti agli occhi miopi di una consistente fetta della società di quel periodo incapace di riconoscerne l’immensità, ora invece definitivamente consacrata in tutto il mondo.
“Se verrai a trovarmi di nuovo ho ancora tante storie da raccontare” mi dice Silvio.
“Lo farò sicuramente” gli rispondo con il bisogno impellente di tornare a casa per rileggere tutte le poesie di Pasolini, i libri, rivedere non solo i film più conosciuti come “Accattone”, “Mamma Roma”, “Teorema”, “Salò o le 120 giornate di Sodoma” solo per citarne alcuni, ma per approfondire la sua ricerca meno nota in campo teatrale, la saggistica, fino agli articoli di giornale.
Viene voglia di percorrere a piedi la Roma pasoliniana, quella delle periferie e delle borgate, tornare all’Idroscalo di Ostia dove fu ucciso e leggere ad alta voce, insieme ai giovani che ora lo conoscono appena “Poesia in forma di rosa”.
Magari torneremo proprio con Silvio a farci da Virgilio che alla fine del nostro incontro, fuori dalla sua bottega, prima di salutarci mi decanta un pezzo di testo tratto da “Ragazzi di Vita”.

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