Il panorama più bello di Napoli? Senza dubbio dalla collina di san Martino, luogo ricco di tesori da scoprire

La collina di San Martino è, insieme al Golfo e al Vesuvio, uno dei luoghi simbolo di Napoli. Si vede da ogni angolo di città e lassù in cima la città intera ne è dominata. In pochi metri quadrati, arrivati al piazzale panoramico, c’è tantissimo da visitare: il Castel Sant’Elmo, la Chiesa di San Martino, la Certosa, oggi Museo, i giardini. Un patrimonio di bellezze inestimabile e unico al mondo.
Il panorama più bello di Napoli? Senza dubbio dalla collina di san Martino, luogo ricco di tesori da scoprire.
La collina di San Martino è, insieme al Golfo e al Vesuvio, uno dei luoghi simbolo di Napoli. Si vede da ogni angolo di città e lassù in cima la città intera ne è dominata. In pochi metri quadrati, arrivati al piazzale panoramico, c’è tantissimo da visitare: il Castel Sant’Elmo, la Chiesa di San Martino, la Certosa, oggi Museo, i giardini. Un patrimonio di bellezze inestimabile e unico al mondo.
È uno dei luoghi più simbolici della città, uno di quelli che assieme al Vesuvio e al Golfo, definisce il disegno inconfondibile e unico di Partenope: è la collina di San Martino, dolce e autorevole insieme che dall’alto della sua imponenza osserva ogni angolo di città. Per questo motivo, il panorama che si gode dalla collina è tra i più spettacolari, i più famosi, i più visti del mondo. La collina di San Martino ospita ricchezze naturali, paesaggistiche, storiche, architettoniche: Castel Sant’Elmo, la Certosa, i giardini e gli orti, il Museo; e niente delude, niente. San Martino è uno dei posti più belli di Napoli. Da lì si ha la città in pugno e ben si capisce il perché dell’importanza strategica assunta da quel posto in alcuni importantissimi momenti della storia di Napoli.
La Certosa fu fondata nel 1325 da Carlo d’Angiò, duca di Calabria, che la volle in una posizione dominante la città accanto al castello Belforte. Il complesso fu realizzato da Tino da Camaino e Attanasio Primario, ma della loro opera restano solo i sotterranei gotici. Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Settecento, tre architetti e i migliori artisti pittori rinnovarono la Certosa dandole l’aspetto attuale.
La Certosa si è arricchita nel corso dei secoli di un patrimonio di assoluto prestigio tra marmi, affreschi, sculture, arredi e dipinti. Nel 1799 i frati furono allontanati dal monastero che nel 1866 divenne proprietà dello Stato e Monumento Nazionale con il direttore Giuseppe Fiorelli, che lo trasformò in “museo storico” del Regno di Napoli. Oggi la Certosa ospita il Museo Nazionale di San Martino, con un’ampia esposizione dei presepi della scuola napoletana ed è dedicato alla storia della città. Nel museo trovano spazio: la collezione Orilia, che comprende porcellane di Capodimonte, Buen Retiro e Meissen, vetri, tabacchiere, ventagli ed altro; vari modelli di imbarcazioni reali, come la Corazzata di Re Umberto e la Corazzata della Regina Margherita, un’elegante lancia reale ed un lancione a ventiquattro remi che Napoli donò a re Carlo di Borbone; la Tavola Strozzi, una “fotografia” della città, a volo d’uccello, nella metà del quattrocento. Andando fuori nel piazzale, osserviamo la chiesa di tipico stampo barocco. Essa si caratterizza per decorazioni pittoriche di Solimena, Vaccaro, Ribera e l’immancabile Luca Giordano oltre che per gli interventi architettonici e scultorei di Cosimo Fanzago. Notevolissimi sono il coro, le cappelle laterali e la sala del tesoro.
Tornando alla Certosa, un esempio splendido dell’arte napoletana seicentesca è costituito dal Chiostro Grande, caratterizzato da colonne di ordine dorico e dal cimiterino dei monaci certosini con le bianche balaustre marmoree sormontate da teschi scolpiti. Al centro vi è un pozzo finto e il tutto viene decorato da numerosi alberi da frutto.
Un altro chiostro più piccolo, detto “Chiostro dei Procuratori”, costituisce la via di accesso ai giardini e alle sale del Museo Nazionale. Questo presenta le stesse proporzioni del Chiostro Grande, ed ha al centro un pozzo, opera di Felice de Felice.
Il monastero fu soppresso nel 1806 dai francesi e all’abbandono dei certosini, le opere lì custodite furono acquisite dallo stato. Parliamo infine dei giardini della Certosa che abbracciano l’intero complesso e offrono una straordinaria visione. Scendono dalla sommità di San Martino lungo la collina del Vomero, per arrivare all’altezza del corso Vittorio Emanuele.

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