Il borgo di Antignano, tra le voci e i colori dell’ultima traccia dell’antica storia del Vomero
Quanto fascino racchiude il piccolo borgo, fatto di vie strette e palazzi popolari, nel cuore di un Vomero risucchiato dai palazzoni dell’archittetura moderna, fredda e funzionale, con il suo mercato chiassoso e colorato. Un nucleo resistente di storia, un luogo le cui origini risalgono all’età romana.
Il Vomero è un quartiere fatto di strade larghe, palazzi degli anni ’70, vie pedonali alberate e palazzi eleganti, un quartiere residenziale moderno e ricco; non ti aspetteresti di trovare un luogo come l’antico borgo di Antignano, che è situato proprio nel cuore del quartiere collinare, un dedalo di vie strette, abitazioni basse e modeste, in pietra e tufo, bancarelle in strada, l’atmosfera tipica dei rioni popolari, vivaci e spontanei.
Negli tempi poi, il borgo ha acquisito pure un’altra anima, grazie ad una serie di locali, bar e ristoranti che l’hanno reso uno dei poli della movida napoletana. Al mattino un mercato vivace e variopinto, ricco di voci, suoni e colori, di sera luogo d’incontro e di tempo libero, Antignano conserva intatti anche il fascino della cultura e della Storia di Napoli. Antignano ha una sua storia che risale ai tempi dell’Antica Roma, quando vide l’espansione di un casale appartenuto a un patrizio romano che aveva un proprio feudo e che si chiamava appunto Antonianium.
A differenza di quello che molti pensano, compresi molti napoletani, l’origine etimologica del nome del borgo non sarebbe quindi riconducibile ad “ante- Agnanum”, per indicare una frazione di strada antistante la Via Antiniana, che passa dal borgo e che giungeva fino a Pozzuoli.
Nel corso dei secoli Antignano ha subito innumerevoli trasformazioni, fino a divenire luogo prediletto di prestigiosi artisti e intellettuali napoletani tra cui spicca il nome di Giovanni Pontano, che proprio qui, in Via Annella di Massimo, fece edificare una fastosa villa, celebre per i suoi splendidi cedri, e celebrata in numerosi poemi dello stesso Pontano.
Questa illustre residenza non versa oggi in ottime condizioni, e viene da chiedersi se qualche passante o i numerosi acquirenti che la mattina affollano questa stradina ricca di botteghe del pesce o della frutta, riesca a far caso, sollevando lo sguardo, alle due lapidi che ne rimembrano i fasti e gli splendori. Più conosciuto, perché più in vista, il cosiddetto “Muro del finanziere”, inizialmente lungo circa 20 chilometri, che i Borbone avevano costruito con la funzione di combattere il contrabbando e di controllare gli spostamenti dei commercianti lungo la via Antiniana.
Il “muro del finanziere” aveva inizialmente 30 posti di guardia e l’ultima traccia della sua memoria storica è affidata ad una lapide, che fa silenziosamente capolino tra un pub e una tabaccheria. Qui le persone erano costrette a fermarsi per sottoporsi ai controlli e per pagare il dazio, prima di proseguire in direzione di Pozzuoli. La via Antiniana, detta “per colles”, era una fondamentale arteria di transito dell’antica Napoli, che i commercianti preferivano all’altra direttrice, “per cripta”, perché considerata più sicura.
Oggi Antignano vive soprattutto dei colori e della vivacità delle sue attività commerciali, ed è il cuore pulsante di un Vomero che spesso corre il rischio di trascurare le tracce vive di una storia millenaria che lo vide area di campagna, paradiso bucolico di contemplazione e ristoro per poeti e pensatori, tracce troppo spesso offuscate dalla corsa a una modernità sterile e vuota.
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