Tra i luoghi più famosi e unici di Napoli, l’Ospedale delle Bambole sfida il tempo e racconta un pezzo della nostra storia
All’interno del cortile di uno dei palazzi più eleganti di Napoli, Palazzo Marigliano, l-antico Ospedale delle Bambole continua a vivere come un piccolo museo. Testimonianza preziosa di un mondo antico, non solo quello della nostra infanzia, ma anche di un-epoca ornai sepolta dai dettami del consumismo
Ecco una delle attrazioni turistiche più particolari e giustamente famose di Napoli: l’Ospedale delle Bambole. Una piccola e storica bottega in via San Biagio dei Librai, all’interno del cortile del meraviglioso palazzo Marigliano, dall’aria antica e fascinosa, Una piccola entrata sulla destra apre la porta ad un mondo sospeso tra fantasie, desideri, simboli magici e onirici. Qui, accolti dalla melodia incantatrice di un carillon, lo sguardo resta incantato di fronte ad uno spettacolo che ha del magico e misterioso, unico nel suo genere: bambole di ogni foggia, aspetto e dimensione, guardano con occhi tristi, a volte allegri, un mondo caotico.
L’Ospedale delle Bambole nasce alla fine del 1800 quando, in via San Biagio dei Librai, il bisnonno di Tiziana Grassi, erede di questa antica arte, iniziò l’attività in una bottega nella quale preparava scenografie per teatrini e aggiustava pupi. Così qualcuno iniziò anche a portargli bambole da aggiustare. Fuori da quella bottega ci fu presto un’esposizione di tanti pezzi diversi di bambole, tanto che, come racconta Tiziana Grassi, una signora di passaggio esclamò “questo pare un ospedale delle bambole!”.
E da lì iniziò la lunga e prodigiosa storia dell’Ospedale delle bambole. Varcare la porta della bottega significa ripercorrere sentieri del passato: si torna al mondo dell’infanzia e alla sua spensieratezza, spesso alla sua follia, a quella fantasia con cui un bambino riesce a creare mondi meravigliosamente sospesi in un tempo mai esistito.
Entrando da quell’apertura magica dell’Ospedale delle Bambole si vedono subito tante testine di bambole antiche e su una parete in alto, alcune appoggiate ad uno specchio dorato con guance rubiconde, occhietti vivaci e cuffiette in merletto; bocce di vetro contenenti tanti occhietti per le bambole bisognose di trapianti; altalene sospese al soffitto e vassoi poggiati su antichi cassettoni con pozioni di guarigione salva bambole e di disinfezione in caso di ferite; valigie di cuoio antico a terra con medicine di pronto intervento; sculture verticali e lunghe con tante bambole svestite e poi una sezione intera dedicata alla vestitura, con tanti vestitini colorati e cappellini in paglia, fiocchi e lustrini. In un angolo appartato persino la sala di trucco e parrucco e nel corridoio che conduce alle viscere interne di questo luogo sacro dell’Ospedale delle Bambole, il Bambolatorio , che tra mille lucine pendenti dal soffitto, immerge in un mondo sognante.
In tutto e per tutto, questo luogo racconta di qualcosa che non c’è più, forse definitivamente scomparso. Di un’epoca in cui ancora qualcuno portava bambole e giochi a riparare, dandogli la possibilità di una seconda vita. Cosa oggi, in epoca di consumismo e obsolescenza programmata, davvero impossibile.
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