Ciro, il più piccolo dinosauro del mondo, fu ritrovato in Campania negli anni Ottanta

Il dinosauro campano è uno dei più piccoli nella storia della paleontologia. Fu ritrovato a Pietraroja, in provincia di Benevento, al confine con il Molise, Giovanni Tedesco, un veronese appassionato di resti fossili, nel 1980 scoprì i resti di uno dei dinosauri più piccoli mai visti: i resti identificati appartenevano ad un dinosauro di 50 centimetri. “Ciro” è custodito dalla Soprintendenza Archeologica di Caserta e Benevento, sede di Benevento, ed è esposto in una mostra paleontologica permanente. La sua è una storia tragica ma bellissima.
Lo sapevate? Ciro, è il più piccolo dinosauro del mondo e fu ritrovato in Campania negli anni Ottanta.
Il dinosauro campano è uno dei più piccoli nella storia della paleontologia. Fu ritrovato a Pietraroja, in provincia di Benevento, al confine con il Molise, Giovanni Tedesco, un veronese appassionato di resti fossili, nel 1980 scoprì i resti di uno dei dinosauri più piccoli mai visti: i resti identificati appartenevano ad un dinosauro di 50 centimetri. “Ciro” è custodito dalla Soprintendenza Archeologica di Caserta e Benevento, sede di Benevento, ed è esposto in una mostra paleontologica permanente. La sua è una storia tragica ma bellissima.
Apparteneva alla categoria chiamata Scipionyx Samniticus.
Il piccolo dinosauro era nato da poco, il suo peso doveva essere di una ventina di chili massimo, l’autopsia fatta in seguito rivelò che aveva ancora il ventre gonfio; probabilmente era piumato, a sangue caldo, e si nutriva di carne e pesce.
Il piccolo dinosauro visse solo pochi minuti, il tempo di mangiare qualcosa fornitogli dalle madre, poi un cataclisma lo travolse.
Come riporta un articolo della Società geologica italiana fu il primo dinosauro scoperto in Italia. La sua importanza scientifica è enorme per il suo eccezionale stato di conservazione. Gli organi interni di Scipionyx sono fossilizzati in modo eccezionale, fino a livello cellulare e subcellulare. Quell’esserino non più lungo di cinquanta centimetri è, tuttora, il dinosauro meglio conservato al mondo.
I tessuti molli di Scipionyx sono visibili in gran parte ad occhio nudo, grazie al colore ocra che li distingue dal bruno scuro delle ossa. Altri resti organici sono conservati sotto forma di sottili pellicole, che possono essere viste solo in fluorescenza indotta da luce ultravioletta.
Ciro è l’unico esemplare conosciuto della specie Scipionyx samniticus (nome che significa “l’artiglio di Scipione che viene dal Sannio”). Le sue piccole dimensioni e le “strane” proporzioni del corpo, come gli occhi enormi e il muso corto, sono un chiaro indizio di immaturità. Difficile capire quanto sarebbe cresciuto, tuttavia in base a confronti con altri compsognatidi (il gruppo di dinosauri cui appartiene) si stima che da adulto non superasse i due metri di lunghezza.
L’autopsia su Scipionyx ci ha rivelato molti particolari della sua vita. Appena uscito dall’uovo, con la fontanella aperta sul cranio come nei nostri neonati e col ventre ancora gonfio di una piccola riserva nutritiva di tuorlo, Ciro ebbe giusto il tempo di sgranchirsi le gambe e assaporare i primi pasti. Di questi sappiamo persino l’ordine in cui furono ingeriti (un dato quasi impossibile da ricavare nei fossili!) in quanto i resti delle sue prede, anch’essi fossilizzati, sono rimasti intrappolati in punti precisi lungo il tubo digerente. Da qui l’ennesima scoperta: la dieta di questo dinosauro “carnivoro” in realtà non comprendeva solo carne (piccoli rettili) ma anche pesci.
Le dimensioni relativamente grandi di una zampa di lucertola trovata nello stomaco di Ciro fanno anche supporre che il piccolo dinosauro sia stato nutrito dai genitori con pezzi di prede catturate e sminuzzate appositamente. Il dinosauro neonato non ebbe neppure il tempo di digerirla. Un evento improvviso, forse un uragano, pose fine ad una vita durata solo pochi giorni, ma la fossilizzazione permise un vero miracolo. Grazie a particolari condizioni fisico-chimiche, presenti sul fondo della laguna in cui si depositò la carcassa del piccolo dinosauro, gli organi interni furono invasi dalle acque minerali prima che potessero decomporsi e vennero replicati da cristalli di fosfato di calcio più piccoli di un millesimo di millimetro, che ancora oggi ci mostrano strutture anatomiche delicatissime.
Per essere un fossile, per di più risalente a 110 milioni di anni fa (Cretaceo inferiore), Ciro conserva una incredibile varietà di tessuti molli: legamenti tra le vertebre, cartilagini articolari, connettivi del collo, parte dell’esofago e della trachea, tracce del fegato, l’intero intestino, vasi sanguigni, fasci muscolari composti da cellule ancora perfettamente allineate. Ancora più stupefacente appare che alcuni elementi chimici utilizzati in vita dall’organismo, come il ferro accumulato nell’emoglobina del sangue, siano rimasti là dove erano, nel petto del dinosauro. La microsonda del SEM (microscopio elettronico a scansione) che ha effettuato le analisi non ha lasciato dubbi: quel ferro è autigeno. Ovvero, quegli stessi atomi, 110 milioni di anni fa, si trovavano nei globuli rossi di Ciro che, spinti da un piccolo cuore pulsante, trasportavano ossigeno vitale nel suo caldo corpicino piumoso.
Sì, proprio così: caldo e piumoso. Ciro era quasi certamente un animale a sangue caldo e, per mantenere costante la temperatura corporea, probabilmente era ricoperto di filamenti piumosi, come i suoi “cugini” cinesi del genere Sinosauropteryx. Il SEM del Museo di Storia Naturale di Milano ha permesso di “navigare” nei tessuti molli del dinosauro fino a migliaia di ingrandimenti. Così, per esempio, oltre a misurare la concentrazione di ferro nei resti del fegato, è stato possibile vedere i batteri fossilizzati nell’intestino e misurare le bande dei sarcomeri (le strutture di base della contrazione dei muscoli) in una singola cellula muscolare. Pertanto Ciro è divenuto un esemplare di riferimento per molte discipline scientifiche, diventando celebre non solo tra paleontologi ma anche biologi evoluzionisti, morfologi funzionali, anatomisti comparati, fisiologi, veterinari, erpetologi ed ornitologi.

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