Lo sapevate? Quale è la statua più famosa di Roma?

Lo sapevate? Quale è la statua più famosa di Roma? A Roma si trovano una infinità di statua antiche e meno antiche, conservate nei numerosi musei della Capitale. Ma una di queste ha rapito il cuore dei Romani, per ovvie

Le prime notizie sicure su questa statua risalgono al X secolo, quando si trovava incatenata sulla facciata o all’interno del palazzo del Laterano: nel Chronicon di Benedetto da Soracte risalente appunto al X secolo, il monaco descrive l’istituzione di una suprema corte di giustizia “nel palazzo del Laterano, nel posto chiamato …[graffiti]…, cioè la madre dei Romani.” Processi ed esecuzioni “alla lupa” sono registrate di tanto in tanto fino al 1450. La Lupa era conservata con altri monumenti, come l’iscrizione bronzea della lex de imperio Vespasiani, che venivano esposti come cimeli per attestare la continuità tra Impero romano e papato, tra antichità e medioevo.
La statua venne poi ospitata fino al 1471 nella chiesa di San Teodoro, che si trova tra il Palatino ed il Campidoglio. In quell’anno fu donata da Sisto IV della Rovere (inv. MC 1181) al “popolo romano” e da allora si trova nei Musei Capitolini, nella Sala della Lupa.
A parte qualche piccolo danno e lacuna prontamente restaurati, la statua della Lupa è integra. Il modellato è in linea di massima scarno e rigido, ma impreziosito da un decorativismo minuto, chiaro ed essenziale, soprattutto nel disegno del pelo, che è reso sul collo con un motivo calligrafico di ciocche “a fiamma”, che prosegue nelle linee oltre la spalla e sulla sommità del dorso, fino alla coda.
L’animale è posto di profilo, con la testa girata verso lo spettatore di novanta gradi. Le fauci sono semiaperte e i denti aguzzi. Il corpo dell’animale è magro, mettendo in mostra tutto il costato. Le mammelle sul ventre sono ben evidenti. Anche le zampe presentano un aspetto asciutto e ruvido, e sono modellate in posizione di guardia.
Sistemata al centro della sala che oggi porta il suo nome, in vista della ristrutturazione michelangiolesca dove Aldrovandi la ricorda nel XVI secolo, la lupa con la sua straordinaria forza evocativa, rappresenta il simbolo della città.

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Lo sapevate? Dal balcone di Palazzo Venezia Mussolini annunciò l’ingresso dell’Italia in guerra

Palazzo Venezia è uno degli edifici storici più famosi di Roma. Era dal balcone di questo palazzo che Mussolini arringava la folla nelle occasioni più importanti, come nel 1940 quando, dichiarando guerra alla Francia e al Regno Unito, decretò l’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale.
Chiamato anche Palazzo Barbo si trova tra piazza Venezia e via del Plebiscito. Attualmente ospita il Museo nazionale di Palazzo Venezia e la sede dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte (INASA), con l’importante biblioteca di archeologia e storia dell’arte.
Fu costruito tra il 1455 e il 1467 su commissione del cardinale veneziano Pietro Barbo, che in seguito divenne papa con il nome di Paolo II. Anche per questa struttura venne utilizzato travertino proveniente dal Colosseo e dal Teatro di Marcello.
La paternità del progetto del palazzo, che rappresenta uno dei primi e più importanti edifici civili della Roma rinascimentale, è incerta; per alcuni è da riferire a Leon Battista Alberti, per altri a Giuliano da Maiano, che sicuramente scolpì il portone principale del palazzo, per altri a Bernardo Rossellino.
È tuttavia più accreditata dalla critica più recente l’attribuzione a Francesco del Borgo, già attivo a Roma come architetto della corte papale presso Niccolò V.
Quello che è certo è che il Barbo divenuto papa, dispose l’ampliamento del palazzo nel 1466 affidandone la costruzione all’architetto Bernardo di Lorenzo di Firenze, sotto la conduzione dello scrittore apostolico Francesco del Borgo S. Sepolcro.
Dopo varie vicissitudini nel 1797 passò in proprietà agli austriaci, divenne sede dell’ambasciata austriaca (dal 1867 ambasciata dell’Impero austro-ungarico) presso la Santa Sede, e dal 1916 passò allo Stato italiano in seguito ad espropriazione come rappresaglia per il bombardamento di Venezia da parte dell’esercito asburgico. Il 16 settembre 1929 Mussolini pose qui la sede del proprio quartier generale, nella sala del mappamondo; nei restanti anni del fascismo la luce di questa stanza non veniva mai spenta a significare che il governo non riposava mai. Dal 1923 al 1943 fu sede delle riunioni del Gran consiglio del fascismo.
Il 1° settembre 1939, dopo l’attacco tedesco contro la Polonia, il capo del governo Benito Mussolini, nonostante un patto di alleanza con la Germania, dichiarò la non belligeranza italiana. L’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale avvenne con una serie di atti formali e diplomatici solo dopo nove mesi, il 10 giugno 1940, e fu annunciata da Mussolini stesso con un celebre discorso dal balcone di Palazzo Venezia.

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