Chiesa di Sant’Angelo a Nilo, il cuore dell’antico quartiere egiziano

In un’area su cui insistono i maggiori siti culturali della Napoli greco-romana, si erge la chiesa di Sant’Angelo a Nilo, che in origine era una cappella. Conserva al suo interno un notevolissimo patrimonio artistico: due nomi su tutti, Donatello e Michelozzo. Esploriamola insieme e scopriamone tutti i tesori.
Chiesa di Sant’Angelo a Nilo, il cuore dell’antico quartiere egiziano.
In un’area su cui insistono i maggiori siti culturali della Napoli greco-romana, si erge la chiesa di Sant’Angelo a Nilo, che in origine era una cappella. Conserva al suo interno un notevolissimo patrimonio artistico: due nomi su tutti, Donatello e Michelozzo. Esploriamola insieme e scopriamone tutti i tesori.
Solo da qualche anno è ritornata a splendere, dopo un lungo periodo di restauro: detta anche Cappella Brancaccio, la Chiesa di Sant’Angelo a Nilo sorge nel cuore della Napoli greco-romana, tra la bellissima piazza San Domenico Maggiore e piazzetta Nilo, cosiddetta in onore del dio Nilo. Questa divinità era venerata dalla comunità egiziana di Alessandrini che qui vi collocarono la statua raffigurante il dio omonimo di cui ne importarono il culto.
La chiesa, originariamente una cappella di famiglia dedicata ai santi Angelo e Marco, fu fatta erigere nel 1385 per volontà del cardinale Rainaldo Brancaccio, la cui famiglia possedeva un palazzo nobiliare nella zona. E proprio all’interno della chiesa, a navata unica, composta da due sole cappelle e una sacrestia, si conservano i sepolcri di alcuni membri della famiglia Brancaccio, tra i quali il monumentale sepolcro del cardinale Rainaldo posto a destra dell’altare maggiore, un’opera scultorea testimonianza del passaggio dalle forme tardo-gotiche a quelle rinascimentali, un gusto artistico di notevole modernità per l’epoca. L’opera fu eseguita a Pisa da Donatello e i maestri toscani Michelozzo e Pagno di Lapo Portigiani tra il 1426 e il 1428 e inviata a Napoli via mare.
Sull’altare maggiore è la tavola raffigurante San Michele Arcangelo, opera del senese Marco dal Pino del 1573. Sulla sinistra dell’altare maggiore si ammira, invece, il sepolcro a forma piramidale dei cardinali Francesco e Stefano Brancaccio, opera di Pietro e Bartolomeo Ghetti, su cui sono scolpiti i traguardi raggiunti dai cardinali in ambito ecclesiastico, militare e letterario. Il monumento presenta due pilastri posti a mo’ di cornice, alle cui basi sono colpiti gli stemmi del casato dei Brancaccio, e sui quali insistono i due busti dei cardinali. Il vertice culmina con un medaglione raffigurante i volti dei cardinali.
La parete sinistra della cappella ospita, invece, il sepolcro di Pietro Brancaccio, opera dello scultore milanese Jacopo della Pila. ll lato destro della navata ospita la cappella di Santa Candida iuniore, ovvero “la giovane” in cui si conservano le reliquie, risalenti al VI secolo, di questa donna ritenuta erroneamente santa fino al Novecento, oltre che la pala d’altare raffigurante la Visione di Santa Candida del pittore Carlo Sellitto.
Sulla parete opposta della stessa cappella è la tomba ottocentesca del nobile Luigi Stuart, XVI duca d’Alba e duca di Berkwick. Nella sacrestia, degno di nota è il tabernacolo in marmo posta sulla parete destra, opera del maestro lombardo Giovan Tommaso Malvito, oltre a due tavole raffiguranti San Michele e Sant’Andrea, opera del pittore Stefano Sparano. Da una porta posta sul lato destro della sacrestia si accede al cortile del Palazzo Brancaccio, dal 1690 sede della prima biblioteca pubblica napoletana e le cui opere – scaffali, libri, manoscritti – si conservano oggi nella Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III. La chiesa trecentesca venne restaurata nel 1709 a opera dell’architetto e pittore napoletano Arcangelo Guglielmelli assumendo l’attuale aspetto; dell’antica costruzione resta il portale su via Mezzocannone, che costituisce l’ingresso principale alla chiesa. Il portale presenta un architrave arricchito da figure in mezzorilievo raffiguranti angeli e santi e, nella lunetta superiore, l’affresco raffigurante la Vergine e i Santi Michele e Baculo che presentano il cardinale Brancaccio, opera quattrocentesca di Nicolantonio del Fiore.
Al Guglielmelli si deve anche l’interno della chiesa impreziosito da un arredo marmoreo e stucchi che circoscrivono alcune tele di Giovan Battista Lama, tra le quali Santi in adorazione del Volto Santo, e quattro busti posti sulle pareti laterali raffiguranti altri cardinali di casa Brancaccio, tra i quali Nicola, Pietronicola, Morinello e Marcello.

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