Monumenti romani: Santa Maria del Popolo, la chiesa che fu costruita sopra la tomba di Nerone
Monumenti romani: Santa Maria del Popolo, la chiesa che fu costruita sopra la tomba di Nerone. La chiesa di Santa Maria del Popolo è stata costruita sopra un luogo maledetto. La basilica che tutti conosciamo crebbe attorno a una piccola
Monumenti romani: Santa Maria del Popolo, la chiesa che fu costruita sopra la tomba di Nerone.
La chiesa di Santa Maria del Popolo è stata costruita sopra un luogo maledetto. La basilica che tutti conosciamo crebbe attorno a una piccola cappella che fu fatta costruire dal Papa nel 1099, dopo la demolizione della tomba dove era seppellito Nerone. Andiamo alla scoperta di questo luogo unico ricchissimo di opere meravigliose.
L’imperatore e tiranno romano che uccise la madre Agrippina e fece bruciare Roma, si era fatto uccidere da uno schiavo (lui non ne ebbe il coraggio) proprio in questo luogo, che da quel giorno divenne maledetto.
Allora questo sito si trovava in campagna e intorno c’era un boschetto di pioppi, che si diceva fosse infestato da spiriti maligni.
Il Papa di allora, Pasquale II, preoccupato per le dicerie e le lamentele dei Romani, terrorizzati, fece esorcizzare la zona, e vi fece costruire un luogo di culto cattolico, una prima costruzione che poi ampliandosi sarebbe diventata Santa Maria del Popolo. Secondo una leggenda il suo nome non deriverebbe infatti da “popolo”, ma da “pioppo”, che in latino si dice “populus”.
La tomba di Nerone si trovava nel Sepolcro dei Domizi (e non sulla via Cassia, come erroneamente ritenuto a causa di una credenza popolare sorta nel medioevo), detto anche Mausoleo dei Domizi Enobarbi, che ancora si trova al di sotto della basilica di Santa Maria del Popolo, alle pendici del Pincio.
Qui vennero sepolte le ceneri di Nerone, che erano conservate in un’urna di porfido, sormontata da un altare di marmo lunense.
La distruzione del mausoleo avvenne, agli inizi del XII secolo, allo scopo di eliminare la memoria popolare di Nerone che ancora sopravviveva ad oltre un millennio dalla morte. Pasquale II era uomo particolarmente superstizioso, ossessionato dai corvi che volteggiavano sull’albero (un noce secolare) piantato nelle adiacenze della tomba dei Domizi Enobarbi. Egli era terrorizzato dall’idea che quei corvi fossero demòni in attesa della reincarnazione dell’imperatore Nerone, da secoli identificato come l’anticristo.
La convinzione di Pasquale era nata dallo strampalato sillogismo di alcuni autori cristiani, che avevano messo in relazione il passo 13-15 dell’Apocalisse di Giovanni “Bestia il cui numero è 666” con il fatto che sommando il valore numerico delle lettere che compongono le parole “Nerone Cesare” in lingua ebraica, si ottiene il numero 666.
La tomba era divenuta un problematica seria che affliggeva soprattutto il popolo di Roma. La paura che Nerone potesse tornare dagli inferi nella figura di Anticristo era una credenza popolare che l’élite degli intellettuali cristiani guardava con sospetto e questa credenza popolare radicatasi dal tardo terzo secolo, risultò fastidiosa ai capi della Chiesa.
Il Papa fece radere al suolo il mausoleo dei Domizi Enobarbi e tagliare il noce secolare. Al loro posto, fu eretta una cappella: nucleo originario di quella che oggi, dopo varie trasformazioni e ampliamenti, è la basilica di Santa Maria del Popolo, in Piazza del Popolo a Roma. Le ceneri di Nerone, con tutta probabilità, furono invece gettate nel fiume Tevere.
Successivamente venne diffusa la voce che i resti di Nerone fossero stati traslati in un mausoleo sulla via Cassia, fuori dalle mura cittadine. Ancora oggi la zona è denominata Tomba di Nerone, sebbene l’epigrafe latina indichi chiaramente essere il sepolcro del prefetto Publio Vibio Mariano.
La basilica di Santa Maria del Popolo si trova nel centro storico di Roma, in piazza del Popolo, dalla quale prende il nome, a lato della porta del Popolo. La chiesa ospita numerose opere d’arte e monumenti funebri.
La chiesa ha origine da una piccola cappella, eretta da papa Pasquale II nel 1099, dopo aver fatto demolire il mausoleo dei Domizi Enobarbi, tomba dell’imperatore Nerone.
Nel 1227 la cappella fu ingrandita da papa Gregorio IX, che vi fece trasportare dalla cappella del Santissimo Salvatore in Laterano l’immagine di santa Maria del popolo, che ancora oggi si venera nella chiesa.
Successivamente venne ricostruita e ampliata, sotto Sisto IV, da Giovannino de’ Dolci, tra il 1472 ed il 1477, con un aspetto rinascimentale.
Dal 1250 la chiesa è officiata dagli Agostiniani. Il campanile è del periodo tardogotico di gusto lombardo con rivestimento in cotto, cuspide a cono cestile e pinnacoli (sempre in cotto) agli angoli.
Tra il XV e XVI secolo furono effettuati una serie di profondi interventi, che diedero una caratterizzazione barocca all’essenziale struttura rinascimentale. Gli interventi furono del Bramante, di Carlo Maderno, di Raffaello, che, nello stesso periodo, progettò la cappella Chigi e di Gian Lorenzo Bernini.
La facciata, rivestita di travertino, risale all’epoca di papa Sisto IV, il cui stemma è inserito nel timpano; fu poi modificata dal Bernini. Essa è tripartita con due ordini di lesene, e con tre portali, di cui quello centrale, sormontato nella lunetta da una Madonna col Bambino, è della bottega del Bregno.
L’interno della basilica, che conserva numerose opere d’arte e monumenti funerari, è a tre navate con quattro cappelle per lato; termina con un ampio transetto, sul quale si affacciano quattro cappelle, una cupola ed un profondo presbiterio.
Santa Maria del Popolo è uno degli edifici più significativi del Rinascimento romano, per i suoi caratteri architettonici e anche per i dipinti e le sculture che custodisce.
La chiesa fu arricchita e modificata nel corso dei secoli per mano di valenti architetti e artisti.
Tra queste, la più importante è la Cappella Chigi, la seconda a sinistra, realizzata su progetto di Raffaello per il banchiere Agostino Chigi a partire dal 1513, e terminata soltanto tra il 1652 e il 1656, con l’intervento di Gian Lorenzo Bernini per volere di papa Alessandro VII Chigi.
La Cappella Cerasi, nel transetto sinistro, vicino all’altare, ospita due capolavori di Caravaggio: la Crocifissione di San Pietro, realizzata intorno al 1601, e la Conversione di San Paolo, dello stesso periodo. Le due tele, dipinte ad olio, furono commissionate a Caravaggio nel settembre del 1600 dal proprietario della cappella, Tiberio Cerasi, tesoriere di papa Clemente VIII.
Ad Annibale Carracci fu invece affidata la pala d’altare raffigurante l’Assunzione della Vergine.
Da segnalare, inoltre, la Cappella Della Rovere, realizzata dall’architetto Andrea Bregno, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, e decorata con magnifici affreschi attribuiti a Pinturicchio e alla sua bottega.
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