Lo sapevate? Nel 1965 San Gennaro fu cancellato dal calendario dei santi

Durante il Concilio Vaticano II, tra il 1963 e il 1965, una commissione composta da teologi e di vescovi, decise di cancellare dal calendario dei santi San Gennaro, il protettore di Napoli. Una riforma liturgica sosteneva che non ci fossero sufficienti prove della esistenza del santo. Ecco come la presero i napoletani.
Lo sapevate? Nel 1965 San Gennaro fu cancellato dal calendario dei santi.
Durante il Concilio Vaticano II, tra il 1963 e il 1965, una commissione composta da teologi e di vescovi, decise di cancellare dal calendario dei santi San Gennaro, il protettore di Napoli. Una riforma liturgica sosteneva che non ci fossero sufficienti prove della esistenza del santo. Ecco come la presero i napoletani.
Per San Gennaro i napoletani nutrono un affetto che va ben oltre il devozionale, molti infatti si rivolgono a lui quasi fosse uno di famiglia.
I napoletani furono quindi molto scontenti quando fu presa questa decisione di cancellare San Gennaro dall’elenco dei santi e si ribellarono. Nel frattempo al santo fu assegnato il culto solo a livello locale, una decisione che rese di fatto San Gennaro un santo di serie B. I napoletani risposero con la loro proverbiale ironia, facendo comparire in città degli striscioni con scritto “San Gennaro futtatenn'”. Fu Papa Giovanni Paolo II a proclamarlo ufficialmente Patrono di Napoli e della Campania nel 1980. Per 15 anni, invece, fu sostituito da Sant’Antonio da Padova.
San Gennaro nacque nel III secolo d. C. a Napoli. Diventato vescovo di Benevento, si fece ben presto amare da tutta la comunità, cristiana e pagana. Quando decise di tornare a Napoli fu fatto arrestare dal proconsole che lo condannò a morte nell’anfiteatro di Pozzuoli, sbranati dagli orsi (o dai leoni).
Le belve si mostrarono mansuete e Dragonio decise così di farli decapitare il 19 settembre del 305 d. C. Le spoglie di San Gennaro furono sistemate a Pozzuoli e dopo circa cento anni furono trasferite nelle catacombe di Capodimonte. Durante questo spostamento il suo sangue, conservato in due ampolle di vetro, si sciolse. Oggi le due ampolle sono conservate all’interno di una teca che si trova nel Duomo di Napoli. Una curiosità nella curiosità: una delle due ampolle contiene meno sangue perché Carlo III di Borbone ne prelevò una parte per portarlo con sé in Spagna. Tre volte l’anno, durante una solenne cerimonia i fedeli accorrono per assistere alla liquefazione del sangue di san Gennaro.
Nonostante queste vicende l’esistenza storica di San Gennaro è stata più volte messa in dubbio. Da qui la decisione di cancellarlo dal calendario dei santi nel 1965.
I napoletani e la Curia partenopea reagirono immediatamente. Napoli insorse contro questa comunicazione. Il Vaticano decise quindi di restituire San Gennaro ai propri fedeli ma specificando che il suo culto doveva avere una diffusione solamente locale. I napoletani risolsero la cosa con ironia: i cittadini infatti ricoprirono i muri della città con scritte. Tra le più celebri si ricorda: “San Gennà, futtatenne!”. Più avanti, nel 1980, Giovanni Paolo II proclamò ufficialmente San Gennaro patrono di Napoli e della Campania. Un affetto infinito che adesso è anche supportato dai grandi numeri: una recente ricerca infatti ha portato il Vaticano a considerare San Gennaro il santo più amato del pianeta con svariati milioni di fedeli al suo seguito.

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