Lo sapevate? Palazzo Donn’Anna a Posillipo sarebbe infestato dagli spiriti
Chi sono i tre spiriti che vagherebbero secondo la leggenda nelle sale del palazzo? Andiamo scoprirlo in questo pezzo.
Lo sapevate? Palazzo Donn’Anna a Posillipo sarebbe infestato dagli spiriti.
Chi sono i tre spiriti che vagherebbero secondo la leggenda nelle sale del palazzo? Andiamo scoprirlo in questo pezzo.
Interessante sapere che il nome della struttura deriva da Donna Anna Carafa, nipote di Luigi Carafa di Stigliano, che acquisì la proprietà nel lontano 1571, ma c’è una curiosa leggenda che circonda questo luogo! Si dice che durante uno dei magnifici ricevimenti organizzati da Donna Anna, abbia fatto un’insolita scoperta; ha sorpreso il suo amante, Gaetano di Casapesenne, a baciare la giovane Donna Mercedes de las Torres. Ma la sorpresa non finisce qui, nei giorni seguenti, la giovane donna è misteriosamente scomparsa e si è ipotizzato che Donna Anna abbia avvelenato il suo spirito, lasciando il povero Gaetano in preda alla disperazione in uno stato di continua ricerca. Curioso, vero? Da allora, secondo la leggenda, i tre spiriti dei protagonisti della vicenda vagano ancora oggi all’interno del Palazzo, custodi eterni della passione e dell’amore perduti. Che ne pensi?
Palazzo Donn’Anna è uno degli edifici più celebri di Napoli. Depositario di memorie e racconti, questo edificio è da secoli luogo di storie e leggende. Una struttura solenne e suggestiva, edificata in un luogo magico, emblema della Napoli nobile e seducente.
Si trova ai piedi della collina di Posillipo, affacciato sul golfo di Napoli,in un arco di mare spettacolare, imponente e incompiuto (non in rovina), con una storia travagliata, sicuramente tra i luoghi simbolo della città.
Le origini del palazzo risalgono alla fine degli anni trenta del 1600, quando venne innalzato per la volontà di donna Anna Carafa, consorte del viceré Ramiro Núñez de Guzmán, duca di Medina de las Torres. Il progetto per la realizzazione fu commissionato al più importante architetto della città di quel periodo, Cosimo Fanzago, che nel 1642 approntò un disegno secondo i canoni del barocco napoletano che prevedesse tra le altre cose anche la realizzazione di un doppio punto d’ingresso, uno sul mare ed uno da una via carrozzabile che si estendeva lungo la costa di Posillipo (che conduce al cortile interno dell’edificio). Per la costruzione del palazzo, fu necessario demolire una preesistente abitazione cinquecentesca (villa Bonifacio). Il Fanzago, però, non riuscì a completare l’opera per via della prematura morte di donn’Anna, avvenuta in un contesto di insurrezione popolare a causa della temporanea caduta del viceregno spagnolo, con la conseguente fuga del marito della stessa verso Madrid (1648).
L’edificio rimasto incompiuto assunse lo spettacolare fascino di una rovina antica confusa fra i resti delle ville romane che caratterizzano il litorale di Posillipo e fra gli anfratti delle grotte. Nel tempo è diventato prima una fabbrica di cristalli (1824) e poi un albergo (con l’acquisto dei Geisser nel 1870 circa).
Oggi non è visitabile perché interamente utilizzato come abitazione privata (diviso in vari condomini).
Il palazzo è luogo di una delle più celebri leggende napoletane scritte da Matilde Serao.
Nelle credenze popolari Donn’Anna viene confusa con la famosa e discussa regina Giovanna d’Angiò che qui avrebbe incontrato i suoi giovani amanti, scelti fra prestanti pescatori e con i quali trascorreva appassionate notti di amore, per poi ammazzarli all’alba facendoli precipitare dal palazzo; la leggenda vuole che le anime di questi sventurati giovanotti tuttora si aggirino nei sotterranei dell’antica dimora, affacciandosi al mare ed emettendo lamenti. Altri invece raccontano che la regina facesse uscire il suo amante con una barca a remi dall’entrata che dà sul mare, quella che oggi è possibile vedere dalla spiaggia, tuttora usata dagli inquilini per accedere alle imbarcazioni.
Un’altra leggenda metropolitana, riportata dalla stessa Matilde Serao, narra di un fantasma della giovane e bellissima Mercede de las Torres che in una scena teatrale baciò il nobile Gaetano di Casapesenna, amante della viceregina Anna Carafa. La giovane, nipote della nobildonna Carafa, scomparve misteriosamente.
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