Spiagge napoletane. Perché si chiama “Mappatella” il lido più famoso di Napoli? Torniamo nell’antica Roma e scopriamolo
È una piccola ma famosissima lingua di spiaggia nera e ha un nome evocativo: lido Mappatella. Uno dei pochissimi lidi rimasti pubblici, un tempo meta solo dei meno ricchi, oggi molto frequentato anche dai turisti. Non ha nulla da invidiare ai lidi privati di Posillipo, oggi è una spiaggia più curata e gode di un bellissimo panorama sul Golfo.
Chi non conosce il lido Mappatella – o Mappatella beach? Piccola e arcinota spiaggia pubblica di Napoli, posta davanti alla Rotonda Diaz sul lungomare Caracciolo. Un nome che è quasi leggenda, a metà tra il serio e l’ironico.
La parola Mappatella deriva dal termine latino “mappa”: un fazzoletto utilizzato dai Romani durante i pranzi, la cui funzione, oltre quella di asciugare le mani, era quella di contenere gli avanzi del banchetto da portare a casa, a volte di nascosto. Praticamente, una versione antica del nostro “cartoccio”. Da qui, i napoletani hanno denominato questa spiaggia proprio così per la quantità di persone con la cosiddetta “mappatella”, ovvero le scorte di cibo portate da casa per trascorrere la giornata al mare.
Meta da sempre dei cosiddetti “lazzari”, i ragazzini dei quartieri che venivano al mare vestiti d stracci, magari solo con una piccola “mappata” dentro cui riponevano il poco che avevano. Fino a qualche anno fa, la spiaggia era meta esclusiva delle famiglie meno abbienti, dei moderni scugnizzi, tutti quelli che insomma non si possono permettere vacanze furi città o più semplicemente i costosi lidi privati di Posillipo. Da qualche anno a questa parte, la spiaggia è stata molto rivalutata, viene regolarmente pulita, è forn ita di docce e oltre che meta di napoletani di ogni estrazione sociale, è molto ambita anche dai turisti per la facilità di accesso e per la bellezza della posizione di cui gode, proprio di fronte al Castel dell’Ovo.
Il lido, molto piccolo e certamente insufficiente a contenere il gran numero di persone che vogliono farsi un bagno e godere di una risorsa preziosa e gratuita come il mare, ci ricorda comunque lo scandalo di un lungomare senza spiagge, ma con tanto cemento e scogliere artificiali, creato con una colmata a mare pochi anni dopo l’Unità d’Italia, distruggendo quell’arenile meravigliosamente ritratto nelle prime foto e nelle stupende vedute-sogno dei pittori fiamminghi Van Pitloo e Gaspar van Wittel.
Altro scandalo è quello del numero davvero esiguo di spiagge pubbliche e gratuite in una città bagnata dal mare come è Napoli. Sono davvero pochi i pezzetti di spiaggia lasciati liberi, la privatizzazione selvaggia ha sottratto questa ricchezza a tutti e tutte, facendo divenire in molti casi il mare una prerogativa da “ricchi”, visto il costo medio di ombrelloni e sdraio in un lido privato. Da anni su questi temi si batte un comitato molto forte di cittadini e cittadine che chiedono a gran voce che venga restituito a tutti il mare, libero e pulito. Una battaglia di civiltà, una lotta per i diritti anche questa.
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