Lo sapevate? A Nisida nel Settecento fu creato un pionieristico laboratorio per lo studio dell’ambiente

In una grotta di età romana, oggi dimenticata, il biologo naturalista Filippo Cavolini, socio della Regia Accademia delle Scienze e dell’Accademia Pontaniana, nel Settecento realizzò un laboratorio pionieristico per lo studio dell’ambiente marino.
Lo sapevate? A Nisida nel Settecento fu creato un pionieristico laboratorio per lo studio dell’ambiente.
In una grotta di età romana, oggi dimenticata, il biologo naturalista Filippo Cavolini, socio della Regia Accademia delle Scienze e dell’Accademia Pontaniana, nel Settecento realizzò un laboratorio pionieristico per lo studio dell’ambiente marino.
L’isola in questione, nota come Nisida, prende il suo nome dal greco “nesis”, che significa piccola isola. Era una volta comunemente conosciuta come un’isola o ex-isola. Un pontile in muratura la collega alla terraferma del promontorio di Posillipo, che passa sopra uno scoglio chiamato “del Lazzaretto”, così chiamato a causa dell’antico rifugio vicereale utilizzato per la quarantena durante il rischio di peste nel 1624. Sotto la grotta di epoca romana, oggi dimenticata, il biologo naturalista Filippo Cavolini, membro della Regia Accademia delle Scienze e dell’Accademia Pontaniana, creò un laboratorio pionieristico per lo studio dell’ambiente marino nel Settecento. Qui localizzò (nel 1785) una colonia di Gorgonia gialla, un tipo di corallo a cui donò il proprio nome, l’Eunicea Cavolinii. L’acqua cristallina di Nisida era parte del mare del Golfo di Pozzuoli che bagnava i Campi Flegrei, da Posillipo a Cuma, uno specchio d’acqua incantato che è rimasto tale fino alla progressiva industrializzazione di Bagnoli (iniziata nel 1905) con l’acciaieria Ilva (poi Italsider), voluta da imprenditori del nord Italia che hanno portato con sé l’inaudita colonizzazione e maledetto una delle zone più belle delle coste italiane. Poco prima dell’insediamento industriale, lo scrittore americano Henry James rimase estasiato dalle meraviglie del golfo: «Il nostro primo sussulto, quando, per evitare la città, scendemmo a larghi giri da Posillipo verso la Baia splendente, lo provammo in un’ora di incantesimo che va oltre ogni possibile descrizione».
Da una volta ambita zona balneare, in pochi anni il quartiere è diventato una città operaia e ora è un territorio abbandonato e maltrattato che da decenni aspetta di essere bonificato e convertito, ma tutto è sempre stato bloccato per motivi politici o di interessi economici malcelati. Nonostante ciò, dalle ceneri dell’acciaieria è nata un’altra importante iniziativa, la Città della Scienza, un museo interattivo andato in fumo nel marzo 2013, evocando le vampe notturne della colata nell’altoforno, il cielo divenne rosso fuoco. L’incendio fu provocato con intenzione dolosa. La nuova Bagnoli è ancora in attesa di sviluppo e risanamento.
Nìsida è una piccola isola appartenente all’arcipelago delle isole Flegree, situata all’estrema propaggine della collina di Posillipo, in località Coroglio. Dal punto di vista amministrativo fa parte di Bagnoli, un quartiere del comune di Napoli. L’isola non è accessibile in quanto ospita l’Istituto Penale Minorile di Napoli, e il suo piccolo porto verso Coroglio era utilizzato dalla NATO fino al suo trasferimento. Fino al 2012 infatti si trovava il Comando Marittimo Alleato, trasferitosi in Inghilterra. La base è quindi tornata all’Italia, e ora è la sede del Comando Logistico della Marina Militare.
L’isola ha un’origine vulcanica; si tratta sostanzialmente di un cratere parzialmente riempito dalle acque.
Nisida è la più piccola isola del Golfo di Napoli, a forma di mezza luna.
Il suo nome deriva dal greco Nesis e significa “piccola isola”, ma oggi viene considerata una penisola, perché nel 1936 fu collegata alla terraferma da una strada. Nisida è stata anche identificata come “l’isola delle capre” citata da Omero nell’Odissea.
L’isola, ricoperta da una ricca vegetazione e circondata da acque cristalline, grazie anche alla sua inaccessibilità, è riuscita a conservare intatta la sua antica natura, soprattutto nella parte di mare che si affaccia sull’insenatura di Porto Paove, la caldera del vulcano da cui l’isola ha avuto origine. Periodicamente però, Nisida si apre al pubblico e in determinati periodi dell’anno si può visitare attraverso dei tour organizzate da una serie di associazioni culturali.
La zona visitabile periodicamente è un’area istituita da qualche anno e curata con grande attenzione da alcuni degli stessi detenuti, quelli che grazie all’articolo 21 dell’Ordine penitenziario, possono essere assegnati a lavori esterni alla casa circondariale. Ad accogliere i visitatori, i rappresentanti della cooperativa “Nesis” e della onlus “Monelli tra i fornelli”, da tempo impegnati in bei progetti e laboratori professionali (dal lavoro della ceramica alla gastronomia) coi giovani ospiti del carcere. A far da guida, invece, gli “Apprendisti Ciceroni”, ossia alunni di scuole superiori, appositamente istruiti all’itinerario dai volontari Fai. La passeggiata, con vista unica dalla caletta perfettamente tonda dell’isolotto, fino al mare flegreo, Procida, Vivara e Ischia, si addentra nella campagna isolana.

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