Lo sapevate? Napoli fu la prima città europea a cacciare i nazisti

Napoli fu la prima città in tutta l’Europa occupata a liberarsi dalle truppe naziste e ogni anno celebra le sue Quattro Giornate di resistenza e liberazione dall’occupazione tedesca: dal 27 al 30 settembre del 1943, i napoletani insorsero , scacciando le truppe invasori. Ad aiutare i 1589 rivoltosi combattenti ufficialmente riconosciuti anche tanti napoletani: donne, operai, «femminielli», preti, «scugnizzi» (10% circa degli insorti), studenti, professori, medici e vigili del fuoco.
Lo sapevate? Napoli fu la prima città europea a cacciare i nazisti.
Napoli fu la prima città in tutta l’Europa occupata a liberarsi dalle truppe naziste e ogni anno celebra le sue Quattro Giornate di resistenza e liberazione dall’occupazione tedesca: dal 27 al 30 settembre del 1943, i napoletani insorsero , scacciando le truppe invasori. Ad aiutare i 1589 rivoltosi combattenti ufficialmente riconosciuti anche tanti napoletani: donne, operai, «femminielli», preti, «scugnizzi» (10% circa degli insorti), studenti, professori, medici e vigili del fuoco.
Quei giorni sono passati alla storia come le Quattro Giornate di Napoli. Quando il primo ottobre, gli Alleati fecero il loro ingresso in città, la trovarono già liberata. L’intera città venne insignita della medaglia d’oro al valore militare.
Quando i napoletani decidono di insorgere il popolo è allo stremo a causa della fame e della carestia. Napoli da tre anni subisce i bombardamenti da parte degli Alleati. Il 27 settembre del ’43 i tedeschi catturano migliaia di napoletani; centinaia di persone si ribellano e comincia la rivolta. Uno dei primi scontri tra i napoletani e i tedeschi avvenne al Vomero. I napoletani assaltarono l’armeria di Castel Sant’Elmo e anche gli arsenali delle caserme di via Foria e via Carbonara.
Protagonista della rivolta fu Enzo Stimolo, tenente del Regio Esercito Italiano, considerato forse la vera e propria guida dell’insurrezione. Nei giorni successivi ai ribelli si unirono nuovi uomini e gli scontri proseguirono in tutta la città.
Il 29 settembre avvenne la svolta: il tenente Stimolo si recò presso il quartier generale tedesco in corso Vittorio Emanuele per trattare con il colonnello Walter Scholl. In cambio della liberazione dei cittadini prigionieri nello Stadio Collana, Stimolo concedeva a Scholl e alle truppe naziste di lasciare Napoli senza pericolo di ritorsioni, imboscate o rappresaglie. Il 30 settembre, nonostante avessero iniziato lo sgombero della città, i tedeschi continuarono a bombardare Napoli. Il primo ottobre, i primi carri Alleati entrarono in città, stremata e distrutta ma liberata dall’occupazione nazista. Un bel film, girato da Nanni Loy, “Le Quattro giornate di Napoli”, ricorda quei giorni.
Dopo l’armistizio del 1943 con gli americani, i tedeschi occuparono la penisola, i napoletani li cacciarono nelle “Quattro giornate di Napoli”. Un cambiamento che salvò in parte la comunità ebraica napoletana. Quando sbarcarono gli alleati, tra le truppe erano presenti non solamente la Brigata Ebraica che proveniva dalla Palestina, ma anche tantissimi soldati ebrei americani, australiani e algerini. Fu così che quando i tedeschi fecero i rastrellamenti in mezza Italia durante la festa di Hannukah del 1943 e spedirono gli ebrei nei campi di sterminio, a Napoli si celebrava la festa con più di mille ebrei, un numero che la città non aveva mai visto da secoli.
Oltre l’importantissimo risultato morale e politico dell’insurrezione, le quattro giornate di Napoli ebbero senz’altro il merito di impedire che i tedeschi potessero organizzare una resistenza in città o che, come Adolf Hitler aveva chiesto, Napoli fosse ridotta «in cenere e fango» prima della ritirata. Fu evitato che il piano di deportazione di massa organizzato dal colonnello Scholl avesse successo. Nel breve periodo di occupazione tedesca, ci furono circa 4 000 deportati.

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