Lo sapevate? Quali e quante sono le “statue parlanti” romane?

(SECONDA PUNTATA) Ieri abbiamo visto la prima puntata dedicata alle statue romane "parlanti". Oggi andremo a veder quali sono e dove si trovano queste statue.
Lo sapevate? Quali e quante sono le “statue parlanti” romane?
(SECONDA PUNTATA) Ieri abbiamo visto la prima puntata dedicata alle statue romane “parlanti”. Oggi andremo a veder quali sono e dove si trovano queste statue.
Le statue parlanti di Roma sono una serie di statue (tradizionalmente sei) su cui, fin dal XVI secolo, i Romani affiggevano (e continuano tuttora ad affiggere) messaggi anonimi, contenenti per lo più critiche e componimenti satirici contro i governanti, messaggi spesso detti “pasquinate” dalla statua parlante più nota, il Pasquino.
Sistemate in vari luoghi del centro della Capitale, le Statue Parlanti nacquero in epoca pontificia quando il popolo cominciò ad appendere al collo di queste sculture cartelli con scritte satiriche, invettive e frasi umoristiche che miravano a deridere vari personaggi pubblici, tra i quali spesso anche il Papa. Le frasi erano rigorosamente di autori anonimi, per paura di essere puniti.
La più celebre delle statue parlanti è sicuramente il Pasquino, da cui deriva il termine “pasquinate”, nome dato ai componimenti affissi sulle statue. Rinvenuta in piazza Navona alla fine del XV secolo, e databile probabilmente alla fine del I secolo d.C., la statua è parte di un gruppo scultoreo di epoca romana, raffigurante Menelao che sorregge il corpo di Patroclo colpito a morte da Ettore.
In occasione della festa di San Marco (25 aprile), la statua veniva abbigliata come una divinità e su di essa venivano affissi epigrammi nel corso di certami accademici che si tenevano nella piazza. L’origine del nome non è nota: secondo alcuni, Pasquino era un noto oste o artigiano della zona, famoso per per i suoi versi pungenti, o un docente di grammatica latina.
Nel cortile di Palazzo Nuovo in Campidoglio si trova l’imponente Marforio.
Si tratta di una statua colossale raffigurante una divinità maschile sdraiata sul bordo di una vasca, con lunga barba e un lungo mantello e una conchiglia nella mano sinistra. La figura viene interpretata come la personificazione di Oceano o di un fiume.
Databile al I secolo d.C., fu rinvenuta nel Foro Romano, presso l’Arco di Settimio Severo, nel XVI secolo.
Tra le statue c’è anche una donna: Madama Lucrezia è il mezzo busto di epoca romana con il volto sfigurato, alto circa 3 metri, posto all’angolo tra il Palazzo Venezia e la Basilica di San Marco, nell’omonima piazza.
La statua raffigura probabilmente la dea Iside. L’appellativo di Madama Lucrezia è di origine incerta: deriva forse da Lucrezia D’Alagno, amica di Alfonso d’Aragona e di Paolo II, o da una Lucrezia moglie di Giacomo dei Piccini da Bologna.
Vicino alla Chiesa di Sant’Atanasio dei Greci, si trova la statua di un sileno adagiato su un fianco, che per la sua bruttezza, fu ribattezzato Babuino, perché ricordava una scimmia.
Fa parte di una fontana, originariamente addossata alla facciata principale di palazzo Grandi. Il Babuino arrivò a competere con la più famosa statua di Pasquino, tanto che le sue invettive vennero chiamate anche “babuinate”.
In Via Lata si trova la statua parlante più recente, raffigurante un personaggio realmente esistito, denominato il Facchino.
Rappresenta un acquaiolo che sostiene un barilotto da cui fuoriesce l’acqua, con il tipico vestito cinquecentesco dei facchini, che riempivano botti e botticelle con l’acqua attinta dal Tevere o dalle tre bocche dell’antica fontana di Trevi, per distribuirla durante il giorno. La statua del Facchino, inserita in una piccola fontana, fu realizzata dallo scultore Jacopo Del Conte alla fine del 1500. Nelle ore notturne, il Facchino subì la deturpazione del viso, perché il popolo lo riteneva rassomigliante a Martin Lutero.
L’Abate Luigi è una statua romana senza testa, di epoca tardo imperiale, raffigurante un uomo togato, forse un magistrato. Dopo numerosi trasferimenti, la statua si trova attualmente in Piazza Vidoni.
Il nome sembra derivi dalla somiglianza con un sagrestano della vicina chiesa del Santissimo Sudario. In occasione del restauro del 2009, al tronco della statua è stata aggiunto il calco della testa realizzato negli anni ‘70 sulla base della copia conservata nel Museo di Roma in Trastevere.

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